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Perché venerdì 13 porta male? La storia dietro la superstizione

Perché questo giorno è considerato sfortunato? Ecco le origini di una credenza che ormai dura da secoli

Perché venerdì 13 porta male? La storia dietro la superstizione - foto 1
Tgcom24

Venerdì 13 è un giorno legato alla superstizione, spesso attribuito ai terribili eventi che potrebbero verificarsi proprio in quella fatidica data.

Esistono diverse teorie per spiegare la "triscaidefobia", la paura del numero 13, in particolare nella cadenza settimanale del venerdì: dalla tradizione biblica, alla storia dei templari, fino all'omonimo film horror degli anni '80. Una credenza che si è diffusa in tutto il mondo già da secoli insieme a quella per il 17 e a cui gli italiani, popolo di scaramantici, prestano molta attenzione.

 

Le origini del giorno sfortunato

 Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, recita il rito contro la sfortuna. Fin dall'antichità gli esseri umani hanno cercato rimedi per difendersi dalla paura irrazionale per certi avvenimenti, per esempio evitando di passare sotto le scale o non attraversare la strada dopo un gatto nero. Venerdì 13, come sanno gli scaramantici, è una giornata che secondo le credenze sembra attirare la negatività. Le origini della triscaidefobia, la paura per il numero 13, risale a tempi antichissimi. I collegamenti con la tradizione cristiana fanno riferimento all'Ultima Cena, quando Gesù e i suoi 12 apostoli si trovarono seduti insieme al tavolo di giovedì sera, mentre il venerdì fu crocifisso. La cultura pagana, invece, rimanda alla mitologia scandinava, con i suoi 12 semidei e il tredicesimo Loki, il dio dell'astuzia e degli inganni.

 

Un'altra data che ha segnato la storia di questa superstizione è venerdì 13 ottobre 1307, quando il re francese Filippo IV il Bello ordinò l'arresto in massa dei cavalieri templari, simbolo della cristianità nel mondo. Negli anni '80 è diventato anche il titolo di un cult della cinematografia horror: Friday 13th. Il film racconta la storia di Jason, il serial killer famoso per la sua maschera da hookey e dei suoi omicidi, ovviamente di venerdì 13. Nel mondo di oggi, sono rimaste alcune analogie con il passato: capita per esempio di non trovare il numero 13 nei corridoi, in ascensore o nelle file dei passeggeri negli aerei.

 

 

Una versione alternativa

 Esiste anche un'accezione positiva sia del venerdì che del numero 13. In epoca pagana, in particolare nella mitologia norrena, quel giorno della settimana era associato con la dea Frigg, simbolo di amore, matrimonio e fecondità. Il numero era considerato fortunato per il suo legame con i cicli lunari e mestruali nell'arco di un anno solare, a sottolineare l'importanza della fertilità per quei popoli. Quando il cristianesimo acquistò autorità durante il Medioevo, tutte queste credenze furono condannate, così come il venerdì e il 13.

 

Nel mondo ci sono anche Paesi, soprattutto nell'Asia orientale, in cui il 13 è fortunato o addirittura celebrità che lo ritengono responsabile della propria fama. La cantante americana Taylor Swift, che per molto tempo si disegnava "13" sulla mano prima dei suoi concerti, riconosce uno stretto collegamento tra la sua vita (è nata il 13 dicembre 1989) e il numero. Di certo a lei ha portato fortuna, visto è una delle artiste più ascoltate al mondo e si è aggiudicata nove statuette agli ultimi Mtv Music Awards, posizionandosi al secondo posto per il numero di vittorie complessive nella storia.

 

Differenze e somiglianze con venerdì 17

 Se venerdì 13 è tanto odiato, lo è altrettanto il 17. La paura per quel numero si chiama eptacaidecafobia e trova le sue origini nell'antica Roma. La cifra alla maniera dei centurioni si scrive XVII, ma il suo anagramma forma la parola VIXI (vissi), utilizzato per dire "sono morto". Come per il 13, esistono dei legami con la cultura pagana, infatti il 17 dicembre e il 17 febbraio corrispondevano in quell'epoca all'inizio della Saturnalia e della Quirinalia, poi cancellate con l'avvento del cristianesimo. La fortuna legata al numero è stata ripresa anche dalla smorfia napoletana, in cui rappresenta "a disgrazia". Per quanta riguarda il venerdì, il riferimento è sempre al giorno della crocifissione di Gesù e dunque alla morte.

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