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Super Off-Road: polvere negli occhi e gloria sotto alle gomme

Super Off-Road nasce da Super Sprint e conquista ogni console e sistema da gioco, merito anche dellʼuomo dʼacciaio

IGN

Forse era destino che la vita, la carriera e la storia di Ivan Stewart cambiassero per un infortunio altrui. Succede nel 1973, quando partecipa alla sua prima gara off-road subentrando al pilota titolare della dune buggy che spinge fino al trionfo finale. Dopotutto era Stewart che avrebbero chiamato “uomo d’acciaio”,  Ironman, e non il povero malcapitato. Nemmeno lui, però, aveva immaginato che una certa fetta della sua notorietà gli sarebbe stata offerta dai videogiochi. Per un impallinato di motori e gare fuori strada, classe 1945, nato nel vasto e rurale Oklahoma, i videogiochi nel 1989 sono uno scherzetto tecnologico di scarso interesse.

Invece succede. Succede che la Cinematronics di Dragon’s Lair, da poco ribattezzata Leland Games, distribuisca nelle sale giochi e nei bar di mezzo mondo Ironman Ivan Stewart’s Super Off-Road. Di per sé un gioco dalle ambizioni modeste, ma che si insinuerà inesorabilmente tra le maglie di qualsiasi “softeca” dell’epoca.

 

L’idea è delle più semplici: riprendere e mandare a memoria la lezione impartita da Super Sprint di Atari qualche anno prima. 

 

 Ironman Ivan Stewart's Super Off-Road
IGN

 

Un circuito visualizzato dall’alto, una serie di veicoli che si danno battaglia per alcuni giri, con l’inquadratura che rimane fissa e comprende l’intero circuito. Un sistema di gioco semplice, un’immagine sempre perfettamente leggibile, pochissime regole e comandi da imparare. Si accelera, si gira a destra o a sinistra e si raccolgono e ottengono soldi per potenziare il bestione. Se possibile è consigliabile tagliare il traguardo di fronte al resto del “pacchetto”. Fine. O meglio, inizio: del divertimento.

 

Super Off-Road sta tutto qua e riesce a diventare un piccolo gioco di culto perché è tanto banale quanto efficace. Guadagna le attenzioni di un pubblico sempre più numeroso e variegato godendo di una quantità di conversioni apparentemente infinita. Figura bene, in particolar modo, in ambito PC. Siamo al passaggio tra anni ’80 e ’90 e i personal computer sono sul punto di guadagnare le mostrine come macchina da gioco, ma la maturazione non si è ancora celebrata quando si accendono i motori di Super Off-Road.

 

 Ironman Ivan Stewart's Super Off-Road
IGN

 

Della riduzione per console si occupa Graftgold, etichetta fondata da Steve Turner (forse avrete “sentito” parlare di lui attraverso la colonna sonora di Uridium), mentre la zona di computer e microcomputer è gestita direttamente da Virgin Interactive, allora in piena fase ascendente.

 

C’è anche l’occasione per un seguito più o meno diretto su Super Nintendo nel 1993 (Super Off-Road the Baja, curato dall’autore originale John Morgan) e uno apocrifo, ma della stessa Leland, in sala giochi nel 1991 (Indi Heat). Morgan tornerà ancora con Dirt Trax FX, di nuovo per Super Nintendo: uno dei pochi giochi con elementi 3D per la console giapponese.

 


 

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