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Hezbollah, la storia del gruppo armato che sostiene Hamas contro Israele

"Il partito di Dio" è un movimento di corrente islamica del Libano sostenuto dall'Iran, con cui promuove l'ideale di un governo sciita

Hezbollah, la storia del gruppo armato che sostiene Hamas contro Israele - foto 1
Afp

Hezbollah, "il partito di Dio", è un gruppo armato nato nel 1982 in Libano in risposta all'occupazione di Israele della parte Sud del Paese.

I leader sciiti scelsero infatti una politica militante, con obiettivo l'utopia di una repubblica islamica sul modello del regime iraniano. Dai tempi della sua partecipazione alla prima guerra libano-israeliana tra il 1975 e il 1990, Hezbollah si è evoluto da semplice gruppo terroristico paramilitare a partito politico, ancora presente in Libano. Con lo scoppio di una nuova guerra nel Medio Oriente, Hezbollah scende in campo al fianco dell'organizzazione politico-militare palestinese di Hamas. Dopo l'attacco ad alcuni siti israeliani al confine, si temono ulteriori scontri sul fronte libanese.

 

Uniti dal credo islamico

 L’obiettivo che Hezbollah condivide con Hamas è la liberazione di quella che considerano essere la Palestina nella sua interezza, compresa la terra che costituisce lo Stato di Israele. A influenzare questa visione del mondo, sin dalla sua fondazione, è stata l’ispirazione sciita della rivoluzione iraniana del 1979. Fu proprio il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (IrgC) ad addestrare e finanziare Hezbollah. Un movimento mosso dall’ideale di una teocrazia che non considerava altre religioni e rifiutava l’influenza delle superpotenze, come quelle degli Stati Uniti, dell’allora Unione Sovietica e ora dell’Unione Europea.

 

Solo dopo la morte del leader di Teheran Ayatollah Khomeini nel 1989 e la fine della Guerra Fredda, si è evoluto da milizia terroristica paramilitare a partito politico, tutt'ora partner di coalizione nell’attuale governo. A spingerlo anche il fallimento sul campo di battaglia durante la guerra libano-israeliana, con l’approvazione nel 2006 della Risoluzione 1701 dell’Onu. Per aiutare Beirut a ripristinare la propria autorità, fu ordinato il disarmo di Hezbollah, il ritiro delle truppe israeliane dal Libano e il ritorno in forze dell’Unifil nel Sud dello Stato.

 

Hezbollah è stato da sempre sostenuto da Siria e Iran: si stima che Teheran sovvenzioni ogni anno 200 milioni di dollari al gruppo libanese, mentre Damasco offra perlopiù assistenza militare. Insieme ad altri gruppi politici presenti nei Paesi che lo sostengono, si oppone con fermezza all'ideale di democrazia. È stato in grado di sfruttare le alleanze con gli altri partiti per bloccare il parlamento libanese e porre il veto a qualsiasi legislazione governativa che tenti di disarmare il movimento o di impadronirsi della sua rete di telecomunicazioni privata. Il partito possiede la rete televisiva Al-Manar, che trasmette video musicali a sostegno del gruppo, messaggi di propaganda, discorsi del segretario generale di Hezbollah, Sheikh Hassan Nasrallah e programmi religiosi che esaltano le virtù del gruppo come portavoce degli sciiti. 

 

 

 

Le tensioni sul fronte libanese

 Hezbollah non riconosce l’esistenza di Israele e ne sostiene l’eliminazione, anche se la giustificazione per conservare le armi è che cerca di liberare il territorio libanese ancora occupato. Già durante la guerra civile libanese, in cui Gerusalemme invase il Paese e s'impadronì della sua parte meridionale, posizionò il centro di comando delle milizie proprio al confine, per colpirla da Nord. Il ritiro delle truppe israeliane non fu immediato, l'ultimo villaggio fu liberato nel 2006. Pertanto, l’unico territorio rimasto in mano a Israele è l’area di Shebaa Farms.

 

Questa è la zona in cui sono iniziati i primi attacchi dell'organizzazione paramilitare verso i siti ancora sotto il comando di Gerusalemme. Hezbollah ha dichiarato di agire "in solidarietà con Hamas", dopo l'attacco a Israele e lo scoppio della nuova guerra. Il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha affermato che il partito filo-iraniano non interverrà se non sarà attaccato dagli israeliani, ma questi primi scontri potrebbero far scaturire la nascita di un nuovo fronte. L'occasione si è presentata presto: due velivoli libanesi non identificati, che hanno sorvolato la città di Haifa, sono stati abbattuti dalle Forze di Difesa Israeliane (Idf). L'esercito di Netanyahu ha risposto all'iniziativa di Hezbollah bombardando le sue postazioni militari. Nel Sud del Libano erano infatti già stati inviati gruppi di riservisti lungo le città al confine per assicurare la sicurezza dei residenti.

 

"Hezbollah è pienamente preparato per unirsi ad Hamas nella sua lotta contro Israele e si muoverà quando sarà il momento di agire", ha affermato il vicecapo del gruppo armato, Naim Qassem. "Non avranno alcun effetto gli appelli delle grandi potenze, dei Paesi arabi e degli inviati delle Nazioni Unite, che ci dicono di non interferire. Hezbollah conosce perfettamente i suoi compiti. Siamo preparati e pronti, pienamente pronti e seguiamo gli sviluppi momento per momento", ha aggiunto Qassem.

 

Nel 2020 le Nazioni Unite, con l'appoggio dell’Unione Europea, hanno rinnovato la loro missione di mantenimento della pace monitorando l'area tra Libano e Israele, oltre al rispetto della Risoluzione 1701. Questo ha permesso un maggiore controllo di Hezbollah, già responsabile di molti episodi di violenza. Nonostante le molte condanne agli estremisti di Hamas da parte dei Paesi membri, non c’è ancora nessuna novità per gli alleati del Libano. L’Ue ha inserito nella lista ufficiale dei gruppi terroristici solo l’ala militare e non anche quella politica dell'organizzazione, considerando una divisione tra le due parti.

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