Turchia, il museo di Santa Sofia tornerà una moschea: preghiera islamica dal 24 luglio
Nata come basilica, divenne moschea con la presa di Costantinopoli nel 1453, per poi trasformarsi in museo nel 1935
Il Consiglio di Stato turco ha dato il via libera alla conversione di Santa Sofia, a Istanbul, in una moschea. Il più alto tribunale amministrativo ha annullato il decreto del 1934 che aveva trasformato lo storico monumento in un museo. Come annunciato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, Santa Sofia sarà riaperta al culto islamico dalla preghiera del venerdì del 24 luglio.
Nata come basilica dedicata alla sophia (la sapienza di Dio) nel VI secolo, la struttura divenne moschea con la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, per poi trasformarsi in museo nel 1935 per volontà del primo presidente turco e fondatore della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Atatürk.
La decisione del Consiglio, già nell'aria da giorni, è in linea con la volontà di Erdogan di fare del monumento-simbolo un luogo di culto musulmano, nonostante le critiche arrivate dagli Stati Uniti e dai leader cristiani ortodossi. La decisione potrebbe ulteriormente inasprire le tensioni con la vicina Grecia, che aveva invitato la Turchia a far rimanere Santa Sofia un museo.
Il gruppo religioso che ha portato avanti la petizione per la conversione del luogo di culto aveva contestato la legalità della decisione del 1934 dei ministri dell'allora governo della moderna Repubblica turca e sosteneva che l'edificio era proprietà personale del Sultano Maometto II, che conquistò Istanbul nel 1453. La Corte ha stabilito che Santa Sophia era di proprietà di una fondazione che gestiva i beni del leader ottomano e che era stata aperta al pubblico come moschea. All'arrivo della notizia, dozzine di persone che attendevano la sentenza della corte al di fuori della Basilica di Santa Sofia hanno intonato in coro "Allah è grande!".
Erdogan, nel suo discorso alla nazione, ha sostenuto che la riconversione in moschea del monumento simbolo di Istanbul è un "diritto sovrano" della Turchia.
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