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Gaza, fonti israeliane: "Pronti all'accordo perché vogliamo riavere gli ostaggi"

Netanyahu: "Entusiasta per l'invito a parlare al Congresso Usa". Hamas: "Israele accetti l'accordo in modo franco e aperto"

di Redazione online
02 Giu 2024 - 21:26

La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 240. Per Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas, "la dichiarazione e l'appello del presidente Biden a raggiungere un accordo sono positivi, ma un accordo non può essere raggiunto con semplici speranze. Abbiamo bisogno di testi chiari che realizzino ciò che vogliamo e ciò che abbiamo chiesto, e che Israele li accetti apertamente e francamente e non in modo evasivo". E fonti israeliane fanno sapere che lo Stato ebraico è "pronto a un accordo perché vogliamo gli ostaggi". Intanto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha detto di essere "entusiasta" per essere stato invitato a parlare al Congresso degli Stati Uniti.

Kerem Shalom, Israele stoppa gli aiuti umanitari per Gaza

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"Quattro palestinesi sono rimasti uccisi in un attacco israeliano contro una casa nel campo profughi di Nuseirat nel centro di Gaza". A riferirlo l'agenzia di stampa Wafa e la rete satellitare Al Jazeera, precisando che "altre persone sono rimaste ferite". 



Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha annunciato una nuova manifestazione questa sera a Gerusalemme davanti la residenza del premier Benyamin Netanyahu per sollecitare, in vista della riunione del Gabinetto di guerra, i ministri e gli esponenti del governo ad approvare il cosiddetto accordo Netanyahu per il rilascio dei rapiti.


 "Israele ha centrato buona parte dei suoi obiettivi a Gaza". Lo ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Binaca, John Kirby, in un'intervista a Abc. 


"Stiamo preparando un governo alternativo a Hamas e, quando isoleremo le aree, allontaneremo da queste i fondamentalisti e vi introdurremo altre forze che consentiranno un governo diverso". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. "Stiamo strangolando Hamas impedendo loro di continuare a esistere. Non avranno più la capacità di rafforzarsi e armarsi".


La riapertura del valico di Rafah dovrà essere preceduta dal "ritiro incondizionato di Israele dall'area" e dall'assicurazione che l'invio di aiuti a Gaza possa avvenire "senza restrizioni". È quanto prevede un documento che l'Egitto ha presentato agli Stati Uniti nell'ambito della ripresa dei negoziati, secondo quanto rivelato da una fonte di alto livello ad Al Arabiya. "Il Cairo offrirà soluzioni rapide per fornire aiuti a Gaza senza restrizioni". L'Egitto, inoltre, chiede la presenza dei palestinesi nella gestione del valico di Rafah.



Israele ha "cambiato" i suoi piani di battaglia a Rafah dopo "discussioni" con funzionari Usa con l'obiettivo di evitare "la linea rossa" fissata dall'amministrazione Biden. Lo ha riferito il Wall Street Journal che cita fonti dei due Paesi, ripreso dai media israeliani. Secondo il Wsj Israele avrebbe accantonato il suo piano originale che prevedeva un raid di due divisioni a Rafah con una possibile escalation e un aumento delle vittime. Israele, invece, avrebbe scelto di concentrarsi sul Corridoio Filadelfia, al confine con l'Egitto, e su un'attività più limitata a Rafah.


Israele non respinge l'accordo che "è ciò che abbiamo concordato. Non è un buon accordo ma vogliamo con forza il rilascio degli ostaggi. Tutti". Lo ha detto al Sunday Times, ripreso dai media israeliani, Ophir Falk, consigliere capo per la politica estera del premier Benyamin Netanyahu. Secondo Falk l'intervento del presidente Usa Joe Biden di venerdì è stato "una decisione politica". "Ci sono ancora molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi di
Israele non saranno raggiunti".


Le sirene di allarme stanno suonando nella comunità di Arab al-Aramshe, nel nord di Israele vicino al confine con i Libano, avvertendo del lancio di razzi in arrivo. Lo riferisce Times of Israel. Le città al confine settentrionale sono state in gran parte evacuate dall'8 ottobre, quando le forze libanesi guidate da Hezbollah hanno iniziato ad attaccare quasi quotidianamente le comunità e le postazioni militari israeliane.


Scontri a Tel Aviv tra polizia e manifestanti anti governativi. Lo riportano Ynet e Haaretz precisando che un dimostrante è stato arrestato. Migliaia di israeliani sono nuovamente scesi in serata per le strade della città israeliana, tornando a chiedere al governo del primo ministro Netanyahu che firmi un accordo con Hamas che preveda il rilascio dei prigionieri israeliani detenuti a Gaza. Secondo gli organizzatori a Tel Aviv sono scesi in piazza almeno 120mila persone. Proteste sono state organizzate anche in altre città del Paese, tra cui Gerusalemme e Cesarea.


"La dichiarazione e l'appello del presidente Joe Biden a raggiungere un accordo sono positivi, ma un accordo non può essere raggiunto con semplici speranze. Abbiamo bisogno di testi chiari che realizzino ciò che vogliamo e ciò che abbiamo chiesto, e che Israele li accetti apertamente e francamente e non in modo evasivo". Lo afferma Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas su Telegram, precisando che serve "un accordo completo con un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la ricostruzione. La dichiarazione dei mediatori riflette un tentativo serio, ma dobbiamo conoscere la posizione israeliana".