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Spagna, la Corte costituzionale boccia il lockdown della scorsa primavera: "Fu incostituzionale"

La sentenza potrebbe avere come conseguenza la revoca di multe o altre sanzioni imposte a coloro che si trovavano fuori di casa senza un valido motivo

Il lockdown imposto dal governo in Spagna nella primavera scorsa era incostituzionale: lo ha stabilito la Corte costituzionale spagnola, ritenendo non appropriato lo strumento giuridico utilizzato all'epoca dall'esecutivo. La sentenza della Corte - adottata con una maggioranza di sei voti favorevoli e cinque contrari - potrebbe avere come conseguenza la revoca di multe o altre sanzioni (che secondo i dati riportati dal País sono state oltre 1,1 milioni solo durante i mesi del primo confinamento) imposte a coloro che si trovavano fuori di casa senza un valido motivo. 

Di fatto, la Corte non ha messo in dubbio la necessità o la pertinenza delle misure varate a suo tempo dal governo di Pedro Sanchez, quanto il meccanismo legale scelto per la loro applicazione, ovvero lo stato di emergenza sanitaria.

 

Dato che il lockdown costituiva una limitazione dei diritti fondamentali dei cittadini, come la libertà di movimento, secondo la Corte l'esecutivo avrebbe dovuto fare ricorso allo stato di assedio che tuttavia - a differenza di quello di emergenza sanitaria - richiedeva un voto favorevole da parte del Parlamento.

 

La situazione - Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 14 marzo 2020 per frenare la prima ondata di contagi da Covid-19. All'epoca, i casi di coronavirus e i decessi erano in aumento e gli ospedali erano pieni.

 

In base alle regole, a quasi tutta la popolazione è stato ordinato di rimanere a casa. Tutte le attività, tranne quelle essenziali, sono state chiuse. Le restrizioni sono rimaste in vigore fino a giugno 2020, anche se alcune sono state ripristinate più avanti nel corso dell'anno, quando il Paese ha affrontato una seconda ondata.

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