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Intesa Ue e lo spettro Ungheria: muri e minacce contro i profughi

Il premier Viktor Orban: pronti ad arrestare i clandestini: a rischio il piano di ricollocamento dʼemergenza per 120mila profughi

migranti Ungheria trattati come animali video
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Sono ormai quasi mezzo milione i migranti arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo. Lo certificano i dati dell'Oim, che parla di 430mila profughi, di cui 309.356 sono sbarcati in Grecia, 121.139 in Italia. I morti sono almeno 2748. E mentre in Ue si cerca l'intesa sul piano di ricollocamento d'emergenza per 120mila profughi, il premier ungherese Viktor Orban insiste: "Chi entrerà illegalmente in Ungheria, dal 15 settembre, sarà arrestato".

Mentre Gran Bretagna e Danimarca hanno deciso di restare fuori dai giochi, l'Ungheria recita la parte del falco. Per finire più in fretta la barriera al confine con la Serbia il leader magiaro impiega infatti anche i detenuti e un filmato pubblicato su Internet testimonia il trattamento dei rifugiati chiusi in un recinto ai quali viene gettato del cibo, come fossero animali.

Secondo il premier Matteo Renzi la Commissione Ue ha fatto un primo passo. La cancelliera tedesca Angela Merkel invece avverte: "Solidarietà europea significa che tutti partecipano".

Il consiglio straordinario dei ministri dell'Interno di lunedì sarà il giorno della verità. Oltre all'ok al primo schema da 40mila (16mila dalla Grecia e 24mila dall'Italia), ormai una pura formalità, si punterà ad un accordo politico sui principi generali del ricollocamento d'emergenza per altri 120mila (15.600 dall'Italia; 50.400 dalla Grecia; 54.000 dall'Ungheria).

Come è noto, la Commissione Ue propone quote obbligatorie e una compensazione dello 0,002% del Pil per quei Paesi che non potranno partecipare. La clausola prevede l'esclusione per il massimo di un anno e giustificazioni oggettive, che saranno vagliate da Bruxelles, ma Berlino (l'unica a farlo in modo netto) ha detto no, intravedendovi una via per chiamarsi fuori. Fonti della presidenza lussemburghese si dicono "fiduciose" di riuscire a centrare l'obiettivo della prima intesa lunedi'.

Vera grande incognita della partita resta il gruppo di Visegrad: i ministri degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, slovacco Miroslav Lajcak, ceco Lubomir Zaoralek, e polacco Grzegorz Schetyna in una riunione con i colleghi del Lussemburgo Jean Asselborn e tedesco Frank-Walter Steinmeier hanno firmato un comunicato congiunto e ribadito il loro no alle quote.

A guidare i 'falchi' è Budapest, che al Coreper di giovedì ha addirittura presentato formale richiesta di essere cancellata dai beneficiari dei ricollocamenti. Il negoziato comunque resta aperto e domenica ci sarà una nuova riunione dei rappresentanti diplomatici dei 28.