Guerres (Onu): "A Gaza punizione collettiva contro i palestinesi, ora basta". Biden: "Netanyahu fa più male che bene a Israele". Gli Houthi: "Se l'Italia ci intralcia, la attaccheremo".
La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 156. Prende il via a Il Cairo un nuovo ciclo di negoziati per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia e sul rilascio degli ostaggi. Hamas conferma le sue richieste: "Israele non dà garanzie". Guerres (Onu): "A Gaza punizione collettiva contro i palestinesi, ora basta". Intanto Biden torna ad attaccare duramente il premier israeliano Netanyahu: "Sta facendo più male che bene al suo Paese" per come gestisce il conflitto a Gaza. Il presidente americano afferma anche che l'invasione di Rafah è una "linea rossa" che lo Stato ebraico non deve superare. Dallo Yemen gli Houthi avvertono il nostro Paese: "Non attacchiamo l'Italia in quanto tale, ma se intralcia la nostra azione non ci lascia altra scelta".
Hamas ha ribadito le sue richieste per la liberazione degli ostaggi e ha accusato Israele di "non dare garanzie e impegni chiari" sul tema del cessate il fuoco. Lo ha detto su Telegram Ismail Haniyeh, leader della fazione islamica.
Il presidente Usa Joe Biden "si sbaglia". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un'intervista a 'Politico'. "Se intendeva dire che conduco una politica contro la maggioranza dell'opinione pubblica israeliana e ciò danneggia gli interessi di Israele, allora è sbagliato. Non è solo la mia politica privata, è della stragrande maggioranza degli israeliani", ha spiegato.
Una nave militare Usa, la General Frank S Besson, e' salpata dalla Virginia verso il Mediterraneo con l'equipaggiamento per costruire un molo temporaneo al largo della costa di Gaza da utilizzare per gli aiuti umanitari. Secondo il Pentagono per realizzare la banchina galleggiante occorreranno da uno a due mesi e circa 1.000 militari, nessuno dei quali metterà piede nella Striscia.
Inizia al Cairo un nuovo ciclo di negoziati per raggiungere un accordo su un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e lo scambio di ostaggi e prigionieri tra Israele e il movimento islamista palestinese Hamas. E' quanto si apprende a una nota del Servizio di informazione dello Stato egiziano, secondo cui ai colloqui parteciperanno mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti, con una delegazione di rappresentanti di Hamas. Il nuovo round di negoziati ha l'obiettivo di affrontare i risultati dell'incontro di Parigi di fine febbraio sul raggiungimento di un cessate il fuoco e sullo scambio di prigionieri e ostaggi, in vista del mese sacro islamico del ramadan, che in molti Paesi a maggioranza musulamna dovrebbe iniziare l'11 marzo.
L'ex presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha dato mandato ai suoi legali di chiedere l'autorizzazione per un viaggio in Israele, dopo aver ricevuto un invito del primo ministro Benjamin Netanyahu. L'ex capo di Stato di destra, al centro di un'inchiesta per un tentativo di golpe, dal mese scorso è stato privato del passaporto. A rivelare il particolare dell'invito di Netanyahu è stato lo stesso ex presidente, che ha dichiarato più volte il suo sostegno a Israele. Il governo progressista di Lula è invece ai ferri corti con l'esecutivo di Tel Aviv, dopo aver più volte definito "genocidio" le incursioni israeliane nella fascia di Gaza.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu "sta facendo più male che bene a Israele" attraverso la sua condotta della guerra a Gaza. Lo ha detto Joe Biden, sottolineando che lo Stato ebraico "ha il diritto di difendersi e di continuare ad attaccare Hamas. Ma deve, deve, deve prestare maggiore attenzione alle vite innocenti perse a causa delle azioni intraprese".
Per Joe Biden l'invasione di Rafah è una "linea rossa" che Israele non deve superare. Il presidente americano ha tuttavia precisato che gli Usa "non lasceranno mai Israele, la cui difesa è ancora fondamentale". Lo Stato ebraico "non può però permettere che altri 30mila palestinesi muoiano come conseguenza della caccia a Hamas".
Almeno cinque persone, tra cui quattro appartenenti alla stessa famiglia (coppiqa e due figli), sono morte in un attacco israeliano contro la loro casa nel sud del Libano. Almeno altre nove persone sono rimaste ferite.