Ambulanze dell'isola in tilt per soccorrere i frequentatori delle discoteche. Il sindacato dei sanitari: "I club si dotino di loro mezzi di emergenza"
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Gli ospedali pubblici dell'isola spagnola di Ibiza, presa d'assalto dai turisti nei mesi estivi, sono a rischio collasso a causa delle numerose chiamate al 112 per assistere i frequentatori delle discoteche in preda a droghe e alcol. Il personale dei pronto soccorso locali, stremato dai turni e dal sovraccarico di lavoro, lancia l'allarme: "Le discoteche stanno generando una spesa che pesa su tutta la società. Le chiamate di emergenza sono troppe da gestire".
Mille ore di straordinario - Come riporta il Guardian, il presidente del sindacato locale dei servizi sanitari, José Manuel Maroto ha spiegato che fino a un terzo delle chiamate di emergenza a Ibiza riguardano le discoteche, il più grande dei quali ha una capienza fino a 10.000 persone, e sono in gran parte legate all'uso di sostanze stupefacenti. L'ondata di turisti attratti dalla vita notturna dell'isola spagnola e il conseguente aumento delle chiamate al 112 ha portato gli operatori sanitari a oltre mille ore di straordinario nei primi dieci giorni di giugno. In alcune notti viene richiesto l'intervento contemporaneo di 15 ambulanze: peccato che sull'isola ci siano solamente 9 ambulanze attive. I mezzi di soccorso restano in strada fino a 8 ore senza sosta.
"Servono ambulanze private" - Il sindacato ha quindi invitato i proprietari dei club a stipulare contratti con servizi di ambulanza privati, "come accade in altri contesti europei o nelle partite di calcio": "È inconcepibile che aziende con un fatturato di milioni di euro all'anno non possano fornire questo servizio che sta saturando i servizi di emergenza a spese della popolazione locale", ha detto. "I club sono obbligati a impiegare infermieri e altro personale sanitario, ma non ambulanze, il cui costo è sostenuto dai servizi pubblici", ha sottolineato Maroto, aggiungendo che è ingiusto che i 161mila residenti dell'isola debbano ricevere un servizio inferiore a causa delle richieste di 3,6 milioni di visitatori annuali. Una richiesta, per ora, non accolta dai gestori dei locali: "Se non interviene la politica, ci troveremo presto in una crisi sanitaria a tutti gli effetti. Non possiamo più garantire la copertura completa dell'isola", ribadisce Maroto.