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Sparatoria Bruxelles, il killer in un video sui social: "Vendico i musulmani" | L'Isis rivendica l'attentato

Lassoued Abdeslam si vanta di aver eliminato persone non credenti: svedesi le due vittime. Indagini sulla rete italiana dell'attentatore. Ministro belga: "Pensiamo che sia un lupo solitario"

Subito dopo l'attacco nel centro di Bruxelles, in cui sono morte due persone, l'attentatore, Lassoued Abdeslam, 45 anni, richiedente asilo tunisino, ha postato un video su Facebook in cui ha rivendicato la sua appartenenza all'Isis, lo Stato islamico, vantandosi di aver eliminato dei non credenti e affermando di avere sparato per "vendicare i musulmani".

Il filmato è rimasto online per diversi minuti per poi essere cancellato. L'uomo, radicalizzato, era già noto ai servizi di intelligence. Secondo fonti ministeriali, era sbarcato a Lampedusa nel 2011. Era stato a Bologna nel 2016, dove era stato identificato dalla polizia.

 

"Sono pronto a incontrare Dio"

 Lassoued Abdeslam, nel video pubblicato sul profilo Facebook appartenente a un certo Slayem Slouma, ha scritto: "Sono un Mujahid dello Stato Islamico, che vi piaccia o no. Viviamo per la nostra religione e moriamo per questa stessa religione. Sono pronto a incontrare Dio felice e sereno". L'attentatore potrebbe quindi rientrare nel più classico dei profili di un radicalizzato dell'Isis. Poco prima nell'account aveva postato un altro video in cui compare incappucciato e dice che "il libro di Allah è una linea rossa per cui sacrificarsi". 

 

"Viviamo e moriamo per la nostra religione"

 Nel video social l'attentatore rivendica la sua folle crociate, una denuncia per minacce via internet, i mesi passati a vivere come un fantasma a Schaerbeek, uno tra i quartieri più densamente abitati da musulmani a Bruxelles. Ha scritto anche un messaggio su un bambino musulmano accoltellato domenica a Chicago, sostenendo che se fosse stato cristiano "lo avremmo definito terrorismo e non crimine brutale". Nel video circolato in rete sosteneva che "viviamo e moriamo per la nostra religione".

 

Contrariamente a quanto diffuso in un primo momento, l'attentatore non era stato a Genova nel 2021. L'uomo con la barba, il cappello scuro e una giacca di pelle ritratto in una foto nella città ligure non è il killer di Bruxelles. L'immagine è stata dunque pubblicata per errore in relazione a Lassoued. Lo ha precisato l'avvocato Luciano Bertoluzza, del foro di Bologna, che assiste la persona ritratta. La foto dell'uomo era stata tratta da un video pubblicato sul profilo Facebook dell'attentatore, poi oscurato. Video ritenuto dagli investigatori della Digos genovese veritiero. "Nel corso della trascorsa notte e nell'intera giornata odierna numerose testate giornalistiche televisive e numerosi quotidiani hanno trasmesso e riportato un'immagine della persona che assisto, indicandola come quella prima ricercata e poi uccisa dalla polizia belga in quanto ritenuta responsabile di un duplice omicidio commesso a Bruxelles il 16 ottobre 2023 - ha detto in una nota l'avvocato Bertoluzza -. Non ho al momento indicazioni riscontrate circa le ragioni e le cause dell'errore commesso, ma costituisce fatto certo che l'immagine che ritrae la persona che assisto non corrisponde alla persona ritenuta responsabile dei fatti occorsi a Bruxelles".

 

Identificato a Bologna nel 2016

 Il killer era stato in Italia anche in precedenza, nel 2016. In quell'anno venne rintracciato e identificato dalla Digos mentre si trovava a Bologna come "radicalizzato": aveva espresso la volontà di aderire alla Jihad e di partire per combattere. L'uomo è stato monitorato anche dall'intelligence. Aveva chiesto di essere ammesso al programma di protezione internazionale. Poi avrebbe fatto perdere le sue tracce.

 

"Sbarcato a Lampedusa nel 2011"

 L'attentatore era arrivato a Lampedusa nel 2011 a bordo di un barchino, secondo quanto riferiscono fonti ministeriali a "Il Fatto Quotidiano". Quello stesso anno, aveva fatto una richiesta di asilo alla Questura di Torino. Dopo una permanenza in Italia era andato in Svezia, ma era stato rispedito in Italia per il regolamento di Dublino. Non si esclude che abbia ucciso due svedesi proprio per il malcontento che provava verso il Paese da cui era stato mandato via. 

 

Indagini sulla rete italiana dell'attentatore di Bruxelles

 I carabinieri del Ros stanno lavorando d'intesa con la Digos e l'autorità giudiziaria di Bologna per ricostruire il percorso fatto in Italia da Abdesalem Lassoued. Uno degli obiettivi è di riuscire a risalire alla sua rete di conoscenze in Italia.

 

E' stato in prigione in Svezia

 L'attentatore di Bruxelles ha scontato una pena in prigione in Svezia. Lo riferiscono le autorità svedesi per l'immigrazione. 

 

L'Isis rivendica l'attacco

 L'Isis ha rivendicato la responsabilità della sparatoria a Bruxelles che ha portato all'uccisione di due svedesi, affermando che l'attacco era rivolto alla Svezia a causa della sua appartenenza a una coalizione globale che combatte contro i jihadisti. "Un combattente dello Stato islamico ha condotto un attacco ai cittadini svedesi" è scritto nella dichiarazione pubblicata su Amaq, l'organo di stampa dell'organizzazione, dove si aggiunge che questo attacco si verifica nel contesto delle operazioni condotte dall'Isis per "prendere di mira i cittadini dei paesi di questa coalizione".

 

Ministro belga: "Pensiamo che l'attentatore sia un lupo solitario"

 "Al momento pensiamo più a un lupo solitario" che "non era parte di una cellula terroristica". Lo ha detto il ministro della Giustizia del Belgio, Vincent Van Quickenborne, in conferenza stampa, parlando della modalità d'azione di Abdesalem Lassoued. Il movente che ha portato l'uomo a prendere di mira persone di nazionalità svedese, ha spiegato il ministro, potrebbe essere legato ai roghi del Corano avvenuti in Svezia nei mesi scorsi.
 

Cosa prevede la Convenzione di Dublino

 

Chi è il killer di Bruxelles

 Nato il primo settembre del 1978, di origine tunisina, Lassoued ha una biografia ancora piuttosto oscura. Ma dalle prime informazioni emerge innanzitutto che si trattava di un soggetto monitorato dalle autorità federali e noto ai servizi per elevata "radicalizzazione islamica". Nel novembre 2019 presenta richiesta di asilo in Belgio e la domanda era stata respinta l'anno successivo. A quel punto, dice il ministro per l'Asilo e la Migrazione Nicole de Moor, "sparisce dai radar". Il 12 febbraio 2021 il suo nome viene cancellato dal registro nazionale del Comune, dato che lo rende meno rintracciabile e più difficilmente rimpatriabile. 

 

Abdesalem non viene segnalato in nessun centro di accoglienza federale e non viene presentato dalla polizia agli uffici per l'immigrazione. L'ordine di lasciare il Belgio, del 2021, non diventa mai operativo. A inizio 2023 un occupante di un centro richiedenti asilo di Anversa lo denuncia per minacce via social comunicando alla polizia che era già stato condannato per terrorismo in Tunisia. E la polizia giudiziaria di Anversa convoca domenica una riunione sul caso. 

 

Negli ultimi mesi Abdesalem avrebbe continuato a vivere a Schaerbeek, lo stesso quartiere di Najim Laachraoui, uno degli attentatori dell'aeroporto di Bruxelles nel 2016. E a pochi chilometri da Molenbeek, il rifugio di Salah Abdeslam, tra gli assassini del Bataclan.

 

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