Lieto fine

Il Papa chiama il parroco di Gaza e non lo trova: teme per la sua sorte... ma lui era a messa

Il Santo Padre non riceve risposta alla telefonata e teme per il parroco della Sacra Famiglia di Gaza. Poi il chiarimento: padre Romanelli era in chiesa, impegnato nella celebrazione

09 Set 2025 - 20:48
 © IPA

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Un episodio che mescola preoccupazione e sollievo. Papa Leone XIV, preoccupato per la sorte del parroco di Gaza, non riesce a mettersi in contatto con lui e teme il peggio. Dalla Santa Sede trapela apprensione, in un contesto già segnato da settimane di violenze e lutti. Ma poco dopo arriva la spiegazione: padre Gabriel Romanelli non aveva risposto semplicemente perché era in chiesa, con il cellulare spento, impegnato a celebrare la messa. Una circostanza che ha trasformato un momento di ansia in un piccolo sorriso, in mezzo a una situazione tutt’altro che leggera.

Il Papa e la telefonata senza risposta

 Il Pontefice aveva provato a raggiungere telefonicamente la parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza. Non avendo ricevuto alcuna risposta, ha condiviso pubblicamente il proprio timore che fosse accaduto qualcosa di grave. "Ho cercato di chiamare il parroco, ma non ho notizie", avrebbe confidato ai collaboratori più stretti, lasciando intendere la sua preoccupazione. L’episodio si inserisce in un contesto già segnato da sofferenza e incertezza. La comunità cristiana di Gaza, guidata da padre Romanelli, vive tra bombardamenti, sfollamenti ed emergenze umanitarie. Nei giorni scorsi lo stesso parroco aveva raccontato attraverso i social di continuare a "servire i bambini, i rifugiati e gli infermi», pur in un clima che definiva «di notte nerissima". Parole che avevano fatto eco a quelle del Papa, che aveva espresso dolore per la popolazione civile e per il rischio a cui sono esposti i più fragili.

La scoperta: il parroco era a messa

 La spiegazione arriva direttamente dal missionario argentino. In un breve video diffuso sui social, padre Romanelli ha chiarito che in quel momento la comunità era raccolta per la celebrazione della messa. Per questo il telefono era rimasto spento. "Abbiamo parlato con il Santo Padre — ha spiegato — ci ha chiesto come stiamo, ci ha benedetti e ci ha incoraggiati a confidare in Dio". Un messaggio che ha rasserenato la comunità cattolica e ha alleggerito, seppure per un istante, il clima di tensione. La parrocchia della Sacra Famiglia è uno dei pochi punti di riferimento per i cristiani rimasti a Gaza. Da mesi ospita famiglie sfollate e persone bisognose di cure. Nonostante la precarietà, i religiosi hanno deciso di restare accanto alla popolazione, condividendo la quotidianità di chi soffre. "Tocca a noi servire — ha detto Romanelli — con semplicità, umiltà e carità". Parole che testimoniano il ruolo della comunità come presidio di solidarietà in un territorio dilaniato dal conflitto.

Il legame continuo con il Vaticano

 Il contatto con il Pontefice resta costante. Nei giorni scorsi, Papa Leone XIV aveva già fatto sapere al patriarca latino di Gerusalemme che "farà tutto il possibile perché si fermi l’inutile strage di innocenti". Parole che si intrecciano con la vita quotidiana di padre Romanelli e dei fedeli di Gaza, in cui fede e paura convivono. E l’episodio della telefonata mancata diventa simbolo di una vicinanza che, anche tra incomprensioni e imprevisti, continua a farsi sentire.

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