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Incentivi sullʼauto, in Italia non cʼè strategia

Troppe tasse sulle auto e ritardi sullʼelettrico

In Italia la deducibilità delle auto per imprese e professionisti è del 20%, in altri Paesi dellʼUnione Europea del 100%.

Non solo, ma lʼIVA è detraibile per il 40% e in altri Paesi lo è totalmente”. Con queste premesse è difficile pensare di rinnovare il parco circolante italiano. A dirlo è stato il presidente di Federauto Adolfo De Stefani Cosentino, nel corso di Automotive Dealer Day a Verona.

Bonus, che malus!

Una tre giorni di discussioni per riflettere sul settore dellʼauto, che resta uno dei primi per reddito (vale il 6% del pil) e occupazione nel nostro Paese (260 mila addetti). Si parla tanto di Europa ma poi, quando vengono messi sul piatto gli esempi virtuosi, non si fa nulla per prenderli in considerazione. Gli incentivi insomma andrebbero concessi con maggior attenzione a quelle che sono le esigenze del mercato, per questo le associazioni di categoria ‒ Anfia, Unrae, Federauto ‒ chiedono una cabina di regia comune con le istituzioni. Le tre associazioni rappresentano, rispettivamente, i costruttori nazionali, quelli stranieri e i concessionari.

Nel corso della kermesse veronese si è anche chiesta lʼelaborazione di una strategia per il futuro. Serve una “visione” del futuro, perché se è vero che lʼalimentazione elettrica è il futuro, allora occorre una formazione specifica per 65 mila professionisti del settore. Il meccanico che ripara e fa manutenzione dei motori endotermici, ad esempio, deve essere formato sui nuovi propulsori a batteria. Mancano poi figure professionali adeguate e le infrastrutture sono al minimo nellʼUnione Europea. Secondo il presidente dellʼAnfia Paolo Scudieri, “servirebbe almeno una colonnina ogni 10 veicoli, se si vuole seriamente pensare di dare slancio al mercato delle auto elettriche nella penisola”.

A lanciare il “Je Accuse” sugli ecobonus disposti dal governo era già stata Confindustria, che ha invitato lʼesecutivo ad ascoltare di più i protagonisti di un comparto fondamentale per lʼeconomia italiana. “Entro un tempo massimo di due mesi verrà messo a punto un Piano di rilancio sul quale chiederemo lʼapertura di un confronto serrato”, spiegò il presidente Vincenzo Boccia, criticando gli incentivi sul “bonus malus” che hanno penalizzato 14 modelli prodotti in Italia.