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Gb: “I videogiochi come prossima pandemia globale”, il Telegraph attaccato dal settore videoludico

Il quotidiano britannico è stato criticato dall'Ente garante per l'industria dei videogiochi per averne "ampiamente travisato" gli effetti sui giovani

IGN

Solo pochi giorni fa, la Cina aveva scosso il mondo dei videogiochi a seguito delle dichiarazioni fatte da un giornale governativo che li aveva etichettati come "l’oppio spirituale" delle nuove generazioni. Purtroppo, altri paesi non sono rimasti indifferenti a tali commenti, con il noto quotidiano britannico The Telegraph che ha pubblicato nelle scorse ore un articolo in cui ha condannato il settore videoludico a diventare la "prossima pandemia globale", facendo insorgere tutti gli addetti ai lavori.

La base dell'articolo fa dunque eco alla dichiarazione dei media statali cinesi, in cui i videogiochi sono stati paragonati a delle vere e proprie "droghe elettroniche". La Cina ha deciso di regolare pesantemente il settore, richiedendo l'approvazione del governo per tutti i titoli stranieri. Il pezzo del giornale britannico continua poi a indicare il gioco come un rischio percepito per la salute, in contrasto con altre attività mediatiche. "È tempo che tutti noi ci svegliamo sulla possibilità 'oppioide' del gioco, prima che la dipendenza da gaming degli adolescenti diventi un'altra pandemia globale", si legge.

 

Tuttavia, le affermazioni principali del Telegraph provengono da Abi Silver, autrice di libri che ha recentemente pubblicato un'opera di narrativa sull'industria dei videogiochi intitolata The Midas Game, che vede due avvocati fare squadra per difendere un giocatore locale e una celebrità di YouTube, accusata di aver ucciso un eminente psichiatra anti-gaming. Nell'articolo, la Silver condivide aneddoti dell'esperienza di suo figlio con i videogiochi, durante un periodo in cui sembra avesse sviluppato una forte ossessione per Fortnite.

 

"Ero scioccata, e indignata, che ci fosse qualcosa là fuori di non regolamentato, liberamente disponibile per i nostri figli e considerato altamente pericoloso, e che nessuno stesse facendo nulla al riguardo", ha rivelato l’autrice. "Era come se qualcuno fosse entrato nella camera da letto di mio figlio di notte e gli avesse inoculato una droga che gli ha causato dipendenza".

 

Nell'articolo, la giornalista del Telegraph Annabel Heseltine ha reso nota una stima proveniente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sui circa 86 milioni di persone che potrebbero soffrire di dipendenza da gaming. Ma questa cifra sembra basarsi su un vecchio report dello stesso giornale britannico, in cui si citava uno studio che al contrario aveva parlato di un esiguo 3% di affetti da tale ossessione. In più non sono mancate le smentite della stessa OMS che dopo aver inserito i videogiochi tra le potenziali cause di dipendenza nei giovani, li aveva invece osannati come utile terapia durante il lungo lockdown da Covid-19.

 

 

Anche le affermazioni della Silver a proposito della regolamentazione del settore videoludico nel Regno Unito sono apparse totalmente errate. L'industria è infatti soggetta al controllo di numerosi organismi di valutazione, leggi sulla protezione dei consumatori e dei dati e presto anche l'OFCOM, l’ente statale addetto alle comunicazioni per la regolamentazione delle trasmissioni radiotelevisive, supervisionerà il settore videoludico come parte di una proposta di legge sulla sicurezza online.

 

Le risposte all’articolo non sono dunque mancate, tra cui proprio quella di UKIE, l'associazione commerciale per l'industria dei giochi e dell'intrattenimento interattivo del Regno Unito, che ha puntualizzato come il settore dei videogiochi britannica sia "un'industria responsabile e regolamentata che ha dimostrato di prendere sul serio le preoccupazioni dell’opinione pubblica".

 

"È deludente vedere pezzi come questo che travisano ampiamente i giochi", ha dichiarato un portavoce dell’ente durante un’intervista. "Demonizza ingiustamente i 37 milioni di persone in tutto il Regno Unito che trovano i giochi una fonte rilassante e sana di intrattenimento, basandosi su evidenze errate o incomplete tratte da studi su campioni di popolazione molto esigui".

 

"Siamo un'industria responsabile e regolamentata che ha dimostrato di prendere sul serio le preoccupazioni anche attraverso diverse campagne atte a sostenere il gioco come sicuro e sensato. Noi addetti ai lavori continueremo ad avere questo approccio responsabile e a educare giocatori e genitori su tutti gli aspetti positivi e negativi dell’universo videoludico".

 


 

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