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Gaza, il terzo italo-israeliano disperso era al rave nel deserto: sarebbe ferito

Di Nir Forti si sono perse le tracce da sabato, quando era al festival dove hanno fatto irruzione i guerriglieri di Hamas. Anche lui potrebbe essere tra gli ostaggi dei miliziani. La mamma: "Stava per sposarsi"

Gaza, il terzo italo-israeliano disperso era al rave nel deserto: sarebbe ferito - foto 1
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Era al rave, al confine di Gaza, il terzo cittadino italo-israeliano che risulta disperso dopo l'attacco scatenato da Hamas contro Gerusalemme.

Nir Forti era al party nel deserto quando i miliziani sono arrivati e hanno aperto il fuoco contro i giovani radunati uccidendo almeno 260 persone e portando via molti ostaggi. All'appuntamento era arrivato con un'amica e sembra che sia rimasto ferito. E' stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal Cairo, ad annunciare la sua scomparsa dopo che la famiglia si era messa in contatto con la Farnesina.

 

La festa e l'incursione

 Nir era andato a quel festival per la ricorrenza ebraica del Sukkot, dove centinaia di ragazzi stavano ballando nel deserto quando contro di loro si è scatenata la brutalità dei terroristi. Da quella terribile notte Nir Forti non ha più dato notizie e quindi sulla sua sorte ogni ipotesi resta aperta, compresa quella che sia finito anche lui nelle mani dei guerriglieri. 

 

Altri due gli italiani dispersi

 Una sorte condivisa probabilmente con altri due italo-israeliani dei quali da sabato non si sa più nulla, Liliach Havron ed Eviatar Kipnis. I due, marito e moglie, erano nel kibbutz di Beeri, dove sono stati ritrovati oltre cento corpi trucidati. In tutto sarebbero circa 200 gli ostaggi di varie nazionalità nelle mani di Hamas, a Gaza, come possibile merce di scambio. Per l'Italia il loro rilascio è una "priorità assoluta" in questa fase del conflitto, come ha ribadito il ministro Tajani. 

 

La mamma: "Doveva sposarsi presto"

 Nir vive da anni a Tel Aviv, dove lavora come responsabile vendite in un'azienda di presidi ospedalieri. "Doveva sposarsi presto con la sua fidanzata Shai", racconta la mamma a "Repubblica". "Quando è cominciato l'attacco mi ha chiamato - ricorda -. Mi ha detto che stava cercando di scappare in auto per raggiungere il vicino kibbutz di Gal On, dove abita un suo amico". Lungo la strada però deve essere successo qualcosa. "Mi ha telefonato di nuovo - dice ancora la mamma - e mi ha detto che erano stati bloccati da alcune auto". Ma non erano forze dell'ordine, erano terroristi. E sono partiti di nuovo gli spari. Nir e la fidanzata che era con lui sarebbero stati colpiti al torace e si sarebbero poi riparati dietro un cespuglio. Da quel momento, solo il silenzio.

 

Nir aveva girato per tre anni in tutta Europa specializzandosi nel suo settore e studiando a Londra. Amava il suo lavoro e amava lo sport, in particolare il calcio: era tifoso del Milan. "La politica non gli interessava - dice la madre -. Nei mesi in cui nel Paese si protestava contro Nethanyahu lui scendeva in piazza per manifestare". E adesso, la famiglia teme per la sua sorte. "Aspettiamo che il telefono squilli - dice la mamma -. Possiamo solo sperare". 

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