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Morto uno dei tre italo-israeliani dispersi: la conferma dal Dna

Eviatar Moshe Kipnis viveva nel kibbutz di Beeri, soffriva di una malattia autoimmune ed era in sedia a rotelle. Con lui scomparsa anche la moglie

Morto uno dei tre italo-israeliani dispersi: la conferma dal Dna - foto 1
Tgcom24

È morto Eviatar Moshe Kipnis, uno dei tre italo-israeliani di cui non si avevano più notizie dall'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Con lui era scomparsa anche la moglie Liliach Le Havron dal kibbutz di Beeri, dove sono stati trovati 108 cadaveri. Eviatar Moshe Kipnis, per il quale il figlio aveva lanciato un appello durante un'intervista con Tgcom24, è stato identificato tra le vittime in base all'esame del Dna. Non ci sono conferme sulla sorte della moglie.

La conferma dell'identità arriva dal ministro degli Esteri Tajani. "Con grande tristezza - ha scritto su X - confermo il decesso di Eviatar Moshe Kipnis, cittadino italo-israeliano disperso dopo l'attacco terroristico". Il titolare della Farnesina ha inoltre ribadito "il massimo impegno del governo per rintracciare gli altri due cittadini italo-israeliani tutt'ora irreperibili". Oltre alla signora Liliach Lea Havron infatti, tra i dispersi con la doppia nazionalità italiana e israeliana c'è anche Nir Forti, un giovane che era andato al festival di musica di Reim, a ridosso della Striscia, finito col massacro di 270 ragazzi.

Sul luogo del ritrovamento del corpo di Kipnis e sulle circostanze della sua morte non ci sono al momento altre informazioni. Tari, come lo chiamavano in famiglia, "è stato riconosciuto dal Dna, del suo corpo non era rimasto molto", ha spiegato l'anziana zia di Eviatar, Halamit Lumbroso, italo-israeliana di antiche origini livornesi che vive a Gerusalemme. "La sua casa era stata incendiata", ha aggiunto. Alla famiglia era stato detto che i nomi dei due coniugi erano stati inseriti nella lista degli ostaggi di Hamas.

I figli, Yotam e Nadav, si erano detti molto preoccupati per la salute del padre che, affetto da una malattia autoimmune, era su una sedia a rotelle e aveva bisogno delle sue medicine. Con la coppia viveva il badante filippino Paul, anche lui ucciso da Hamas, mentre il figlio Yotam, 29 anni, si era salvato perché quella notte aveva dormito a Ramat Gan, vicino a Tel Aviv. "L'ultima cosa che ricordo di mamma è la sua voce preoccupata al telefono, poi all'improvviso il rumore degli spari che rompono i vetri e sconosciuti che entrano nella nostra casa" aveva raccontato nei giorni scorsi all'ANSA.

L'ambasciata d'Italia in Israele è in contatto con la famiglia "per assicurare loro ogni possibile assistenza in questo difficile momento", ha fatto sapere la Farnesina. In serata l'ambasciatore Sergio Barbanti si è recato in piazza Dina Dizengoff, a Tel Aviv, dove è sorto un memoriale spontaneo con bandiere e candele sulla fontana centrale per ricordare le vittime del 7 ottobre. 

Il governo resta intanto impegnato anche nell'evacuazione di "10-12 italiani" che vivono nella Striscia di Gaza. 

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