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Stati Uniti, a causa dello shutdown Trump non va al Forum economico di Davos

Il presidente americano annulla la partecipazione: "Colpa dellʼintransigenza dei democratici" Politico: "Shutdown costa allʼeconomia Usa 1,2 miliardi di dollari a settimana"

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lapresse

Donald Trump non andrà al World Economic Forum di Davos il 22 gennaio a causa del persistere dello shutdown.

Lo ha scritto su Twitter il presidente degli Stati Uniti chiedendo scusa agli organizzatori e addossando la colpa di questa rinuncia "all'intransigenza dei democratici". Prosegue, dunque, il conflitto al Congresso con i dem che continuano a osteggiare la realizzazione del muro al confine con il Messico.

Verso l'emergenza nazionale - Donald Trump, dopo la decisione di disertare Davos, è pronto a dichiarare l'emergenza nazionale in caso di proseguimento dello shutdown: situazione, quest'ultima, che gli garantirebbe i fondi necessari alla realizzazione del muro senza dover ottenere il via libera del Congresso. "Non sono ancora del tutto pronto a dichiarare l'emergenza nazionale, ma lo farò se continua lo shutdown", ha detto, spiegando che ciò gli garantirebbe, appunto, i fondi per realizzare il muro al confine senza passare per l'autorizzazione del Congresso.

L'opposizione dei democratici sul muro - Sulla realizzazione del muro, infatti, permane la ferma opposizione dei democratici, in totale disaccordo col progetto del presidente. Trump, dal canto suo, non ha intenzione di cedere come ha dimostrato abbandonando il negoziato sul finanziamento del muro proprio a causa dell'ostilità democratica. "Purtroppo il presidente si è alzato ed è uscito. Ha chiesto alla presidente della Camera Pelosi: 'Accettate il mio muro?' e lei ha risposto 'No'. Allora si è alzato e ha detto: 'Non abbiamo niente da discutere' e se n'è andato", ha spiegato Chuck Schumer, capogruppo democratico al Senato.

"Situazione senza precedenti" - La delicatezza del momento politico statunitense è stata spiegata anche dall'ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Armando Varricchio: "C'è una situazione senza precedenti: stiamo per arrivare al record assoluto, mai raggiunto", ha detto a proposito della durata dello shutdown. "Questo ovviamente apre scenari imprevedibili ma noi siamo convinti che l'impegno di tutte le istituzioni possa arrivare a una soluzione perché oramai questa situazione sta andando oltre i confini nazionali e rischia di creare delle ripercussioni che nessuno di noi vuole", ha aggiunto.

Pompeo: "Non ci ritiriamo dal Medio Oriente" - Intanto sul fronte della politica estera, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, dall'Egitto ha sottolineato che gli Stati Uniti non si disimpegneranno dal Medio Oriente e puntano a bloccare le esportazioni petrolifere iraniane per far pressione su Teheran e i suoi alleati. "Gli Stati Uniti non si ritireranno e rimarranno al vostro fianco per sbarazzarsi dell'Isis a Idlib e nelle altre zone dove lo Stato islamico è ancora presente", ha detto Pompeo in un discorso tenuto all'Università americana del Cairo. Sempre a proposito dell'Isis, Pompeo aveva dichiarato poche ore prima: "Ritireremo le nostre forze dalla Siria e sono in grado di dire che abbiamo annientato il 99% della presenza dell'Isis".

L'impatto dello shutdown sull'economia Usa - Lo shutdown costa all'economia americana circa 1,2 miliardi di dollari a settimana: lo scrive Politico citando le stime del capo dei consiglieri economici della Casa Bianca. La cifra rappresenta solo lo 0,05 del Pil ma potrebbe essere tra i fattori che complicano le aspirazioni di Trump di raggiungere il 3% di crescita. Lo shutdown, arrivato al 19esimo giorno di durata, potrebbe costare al governo pure oltre mezzo miliardo di dollari in produttività persa per i circa 350 mila dipendenti costretti a stare a casa senza stipendio.