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Indi, la malattia mitocondriale rarissima che affama le cellule: ecco cos'è

Si chiama scientificamente aciduria combinata D,L-2-idrossiglutarica la patologia che affligge la piccola inglese al centro di una disputa tra Roma e Londra

Indi, la malattia mitocondriale rarissima che affama le cellule: ecco cos'è - foto 1
Ansa

Si chiama aciduria combinata D,L-2-idrossiglutarica la malattia di Indi Gregory, la bambina al centro di un caso legale fra Italia e Gran Bretagna.

"E' una malattia mitocondriale rarissima, per la quale al momento non c'è una cura e con una limitata speranza di vita, anche con una terapia di supporto", afferma il genetista Giuseppe Novelli, dell'Università di Roma Tor Vergata.

Indi, la malattia mitocondriale rarissima che affama le cellule: ecco cos'è - foto 2
Tgcom24

E' una malattia mitocondriale, nella quale cioè sono colpiti le centraline energetiche delle cellule, i mitocondri, ed è "una malattia complessa - osserva Novelli, - nella quale viene colpito il gene chiamato SLC25A1, del quale la bambina ha ricevuto due copie mutate". La malattia si trasmette, infatti, se vengono ereditate due copie del gene mutato da entrambi i genitori.

 

In un organismo sano il gene SLC25A1 "è un gene trasportatore, specializzato nel trasportare il citrato, fondamentale per produrre l'Atp", ossia il composto chimico chiamato adenosina trifosfato, che fornisce alla cellula l'energia necessaria per funzionare. Se il gene non funziona, alle cellule viene a mancare l'energia.

 

E' una malattia rarissima, che in passato era nota per altre cause genetiche, mentre la particolare forma rara di cui soffre Indi è stata scoperta soltanto nel 2013.

 

"Si tratta - ha detto ancora Novelli - di una forma di encefalopatia grave con epilessia, della quale sono noti pochissimi casi". E' una malattia progressiva, che nei casi più gravi si manifesta fin dalla nascita con crisi epilettiche, insufficienza respiratoria, ritardo dello sviluppo e malformazioni, come quelle che impediscono la formazione del corpo calloso che collega i due emisferi del cervello o la formazione del nervo ottico.

 

Nei casi più lievi provoca, invece, debolezza dei muscoli, soprattutto di braccia e gambe. "Al momento è una malattia fatale e un domani una possibile soluzione potrebbe essere nella terapia genica, conclude Novelli. - Sono in corso i primi test su una malattia simile, ma siamo a livello sperimentale e la strada è ancora lunga".

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