Genocidio di Srebrenica, 30 anni fa l'orrore della strage di musulmani
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Degli oltre 8mila civili bosniaci musulmani sterminati in pochi giorni nel luglio 1995, quelli i cui resti sono stati riconosciuti e identificati sono finora 6.765, dai militari serbi al comando di Ratko Mladic
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Il tempo non cancella l'orrore del genocidio di Srebrenica, la cittadina bosniaca che in questi giorni, a 30 anni dal più grave massacro di civili in Europa dalla Seconda guerra mondiale, rivive il dolore e lo sdegno per i massacri indiscriminati compiuti dai serbo-bosniaci al comando di Ratko Mladic.
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Eccidi che segnarono l'ora più buia dei sanguinosi conflitti fratricidi che negli anni Novanta sconvolsero e portarono alla dissoluzione l'allora Federazione jugoslava. Per oggi 11 luglio - dichiarato dalle Nazioni Unite Giornata internazionale di commemorazione del genocidio di Srebrenica - al Cimitero Memoriale di Potocari, alle porte della cittadina martire, sono in programma cerimonie ufficiali con la partecipazione, unitamente ai familiari e parenti delle vittime, di numerosi responsabili politici e religiosi locali, e di rappresentanti europei e delle istituzioni Ue.
Degli oltre 8mila civili bosniaci musulmani sterminati in pochi giorni nel luglio 1995, quelli i cui resti sono stati riconosciuti e identificati sono finora 6.765, le cui spoglie riposano nella sterminata e inquietante distesa di stele bianche del Cimitero Memoriale di Potocari.
I resti di altre 250 vittime sono state tumulati al di fuori di tale complesso, in altri cimiteri locali, su decisione dei familiari, mentre un altro migliaio risultano ancora dispersi. E domani, nel corso delle commemorazioni, si terrà come ogni anno la cerimonia di sepoltura dei resti di altre sette vittime del genocidio, identificate nel corso degli ultimi 12 mesi.
E' previsto l'arrivo a Srebrenica di alcune migliaia di persone, in prevalenza giovani provenienti da tutta la Bosnia-Erzegovina e da altri Paesi compresa l'Italia, che hanno dato vita alla tradizionale "Marcia per la Pace". Una iniziativa con la quale si percorre a ritroso l'itinerario di oltre 100 km seguito dai circa 15 mila bosniaci musulmani che nel luglio 1995, dopo la conquista di Srebrenica a opera dei serbo-bosniaci nonostante fosse area protetta dell'Onu, fuggendo attraverso i boschi cercarono la salvezza a Tuzla che era sotto il controllo delle forze governative bosniache. Ma solo in pochi fra i disperati in fuga si salvarono.
A 30 anni dalla tragedia di Srebrenica non sono pochi tuttavia coloro che continuano a negare il genocidio, con il procuratore capo del tribunale dell'Aja Serge Brammertz che ha denunciato un aumento del numero di negazionisti e di casi di glorificazione dei criminali di guerra. Fermi nella negazione del genocidio di Srebrenica restano serbi e serbo-bosniaci, che lamentano dal canto loro i doppi standard e il silenzio della comunità internazionale sulle migliaia di civili serbi massacrati dalle forze bosniache musulmane a Bratunac e altre località vicine, nella stessa regione di Srebrenica, a ridosso del confine fra Bosnia-Erzegovina e Serbia.
Per il genocidio di Srebrenica e l'assedio di Sarajevo sono state emesse finora una cinquantina di condanne per oltre 700 anni di carcere a carico di ex militari, poliziotti e dirigenti dei servizi di sicurezza serbi. All'ergastolo sono stati condannati i due principali responsabili, il generale Ratko Mladic (83 anni) e Radovan Karadzic (80 anni), rispettivamente capo militale e leader politico dei serbi di Bosnia. Entrambi in precarie condizioni di salute sono detenuti il primo nel penitenziario del tribunale dell'Aja a Scheveningen, il secondo in un carcere dell'Isola di Wight, nel sud della Gran Bretagna.