Tensione dopo le parole della premier giapponese Takaichi sul possibile ruolo di Tokyo in caso di crisi nell'isola. Intanto gli Usa hanno approvato la prima vendita di armi a Taiwan da parte dell'amministrazione Trump
© Ansa
La Cina ha convocato l'ambasciatore giapponese a Pechino, Kenji Kanasugi, chiedendo alla premier Sanae Takaichi di ritrattare le dichiarazioni sul possibile coinvolgimento militare di Tokyo in caso di emergenza a Taiwan. L’incontro, guidato dal vice ministro degli Esteri Sun Weidong, segna un nuovo passo dell’escalation diplomatica tra i due Paesi e nasce dalla reazione di Pechino alle parole della premier, considerate una presa di posizione ostile sulle questioni di sicurezza dello Stretto. Il governo giapponese, da parte sua, ha fatto sapere che la propria linea su Taiwan resta invariata e coerente con il Comunicato congiunto del 1972, richiamando la necessità di pace e stabilità nella regione.
La convocazione dell’ambasciatore giapponese è avvenuta alla presenza del vice ministro degli Esteri Sun Weidong. Secondo quanto comunicato dal ministero cinese, l’obiettivo era chiedere alla premier Sanae Takaichi di ritrattare le recenti dichiarazioni sul possibile intervento militare del Giappone in caso di emergenza a Taiwan. Le parole della premier, interpretate da Pechino come una minaccia alla propria sovranità, hanno innescato una reazione immediata, descritta come una delle più dure degli ultimi mesi. Le autorità cinesi hanno ribadito la loro posizione secondo cui Taiwan è parte integrante del territorio nazionale e hanno avvertito Tokyo sulle conseguenze di prese di posizione considerate interferenze nelle questioni interne.
Il governo giapponese ha rispostoricordando che la sua politica su Taiwan rimane immutata. Il segretario di gabinetto Minoru Kihara, durante un briefing con la stampa, ha precisato che la posizione di Tokyo è "coerente con il Comunicato congiunto Giappone-Cina del 1972", documento che sancisce l'adesione del Giappone al principio della politica di una sola Cina. Kihara ha sottolineato anche la necessità di "pace e stabilità nello Stretto di Taiwan". Il Giappone mantiene relazioni non ufficiali con Taipei, ma da decenni segue formalmente la linea stabilita con Pechino. Negli ultimi anni, tuttavia, Tokyo ha intensificato i richiami alla sicurezza e alla cooperazione con gli alleati, in particolare di fronte al crescente ruolo militare cinese nell'area, senza modificare la posizione ufficiale sullo status dell’isola.
Le tensioni attuali affondano le radici nelle affermazioni espresse una settimana prima dalla premier conservatrice Sanae Takaichi. Secondo le ricostruzioni, la premier aveva lasciato intendere che un eventuale attacco cinese contro Taiwan potrebbe giustificare un coinvolgimento, diretto o indiretto, del Giappone.
Intanto gli Stati Uniti hanno approvato una vendita di armi a Taiwan, la prima da quando è tornato alla Casa Bianca Donald Trump, secondo quanto ha annunciato dal ministero degli Esteri di Taipei. "Questa è la prima volta che la nuova amministrazione Trump annuncia una vendita di armi a Taiwan", dichiara il ministero degli Esteri, affermando che il Dipartimento di Stato americano ha approvato il pacchetto.