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Afghanistan, la paura di una giovane sindaca: "I talebani mi uccideranno"

La testimonianza di Zarifa Ghafari, 27 anni, una delle poche donne ad aver mai ricoperto un incarico governativo

Afghanistan, la paura di una giovane sindaca: "I talebani mi uccideranno"

Si aspetta di essere "punita con la morte" per il suo impegno in politica. Zarifa Ghafari, ad appena 27 anni, - fisicamente uno scricciolo, ma con la determinazione di una leonessa - è la sindaca più giovane dell'Afghanistan, una delle poche donne ad aver mai ricoperto un incarico governativo nella città assai conservatrice di Maidan Shar. All'indomani della capitolazione di Kabul è stata lei stessa a raccontare ai media americani che sta solo "aspettando che i talebani vengano a uccidermi".

"Sono seduta qui in attesa che arrivino. Non c'è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Sto solo seduta con loro e mio marito. Non posso lasciare la mia famiglia. E comunque, dove andrei?", si chiede.

 

 

Non ha neanche tentato di fuggire dal Paese, Ghafari, al contrario del presidente Ashraf Ghani, lo stesso che nell'estate del 2018 la scelse per ricoprire il delicato incarico di sindaco in una roccaforte islamica. Zarifa è sempre stata una persona coraggiosa.

 

Da anni conduce le sue battaglie per i diritti delle donne anche grazie a un programma radiofonico e tramite un'organizzazione non governativa incentrata sull'emancipazione economica femminile. Con il pericolo di un ritorno dei talebani al potere, le era stato assegnato anche un lavoro al ministero della Difesa a Kabul, con il compito di occuparsi dei soldati e dei civili feriti in attacchi terroristici.

 

Kabul torna in mano ai talebani: l'immediato "cambio d'abito" della giornalista CNN

Due immagini, scattate a distanza di 24 ore, che come si dice in alcuni casi "valgono più di mille parole". Quella mostrata in foto è la giornalista della CNN Clarissa Ward: il 15 agosto si è collegata in diretta dall'Afghanistan con i capelli raccolti e una sciarpa rossa arrotolata su una giacca dai colori pastello. Il giorno seguente, dopo che i talebani hanno conquistato Kabul, Ward era in strada con il volto coperto dall'hijab, mentre continuava a raccontare per l'emittente americano la situazione nella capitale. 

 

Nel frattempo, si moltiplicano gli appelli per aprire corridoi umanitari così da portare in salvo molte donne che rischiano di vedere limitate le loro libertà, anche se il portavoce dei talebani ha assicurato che "potranno uscire di casa e studiare”.

 

Con il meme diventato virale, Clarissa Ward si è sentita in dovere di fare una precisazione. "C'è una differenza ma non così netta (tra ieri e oggi, ndr)", scrive su Twitter.  "Questo meme è impreciso, - spiega. - La foto in alto è all'interno di un compound privato. L'altra è per le strade di Kabul in mano ai talebani. Prima indossavo sempre un foulard per la strada a Kabul, anche se non con i capelli completamente coperti e l'abbaya".

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"Sono così distrutta", ha detto. "Non so su chi fare affidamento. Ma non mi fermerò ora, anche se verranno di nuovo a cercarmi. Non ho più paura di morire". Non è la prima situazione di rischio nella quale Ghafari si sia mai trovata. Sono numerosi gli attentati da parte degli insorti islamisti ai quali Ghafari è già scampata da quando ha iniziato a combattere in prima linea per i diritti delle donne.

 

E ha già conosciuto la morte da vicino: suo padre, il colonnello dell'esercito Abdul Wasi Ghafari, è stato giustiziato lo scorso novembre. All'epoca fu la stessa Zarifa a puntare il dito contro i tabelani: "Sono stati loro", disse. "Non mi vogliono a Maidan Shar. Ecco perché hanno ucciso mio padre".

 

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