Machado, la "libertadora" venezuelana vincitrice del Nobel
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Il Comitato norvegese insignisce la leader dell'opposizione venezuelana per "tenere accesa la fiamma della democrazia" sotto il regime di Maduro. L'attacco della Casa Bianca: "Anteposta la politica alla pace"
Il premio Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato all'attivista venezuelana Maria Corina Machado. Lo ha annunciato l'Istituto Nobel norvegese durante la cerimonia a Oslo, in Norvegia. La vittoria di María Corina Machado al Premio Nobel per la Pace 2025 segna un punto di svolta nella lunga e travagliata storia politica del Venezuela. "Questo immenso riconoscimento della lotta di tutti i venezuelani è uno stimolo per portare a termine il nostro compito: raggiungere la democrazia. Siamo alle soglie della vittoria e oggi più che mai contiamo su Donald Trump, sul popolo degli Stati Uniti, sul popolo dell'America Latina e sulle nazioni democratiche del mondo come nostri principali alleati per raggiungere la libertà e la democrazia", ha dichiarato Machado dopo la proclamazione.
Riconosciuta a livello internazionale per la sua tenace opposizione al regime autoritario di Nicolás Maduro, Machado ha ricevuto il premio con la motivazione di aver "difeso, con coraggio e determinazione, i principi democratici e i diritti umani in un contesto di repressione e censura sistematica". La cerimonia di premiazione è prevista a Oslo per il 10 dicembre, ma già ora la notizia ha sollevato reazioni contrastanti tra le cancellerie internazionali e le autorità venezuelane.
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A poche ore dall’annuncio ufficiale, María Corina Machado ha commentato il riconoscimento con un video diffuso dal suo team stampa: "Sono sotto shock!", ha detto visibilmente commossa, aggiungendo: "Questo è un premio per un intero movimento". Parole di apprezzamento sono arrivate anche da Edmundo González Urrutia, ex candidato unitario dell'opposizione alle presidenziali del 2024, attualmente in esilio in Spagna. In un post pubblicato su X, González ha definito il Nobel a Machado un "meritatissimo riconoscimento per la lunga lotta di una donna e di un intero popolo per la libertà e la democrazia", sottolineando come si tratti del primo Premio Nobel per la Pace assegnato al Venezuela.
María Corina Machado, nata a Caracas nel 1967, è ingegnere industriale di formazione. La sua attività politica inizia nei primi anni 2000 con la fondazione di Súmate, un'organizzazione civile impegnata nel monitoraggio elettorale. Nel 2011 entra nell'Assemblea Nazionale come deputata per lo stato di Miranda, distinguendosi per il suo aperto dissenso nei confronti del governo di Hugo Chávez prima e di Nicolás Maduro poi.
Nel 2013 fonda Vente Venezuela, partito di orientamento liberale e pro-democrazia. Nel 2023 ottiene un ampio consenso alle primarie dell'opposizione, ma viene in seguito interdetta per 15 anni dalla possibilità di ricoprire cariche pubbliche, decisione confermata nel gennaio 2024 dal Tribunale Supremo venezuelano. La scelta di designare Edmundo González Urrutia come candidato alle presidenziali del 2024 è la conseguenza diretta della sua esclusione forzata.
Dopo le elezioni venezuelane del 28 luglio 2024, giudicate da osservatori internazionali come "marcatamente non libere", Machado ha fatto perdere le proprie tracce. Da allora ha condotto le sue attività politiche in clandestinità, temendo per la propria sicurezza e per quella dei suoi collaboratori.
Un episodio emblematico si è verificato il 9 gennaio 2025, quando, durante una manifestazione nel quartiere Chacao di Caracas, Machado è stata intercettata dalle forze di sicurezza. Secondo diverse Ong, si è trattato di un "rapimento lampo", finalizzato a isolarla temporaneamente e intimidirla. È stata successivamente rilasciata, ma obbligata a comparire in video per confermare la sua condizione di libertà.
Il governo venezuelano ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto, ma la comunità internazionale, comprese l'Unione Europea e gli Stati Uniti, ha condannato l'episodio come un atto di repressione politica. Attualmente, Machado vive nascosta, continuando però a rilasciare dichiarazioni pubbliche attraverso canali sicuri.
Nel comunicato ufficiale, il Comitato norvegese del Nobel ha definito María Corina Machado "una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un'oscurità crescente" e l'ha indicata come "una coraggiosa e impegnata paladina della pace". Il premio le è stato conferito per "il suo instancabile lavoro nel promuovere i diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia".
Il comitato ha sottolineato come Machado rappresenti "uno degli esempi più straordinari di coraggio civile in America Latina negli ultimi tempi", avendo guidato e unificato l'opposizione venezuelana in una fase storica segnata da repressione, censura e gravi violazioni dei diritti civili.
Il riconoscimento assume un valore fortemente simbolico e politico: in un mondo dove la democrazia arretra e gli autoritarismi avanzano, il premio evidenzia la necessità di "riconoscere chi ha il coraggio di alzare la voce anche a rischio della propria vita" e riafferma che "gli strumenti della democrazia sono anche strumenti di pace".
"Machado è una donna coraggiosa che si è battuta per la libertà e la democrazia in Venezuela, quindi credo sia giusto averle concesso il premio Nobel per la pace". Così il vicepremier Antonio Tajani a margine di una conferenza stampa nella sede di Forza Italia. "Per noi la libertà è la parola chiave e quindi ritengo che aver assegnato a una donna del Sud America, a una donna in modo particolare, il premio Nobel per la pace sia una scelta che va nella giusta direzione - aggiunge -. Per quanto riguarda Trump, aver raggiunto un obiettivo che si era prefissato che è quello del cessate il fuoco, quindi la fine della guerra, dopo più di settecento giorni di combattimenti tra Israele e Hamas, la fine della sofferenza nel popolo palestinese e la fine della sofferenza degli ostaggi israeliani, è un fatto storico. Indipendentemente dai giudizi che si possono dare su Trump, questo è un fatto obbiettivo, quindi credo abbia i titoli per avere la prossima volta il Nobel". "Toccherà la giuria decidere - conclude - ma è incontrovertibile il risultato che ha raggiunto indipendentemente dal fatto di essere di centro, di destra o di sinistra".
Non mancano però le perplessità: alcuni analisti temono che il premio possa avere effetti controproducenti sul terreno, irrigidendo ulteriormente la posizione del governo venezuelano. Altri sottolineano come il movimento d'opposizione sia ancora fragile e diviso, incapace di canalizzare un consenso uniforme. Inoltre, la situazione personale di Machado – ancora in clandestinità e legalmente esclusa dalla competizione elettorale – pone interrogativi concreti sulla possibilità di trasformare il riconoscimento simbolico in leadership politica effettiva. Il Nobel per la Pace, in questo caso, rappresenta più un megafono globale che un lasciapassare operativo. Tuttavia, in un paese dove il dissenso è perseguito e la libertà d'espressione ridotta al silenzio, la voce di María Corina Machado, oggi, risuona più forte che mai.
"Il presidente Trump continuerà a stringere accordi di pace in tutto il mondo, a porre fine alle guerre e a salvare vite umane". Lo ha affermato Steven Cheung, direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, in un post su X, dopo il Nobel per la pace a Machado. "Non ci sarà mai nessuno come Trump in grado di spostare le montagne con la sola forza della sua volontà. Il Comitato per il Nobel ha dimostrato di anteporre la politica alla pace", ha attaccato Cheung.