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In sedia a rotelle sul Kilimangiaro: l'incredibile impresa di un sopravvissuto all'attentato di Manchester

"Dovevo dare un senso al fatto che ero sopravvissuto, dovevo essere utile a qualcosa, ed eccolo questo qualcosa: cambiare le mentalità sull'handicap", ha detto l'uomo

18 Giu 2022 - 11:46

È costretto su una sedia a rotelle dall'attentato alla Manchester Arena del 22 maggio 2017, in cui un kamikaze, Salman Abedi, si è fatto esplodere al termine del concerto della cantante Ariana Grande provocando 22 morti e centinaia di feriti. Ora è salito in cima al Kilimangiaro. È l'incredibile storia del sopravvissuto Martin Hibber.

© Facebook

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La storia - Il 22 maggio 2017, Hibber è andato al concerto di Ariana Grande con la figlia allora 14enne Eve. Alle 22 e 33, mentre si avviavano all'uscita, padre e figlia si sono trovati davanti Salman Abedi. L'esplosione li ha presi in pieno. A Martin è stata riscontrata una lesione irreversibile alla colonna vertebrale. La figlia era gravemente ferita: le avevano detto che non avrebbe potuto più vedere, parlare e camminare, ma fortunatamente ora vede e parla. Ancora non cammina.  

L'impresa di Martin - Martin ha scalato il Kilimangiaro (5685 metri) grazie a una sedia a rotelle speciale e accompagnato da un gruppo di amici e dalle due infermiere che lo hanno seguito dopo l'operazione. È partito l'8 giugno e, dopo 5 giorni, al ritmo di 12-14 ore di salita al giorno, è arrivato in cima. Un'impresa affrontata come sfida personale, ma anche per raccogliere fondi per la Spinal Injury Association. Quando è arrivato in cima aveva "voglia di piangere e ridere insieme". Martin ha portato con sé una foto della figlia: "È la mia principessa. Le ho detto che quando anche lei avrà finito di scalare la sua montagna, e ricomincerà a camminare, sarà d'ispirazione per tutto il mondo". 

"Dovevo dare un senso al fatto che ero sopravvissuto" - "La cosa contro cui ho lottato di più, all'inizio, non era la mia condizione fisica, non era non poter più camminare, era questa domanda lancinante: perché sono sopravvissuto? Perché io? Tutti quelli che erano vicini a me sono morti quella sera, perché io no? Poi mi sono detto che dovevo superare, che non c'era risposta a questo perché, che dovevo dare un senso al fatto che ero sopravvissuto, che dovevo essere utile a qualcosa, ed eccolo questo qualcosa: cambiare le mentalità sull'handicap", ha detto l'uomo, come riporta Il Messaggero

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