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Impeachment, l'ambasciatore Usa alla Ue Sondland cambia deposizione e inguaia Trump

Secondo il diplomatico, gli aiuti militari americani all'Ucraina contro Mosca sarebbero stati congelati se Kiev non avesse annunciato pubblicamente l'avvio di indagini contro i Biden

06 Nov 2019 - 01:35
 © ansa

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Si aggrava la posizione di Trump nell'indagine di impeachment. A metterlo nei guai l'ambasciatore Usa alla Ue Gordon Sondland che ha cambiato la sua testimonianza. Sondland ha precisato di aver detto a Kiev che gli aiuti militari Usa erano subordinati a una dichiarazione pubblica sull'avvio di indagini contro i Biden. Una rettifica che compromette la posizione di Trump, il quale ha sempre negato qualsiasi scambio di favori.

Si tratta di una retromarcia esplosiva che mina la linea difensiva del presidente e dei repubblicani. Sondland, che è anche uno dei grandi donatori di Trump, ha rivelato le nuove circostanze in una testimonianza supplementare sostenendo che non si era ricordato l'episodio quando il mese scorso era stato chiamato alla Camera per deporre. Episodio che risale al primo settembre, durante un incontro a Varsavia in cui il presidente ucraino Voloymyr Zelensky sollevò le sue preoccupazioni direttamente con il vicepresidente Mike Pence sulla sospensione degli aiuti militari.

"Dopo quell'incontro, ora ricordo che parlai individualmente con Andriy Yermak (consigliere per la sicurezza nazionale ucraina) e gli dissi che la ripresa degli aiuti Usa probabilmente non si sarebbe verificata finché l'Ucraina non avesse fatto la dichiarazione pubblica contro la corruzione di cui avevamo discusso per molte settimane", ha dichiarato il diplomatico in una nota diffusa insieme alle 400 pagine della sua precedente testimonianza, dove si era detto all'oscuro di qualsiasi tentativo di collegare gli aiuti con la richiesta di una indagine politicamente motivata.

In una serie di sms Sondland aveva anche obiettato ai timori all'ambasciatore Usa ad interim a Kiev Bill Taylor che "il presidente è stato chiaro in modo cristallino sul fatto non c'e' alcun quid pro quo". Ora il castello difensivo crolla, sotto il peso di altri testimoni. Come l'inviato Usa in Ucraina Kurt Volker, che nella sua deposizione ha accusato Rudy Giuliani, avvocato personale del presidente, di aver fatto pressioni perché il governo ucraino dicesse esplicitamente che avrebbe investigato sulle elezioni Usa del 2016 e su Burisma, la società nel cui board sedeva il figlio dell'ex vicepresidente Joe Biden. Volker ha sostenuto inoltre che dirigenti ucraini chiesero di essere messi in contatto con Giuliani come canale diretto con Trump, scavalcando i canali ufficiali della diplomazia. Imbarazzante pure la deposizione dell'ex ambasciatrice Usa a Kiev Marie Yovanovitch, rimossa da Trump dopo una campagna diffamatoria ordita da Giuliani perché gli metteva i bastoni tra le ruote.

La diplomatica ha raccontato che fu richiamata urgentemente a Washington per motivi riguardanti la sua sicurezza ma quando andò al dipartimento di Stato le fu detto che aveva perso la fiducia del presidente senza alcuna spiegazione e che temevano che, se non fosse stata fisicamente fuori dall'Ucraina, ci sarebbe stato un tweet di Trump contro di lei. E il massimo sforzo fatto dal segretario di stato Mike Pompeo per difenderla, ha denunciato, fu contattare il conduttore della Fox Sean Hannity - amico e sostenitore di Trump - per chiedergli se c'era qualche fondamento in quelle voci. 

Capo staff della Casa Bianca non testimonierà - Mick Mulvaney, il capo ad interim dello staff della presidenza, non testimonierà venerdì nell'indagine di impeachment. Lo ha fatto sapere la Casa Bianca, ricordando che l'amministrazione non vuole che gli alti consiglieri del presidente "partecipino a questo procedimento ridicolo, fazioso e illegittimo".

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