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Ue, intesa su sanzioni a Russia: embargo al petrolio via mare entro il 2022, esenzione per gli oleodotti

Nella notte il vertice straordinario europeo è riuscito a trovare un punto di incontro dopo una lunga trattativa più volte sull'orlo del fallimento. Soddisfazione anche da parte ungherese


Afp

E' stata trovata nella notte un'intesa al vertice europeo sull'embargo al petrolio russo.

I leader dei 27, al termine di una trattativa lunga e più volte vicino a naufragare, hanno trovato un escamotage che accontenta Viktor Orban e fornisce adeguate garanzie ai Paesi senza sbocco sul mare. L'intesa prevede un embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all'Ue via mare mentre rinvia lo stop al greggio trasportato attraverso l'oleodotto Druzhba. Toccherà agli sherpa analizzare quest'ultimo punto "il prima possibile", come recita il testo delle conclusioni.

 

A piegare le ultime resistenze dell'Ungheria e dei suoi vicini è stato l'inserimento nelle conclusioni non solo dell'esenzione del petrolio che arriva in Ue via oleodotti ma anche di una postilla secondo la quale Bruxelles si impegna a introdurre "misure di emergenza" in caso di interruzione della fornitura di energia da parte di Mosca. Di fatto, Budapest ma anche Praga e Bratislava hanno ottenuto per iscritto che in caso di misure ritorsive del Cremlino saranno aiutate dagli altri Paesi membri.

 

Il periodo di esenzione per il petrolio via oleodotto sarà oggetto di discussione nei prossimi giorni ma non si preannuncia breve. Orban era arrivato a Bruxelles pronto alla trincea e aveva attaccato frontalmente la Commissione: "Se ci troviamo in questa situazione difficile è perché si è mossa in modo irresponsabile". L'uomo forte di Budapest aveva assicurato che l'esenzione alle importazioni via oleodotto, che interessano anche Slovacchia e Repubblica Ceca, sono "una buona idea" ma che servivano "garanzie aggiuntive" sulla possibilità di acquistare greggio russo in caso di "incidenti" al condotto Druzhba. E alla fine, Budapest, ma anche la Repubblica Ceca, che chiedeva garanzie scritte e che sarà la prossima presidente del semestre europeo, è stata accontentata. Un ramo dell'oleodotto passa da Polonia e Germania e sia Varsavia che Berlino si sono dette disposte a fare a meno della loro quota quando scatterà la tagliola, a fine anno. Se si somma tutto, si tratterebbe comunque di oltre il 90% del greggio importato dalla Russia.

 

 

Ma sul tavolo del consiglio straordinario non c'era solo l'impasse sul greggio. L'agenda prevede un confronto serrato su temi chiave come il RePowerEu, il piano Ue per svincolarsi dagli idrocarburi russi e al contempo impostare la rotta verso l'autonomia energetica grazie alle rinnovabili. L'architrave, ovviamente, è il sostegno incondizionato all'Ucraina, sia dal punto di vista finanziario, con aiuti per 9 miliardi di euro, che da quello politico-militare. Emmanuel Macron ha visto a pranzo Orban per provare l'ultima mediazione.

 

"L'energia è troppo importante, prima si trovano le soluzioni con i Paesi membri e poi si applicano le sanzioni, non il contrario come fatto sinora", ha chiosato Orban, uscito vincitore dal braccio di ferro con la presidente della commissione von der Leyen. "Il sesto pacchetto include l'esclusione da Swift della più grande banca russa, la Sberbank, le limitazioni a tre emittenti di Mosca e l'inclusione nella lista nera dell'Ue di enti e personalità varie. Il menù dei leader comprende poi altro. Il piano per rafforzare la difesa comune, partendo dalla base industriale europea, e le opzioni possibili per sbloccare il grano ucraino. Eppure il rischio è che l'Ue, mentre si azzuffa sul petrolio, si ritrovi scoperta sul gas. Perché Gazprom ha annunciato che taglierà da martedì le forniture all'olandese GasTerra, dato che non paga in rubli. E la Danimarca potrebbe, sempre domani, trovarsi nella stessa situazione.

 

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