Black Tiger: un classico delle sale giochi tra mazze ferrate, piante carnivore e teste di pietra
Lʼessenza del fantasy in uno dei giochi che ha spopolato nelle sale arcade a partire dalla fine degli anni ʼ80
Quando si parla di Capcom - regina delle sale giochi negli anni ‘80 e ‘90 - e la si abbina al fantasy è probabile che molti pensino immediatamente alla splendida serie di Ghosts’n Goblins oppure ai due ottimi coin-op basati su Dungeons & Dragons. In questa occasione vogliamo invece ricordare un’altra escursione di Capcom nel fantasy più puro, quello con magie, eroi e immancabili draghi: quello dello storico Black Tiger.
Era il 1987 e nelle sale giochi si scatenava Black Tiger (Black Dragon in Giappone), gioco d’azione a scrolling orizzontale in cui, tanto per cambiare, impersoniamo un nerboruto guerriero in lotta contro le forze del male. Un canovaccio già visto che però in questo caso ci viene proposto con qualche particolarità aggiuntiva.
Innanzitutto, il protagonista Black Tiger è armato in modo quantomeno peculiare: premendo infatti il pulsante di attacco lo vediamo sferrare possenti colpi con una palla chiodata collegata a una catena, un’arma quantomeno singolare in un gioco all’epoca. Non solo: allo stesso tempo il protagonista lancia tre pugnali a tre diverse traiettorie, utilissimi per infliggere danni aggiuntivi ma soprattutto per intercettare nemici volanti come pipistrelli o demonietti.
Una potenza di fuoco inusuale, specie se consideriamo che ci viene fornita all’inizio della partita, senza necessità di raccogliere bonus, ma al tempo stesso giustificata dal fatto che Black Tiger è un videogame bello tosto. Contro di noi infatti troviamo sia creature di ogni genere, come orchi muniti di enormi scudi e serpenti sputa-fuoco, sia pericolose trappole contro cui il nostro arsenale serve a ben poco.
Per fortuna eliminando nemici e aprendo forzieri (quelle volte che non esplodono in una serie di fiammate) possiamo accumulare un gruzzolo di monete da spendere presso misteriosi mercanti pietrificati per l’acquisto di armature, pozioni e armi più potenti.
Lo scopo del gioco è superare i vari “dungeon” (fortunatamente provvisti di segnaletica che indica l’uscita) per eliminare i tre draghi che stanno mettendo il regno a ferro e fuoco (ma principalmente a fuoco). Tra noi e loro troviamo anche dei “boss” intermedi, come delle misteriose teste di pietra rimbalzanti da spaccare una a una evitando di essere travolti.
Black Tiger è in pratica il riassunto degli elementi che resero famosa Capcom negli anni ‘80: graficamente sontuoso, con animazioni davvero belle e uno stile inconfondibile, dotato di una colonna sonora ottima e caratterizzato da un livello di difficoltà da non sottovalutare (sebbene il gioco sia sempre e comunque “leale” nei confronti di chi vuole affrontarlo).
A differenza di altri giochi Capcom dell’epoca, Black Tiger non ha mai avuto seguiti purtroppo. Ci resta invece una manciata di conversioni per sistemi da casa - solamente home computer come Commodore 64 o Amiga - che sono purtroppo rimaste distanti dalla qualità dell’originale. Chi volesse recuperarlo oggi può farlo facilmente acquistando una delle numerose raccolte dei giochi Capcom, disponibili per una grande quantità di piattaforme - da PC a PSP - per affrontare così una bella sfida proveniente dagli anni ‘80.
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