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Ucraina, la Russia nega l'ingresso a mille cittadini Usa: Biden, Zuckerberg e Freeman nella lista nera di Putin

La mossa del Cremlino arriva in risposta alle sanzioni occidentali e coinvolge anche figure di spicco canadesi. Intanto la Gran Bretagna rinnova la linea dure contro Mosca, preoccupata dal caso Moldavia

biden putin
Tgcom24

Quasi mille cittadini americani, a partire dal presidente Joe Biden, non potranno più mettere piede in Russia.

Il bando con i nomi, pubblicato dal ministero degli Esteri russo, arriva in risposta alle sanzioni e allarga il fossato con Washington sullo sfondo del conflitto in Ucraina. Nella lista nera voluta da Vladimir Putin figurano anche personalità non politiche come Mark Zuckerberg e Morgan Freeman.

 

 

Il bando "permanente" in Russia per 963 statunitensi riguarderà i vertici dell'amministrazione americana, dal presidente alla sua vice Kamala Harris, passando per il segretario di Stato Antony Blinken, il capo del Pentagono Lloyd Austin e quello della Cia William Burns. Nel mirino di Mosca sono finiti anche il figlio di Biden, Hunter, e Hillary Clinton, oltre a figure comunque molto influenti negli Stati Uniti e a livello internazionale. Come il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e la star di Hollywood Morgan Freeman. Quest'ultimo è accusato dal Cremlino di aver registrato un video nel 2017 in cui affermava che Mosca stava complottando contro gli Stati Uniti.

 

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Le accuse della Russia agli Usa - La Russia ha parlato di risposta "appropriata" alle "azioni ostili" delle "autorità americane e di coloro che le servono", perché "fomentano la russofobia", ha spiegato il ministero degli Esteri guidato da Lavrov. Il Cremlino ha riproposto le accuse di "neocolonialismo" e di mancato riconoscimento delle "nuove realtà geopolitiche".

 

Guerra diplomatica - Alla lista nera sono stati aggiunti anche 26 cittadini canadesi, inclusa la moglie del premier Justin Trudeau. La mossa è parte di una nuova controffensiva diplomatica che nei giorni scorsi aveva portato all'espulsione di decine di diplomatici italiani, spagnoli e francesi in risposta all'allontanamento del personale russo da Roma, Madrid e Parigi. Quanto ai diplomatici americani, l'obbligo di lasciare il Paese era gia' scattato due mesi fa.

 

La linea dura del Regno Unito e il caso Moldavia - Sul fronte pro-Kiev è schierato invece sempre più convintamente il Regno Unito, che alza quasi tutto da solo il livello della contrapposizione con i russi proponendo agli alleati di fornire armi moderne anche alla Moldavia. In questo scenario il ministro degli Esteri britannico Liz Truss ha fatto sapere che il suo governo ha iniziato a discutere con gli alleati internazionali l'invio di armi moderne a Chisinau, affinché possa proteggersi dalla Russia "equipaggiato secondo gli standard Nato". In caso di accordo, gli alleati sostituiranno l'equipaggiamento di epoca sovietica attualmente a disposizione della Moldavia e addestreranno i suoi soldati a usarle.

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