Il famoso influencer e content creator italo-senegalese "è stato fermato venerdì dall'Immigration and Customs Enforcement in Nevada"
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Le autorità per l'immigrazione Usa hanno confermato l'arresto per qualche ora del famoso influencer e TikToker italo-senegalese Khaby Lame. "E' stato fermato venerdì dall'Immigration and Customs Enforcement degli Stati Uniti in Nevada per violazioni delle leggi sull'immigrazione", si legge in una nota dell'Ice nella quale si precisa che all'influencer è stata data la possibilità di lasciare il Paese ed è partito. "Lame è entrato negli Stati Uniti il 30 aprile e ha superato i termini del suo visto. Gli è stata concessa l'opportunità di partire volontariamente il 6 giugno e da allora ha lasciato gli Stati Uniti", si legge ancora nel comunicato delll'Immigration and Customs Enforcement.
La notizia era già circolata in Rete nel pomeriggio in seguito a un post su X di Bo Loudon, influencer conservatore amico di Barron Trump, figlio del presidente americano. Loudon aveva descritto Lame come "un TikToker di estrema sinistra", spiegando di averlo "segnalato come immigrato illegale". Nel post di Loudon era stato fornito anche un numero di identificazione per i detenuti dell'Internal Security Agency.
haby Lame, intanto, è tornato su Instagram dopo qualche ora di assenza. Il 25enne ha postato ai suoi 80 milioni di follower una storia che mostra un lungomare con delle palme, simile a quello di Miami. Il content creator avrebbe dovuto partecipare in queste ore ad una partita di beneficienza nella città della Florida.
Cittadino italiano di origine senegalese, Khabane (è il suo vero nome) ha raggiunto la fama internazionale durante la pandemia di Covid per i suoi video muti in cui ironizzava su altri contenuti dedicati a presunti trucchetti per semplificare la vita quotidiana. La sua fama si è estesa oltre i social media: è stato inserito nella lista dei 30 Under 30 di Forbes e nella lista dei 40 Under 40 di Fortune, ha sfilato sul red carpet del Met Gala 2025 ed è stato nominato Goodwill Ambassador dell'Unicef all'inizio di quest'anno.