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Coronavirus, a Tgcom24 un italiano ad Amsterdam: "Ero qui per un weekend, non so quando tornerò in Italia"

Cosimo era andato a trovare la sua fidanzata in Olanda, ma ha rimandato il giorno del rientro per la chiusura delle scuole a Milano; così è rimasto incastrato nel blocco totale dei rientri: "Meglio qui insieme, sicuramente, ma da osservatore in autoquarantena..."

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"Tra tutti i posti dove alla fine potevo rimanere bloccato, mi è andata bene: il weekend di Carnevale ad Amsterdam si è allungato e di parecchio, ma almeno, in questa situazione, sono rimasto vicino alla mia fidanzata che si è trasferita per lavoro a gennaio. Però qui tutto è strano". Raggiunto in Olanda da Tgcom24, Cosimo, 27enne architetto fiorentino, per studio a Milano, dove frequenta il secondo anno di una scuola di Fotografia, racconta così la sua autoquarantena. "All'inizio il governo dava solo consigli pur di non bloccare l'economia, così ho seguito da subito le restrizioni italiane".

Cosa è accaduto?
"Ero venuto a trovare la mia fidanzata il 21 febbraio, con il biglietto per tornare a Milano il 24, ma proprio in quel weekend in Italia è iniziata l'emergenza coronavirus e alla notizia che anche la mia scuola sarebbe rimasta chiusa ho deciso di fermarmi. Con il rischio di rimanere bloccato, come alla fine si è verificato".

 

E si è messo in autoquarantena?
"Praticamente da due settimane non esco, ma da subito abbiamo limitato le uscite, seguendo le direttive che arrivavano dall'Italia, mentre qui, fino a una settimana fa, la vita continuava come se niente fosse. Poi, dal 23 marzo, anche la mia fidanzata è in smartworking. Lo stesso le sue due coinquiline, una italiana e una indiana; sono chiuse le università, ma è tutto iniziato in ritardo. Sono coscienti della situazione, eppure il primo ministro ha detto che chiudere tutto avrebbe rappresentato un grave danno all'economia. Quindi sono partiti con i consigli: quello di non uscire se raffreddati, poi quello di mantenere la distanza, alla fine è stato chiuso tutto a partire dai ristoranti e sono spuntate le multe da 400 a 4mila euro per i trasgressori".

 

La prima cosa che ha fatto quando in Italia la situazione si aggravava?
"Qui a Amstelveen, quartiere residenziale, sono andato subito a cercare in farmacia mascherine e disinfettanti, ma non ce n'erano. Notavo però un po' di presunzione verso gli italiani: i soliti a fare casino per nulla. Io, poi, chiuso in casa, mi sono messo un po' a lavorare, raccolta dati, screenshot, foto dalla finestra alla gente che passa; purtroppo tutto il mio materiale per studiare è a Milano. Seguo le lezioni a distanza, ma l'esame finale di luglio è stato rimandato a settembre. Intanto, è incredibile, ma sono due settimane che c'è sempre il sole, non piove più. In giro famigliole che non sembrano percepire pericoli. Da osservatore, se non avessi notizie dall'Italia, mi sembrerebbe tutto normale".

 

Ma ora in casa siete tutti in quarantena?
"Oggi sì, ma una settimana fa, dopo che noi da giorni evitavamo di uscire la coinquilina indiana ci saluta dicendo: 'Stasera vado da amici'. Abbiamo provato a spiegarle che non era possibile e che avrebbe invalidato tutte le nostre precauzioni, ma non c'è stato nulla da fare. Anche ai suoi occhi eravamo i soliti italiani allarmisti, quando in Olanda non c'era nulla di grave. Il giorno dopo, però, i numeri degli infetti erano raddoppiati e iniziavano le misure di chiusura: non è più uscita dalla sua stanza... Probabilmente, con il senno di poi, ora ci dà ragione".

 

E' preoccupato?
"Per i miei cari a Firenze sì. Io qui alla fine vivo in una bolla e se non mi arrivassero notizie dall'Italia non mi renderei forse neanche conto della gravità della situazione. So che in Italia è un momento epocale".

 

Cosa pensa di fare ora?
"Vediamo cosa accadrà; quando avrò la possibilità di rientrare probabilmente sarò messo in isolamento. Io e la mia fidanzata abbiamo pensato anche di ritornare, ma secondo noi comporta troppi rischi per la nostra stessa salute. Qui in Olanda gli aeroporti sono chiusi, quindi con il lasciapassare della Farnesina dovremmo recarci in treno a Bruxelles per arrivare a Roma e poi raggiungere le nostre rispettive famiglie a Firenze e Taranto. Troppo lungo e davvero rischioso".

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