in piena pandemia

Pfizergate, tegola su Von der Leyen per le chat con il capo di Pfizer | I giudici: "Non possono rimanere segrete"

Accolto il ricorso del New York Times contro gli sms scambiati sui vaccini

15 Mag 2025 - 10:36
 © Da video

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"In nome della trasparenza rendete note le chat tra Ursula von Der Leyen e il gran capo di Pfizer",  ha chiesto il New York Times. "Non ne siamo in possesso" - ha risposto la Commissione. E così, quei messaggi, scambiati nel pieno della pandemia, non sono mai venuti alla luce. E Bruxelles ha lasciato intendere addirittura che potrebbero anche essere stati cancellati. La tegola del Pfizergate si è abbattuta sulla presidente della commissione Ue: il Tribunale europeo ha giudicato illegittimo il rifiuto di concedere l'accesso agli sms che la presidente e il ceo di Pfizer, Albert Bourla, si mandarono mentre prendeva forma il più imponente contratto sui vaccini anti-Covid.

Una battaglia legale condotta dal New York Times sul terreno della trasparenza che, nella sentenza dei giudici di Lussemburgo, Bruxelles ha perso offrendo risposte "mutevoli o imprecise". E da cui esce rafforzato un principio destinato a fare scuola: anche una chat, ha cantato vittoria il quotidiano statunitense, "non può sfuggire al controllo pubblico". Anche perché proprio in quel a livello europeo si concluse un accordo multimiliardario per l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi del vaccino messo a punto dalla multinazionale americana insieme all’azienda tedesca BioNTech. Giusto chiarire un concetto: il Tribunale non impone a von der Leyen la pubblicazione degli sms, ma boccia sonoramente il rifiuto. "Tutti i documenti delle istituzioni dovrebbero essere accessibili", ammoniscono i giudici, osservando come un semplice "non li abbiamo" non sia una giustificazione valida. Per questi moti vi ha dato ragione al New York Times che aveva denunciato la Commissione per aver negato l’accesso ai documenti.

Come è nato il caso A rivelare l'esistenza degli sms fu del resto lo stesso ceo di Pfizer, raccontando proprio al Nyt di uno "scambio" di "profonda fiducia" con la presidente Ue. Bruxelles, seguendo la logica della pronuncia, è dunque tenuta a spiegare dove ha cercato quei messaggi, se siano mai stati archiviati e perché, in piena emergenza sanitaria, non siano stati considerati rilevanti. 

Cosa farà adesso l'Europa A non essere archiviato è il caso che rischia di macchiare il secondo mandato di von der Leyen. L'esecutivo comunitario valuta un possibile ricorso e promette di adottare "una nuova decisione con spiegazioni più dettagliate", rivendicando la linea della trasparenza. Il team legale della presidente - guidato dall'italiano Paolo Stancanelli - tiene il punto, ricordando inoltre che la leader tedesca agì in un "contesto eccezionale" e senza i poteri che negli Stati Uniti consentono invece di imporre alle aziende produzioni prioritarie. Difficile però sfuggire a un paradosso che potrebbe rendere la sentenza inapplicabile anche in un eventuale secondo grado: gli sms potrebbero non esistere più

La polemica politica  I falchi sovranisti non hanno perso tempo. "Il pesce puzza dalla testa", ha subito attaccato su X il portavoce del governo Orban, a cui hanno fatto eco Lega e M5S, denunciando una gestione "opaca e antidemocratica". Poche ore dopo la pronuncia, il direttore del servizio legale Ue è stato trasferito a Madrid: un tempismo che non è passato inosservato. 

La decisione del Tribunale Ue, è bene ricordarlo, non entra assolutamente nel merito degli accordi presi sulla campagna di vaccinazione che, anche questo è bene ricordarlo, venne organizzata e messa al servizio dei cittadini dell'Unione in una drammatica corsa contro il tempo. 

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