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Gb, cosa succederà dopo le dimissioni di Johnson: la road map

Dopo le dimissioni a raffica di molti dei suoi esponenti politici, Boris Johnson ha ufficialmente lasciato la guida del partito conservatore e presto potrebbe dover rinunciare anche alla carica di primo ministro

Il premier britannico Boris Johnson non è più il leader dei Tory.

Dopo le decine di addii al governo anche da parte di alte cariche politiche, Johnson ha ufficialmente annunciato le sue dimissioni dalla guida del partito conservatore in un discorso pronunciato davanti al 10 di Downing Street. Ecco cosa accadrà adesso sulla scena politica britannica.

    

I possibili scenari tra i conservatori - Le dimissioni di Johnson hanno innescato la corsa al suo successore alla guida dei Tory. Tutti i legislatori conservatori possono candidarsi e i funzionari del partito potrebbero aprire le candidature a breve. Una volta che i candidati si saranno presentati, saranno i legislatori conservatori a decidere votando in una serie di turni. Ogni volta, il candidato con il minor numero di voti si ritirerà fino a quando non rimarranno solo due contendenti.

 

A seconda del numero di candidati, il processo potrebbe essere completato anche in pochi giorni. I due candidati finali saranno sottoposti al voto dei membri del partito in tutto il Paese (circa 180.000 persone) tramite voto per corrispondenza. Si prevede che questo processo richiederà diverse settimane, con un calendario preciso stabilito dal Comitato 1922 che gestisce le elezioni del partito. Il vincitore del voto diventerà leader dei conservatori e primo ministro, senza bisogno di elezioni nazionali. L'elenco dei probabili contendenti non è ancora definitivo, anzi sembra allungarsi di ora in ora: il capo del Tesoro Rishi Sunak, dimessosi di recente, il suo successore Nadhim Zahawi, la ministra degli Esteri Liz Truss, la procuratrice generale Suella Braverman e il ministro della Difesa Ben Wallace.

 


Chi è il primo ministro adesso - Pur essendosi dimesso da leader del partito, Johnson è ancora primo ministro, e lo sarà fino all'elezione del suo successore. La predecessora Theresa May è rimasta in carica per più di un mese tra l'annuncio delle sue dimissioni e la scelta di Johnson come nuovo leader dei Tory. Ma per molti conservatori Johnson non potrà comunque rimanere in carica anche perché ha perso in questi giorni fin troppi ministri che hanno rassegnato le dimissioni in segno di protesta. Chiedono che si dimetta da premier e che un leader ad interim prenda le redini. In quel caso tra i nomi più papabili c'è quello del vice primo ministro Dominic Raab.

 

Un'altra crisi? -  Eppure, nonostante le previsioni di molti, Johnson non mostra alcun segno di cedimento. Giovedì ha nominato diversi nuovi ministri per sostituire quelli che ha perso e ha detto che "serviranno come me finché non ci sarà un nuovo leader". I disordini già in atto all'interno dell'esecutivo britannico potrebbero anche peggiorare nel caso di un eventuale rifiuto di Johnoson nel caso fossero espressamente i funzionari del partito a fare pressione sul primo ministro affinché si dimetta. Il governo ha già dovuto cancellare le attività in Parlamento per il numero insufficiente di ministri. Lo ha sottolineato anche Gavin Barwell, ex capo dello staff della premier Theresa May, che a proposito della situazione attuale nel governo britannico ha detto: "Ci si chiede se il primo ministro sarà in grado di guidare un governo ad interim, nel frattempo ci sarà un numero sufficiente di ministri?".
 

   

          

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