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Covid, il mondo ristretto del lockdown si spalanca con "Un sasso per un sorriso"

Negli ultimi tre mesi da pochi centinaia sono passati a oltre 60mila i partecipanti a questa iniziativa rilanciata in Italia da Heidi Aellig. "C'è bisogno di solidarietà e calore, sempre, ma soprattutto in questo periodo", commenta a Tgcom24

Ecco "Un sasso per un sorriso": il fenomeno che è esploso sui social

Più di un semplice passatempo, più di un hobby in periodo di lockdown. Più dell'opera di un artista o della semplice improvvisazione di un dilettante. Ma un vero e proprio modo per staccare la spina e rivolgere i pensieri lontano da preoccupazioni e tensioni, specie in questo periodo di Covid. Un vero e proprio sistema per portare calore e solidarietà fuori dalla propria casa e dalla propria testa. E' così che è esploso "Un sasso per un sorriso", il nuovo fenomeno di tendenza sui social. "In questi ultimi tre mesi la mia iniziativa è davvero esplosa, come una bomba"; confessa a Tgcom24 Heidi Aellig, 63enne svizzero-italiana, residente nelle Marche, a Recanati (Macerata). Ma cos'è successo davvero?

Quando a Tgcom24 aveva introdotto la sua iniziativa, portata in Italia dalla Svizzera, il Covid non esisteva, ma tra la gente che incontrava mancavano sorrisi. Un anno dopo cosa è accaduto?
"Dal gruppo Facebook Ch Rocks avevo esportato questa idea in Italia, aprendo un gruppo tutto mio, vedendo che altri in alcune città italiane non erano più attivi. Siamo partiti in sordina e siamo rimasti a lungo nel chiuso di piccole realtà marchigiane e abruzzesi, finché l'idea ha iniziato a perdere quota ed entusiasmo. Ma è stata la città di Pesaro a ridare slancio a questa bella iniziativa, che ha proprio l'obiettivo di riportare sorrisi tra la gente che, a maggior ragione oggi, a causa del Covid, è ancora più triste e preoccupata".

Così, da poche centinaia di partecipanti si è arrivati a un gruppo da 60mila iscritti. Il sasso è stato, dunque, lanciato?
"Da Recanati a Pesaro, da Bari a Trieste, da Bergamo e Verona a Roma passando per Treviso, Torino e Firenze: sono ormai un centinaio le piccole e grandi realtà dove si raccolgono sassi per dipingerli e poi lasciarli di nuovo in strada per essere trovati e magari nuovamente liberati. E' così che rimbalzano di mano in mano piccole e grandi gioie, tra chi regala sassi e sorrisi e tra chi li riceve. Tutto gratis e senza impegno. Ma il bisogno che avvertivo di donare sorrisi era reale e lo è ancora di più oggi".

Intere realtà sono impegnate a dipingere sassi, non solo appassionati e artisti veri. Come si è espanso questo fenomeno?
"La cosa bella è che ora le famiglie si ritrovano insieme, dopo cena, a dipingere sassi; che nonni e nipoti sono accomunati da un unico hobby; che questo tipo di attività, così semplice e poco dispendiosa, abbia preso piede negli asili come nelle case di riposo o tra le attività anche per disabili. Ed è bello trovare sassi dipinti non solo nei parchi, ma anche davanti all'ingresso del pronto soccorso o della chiesa o del cimitero, posti dove c'è sempre bisogno di calore e allegria".

 



Tra le storie che poi vengono raccontate sulla pagina Facebook quale l'ha colpita di più?
"Tante sono le storie particolarmente emozionanti e commoventi tra chi lascia e trova sassi. Una mi è rimasta particolarmente nel cuore. Era il periodo di San Valentino e venivano lasciati sassi a tema nelle città coinvolte. Una ragazza, particolarmente triste, nel giorno del compleanno del fratello scomparso prematuramente, aveva prima trovato un sasso con un cuore e poi un altro sasso con la scritta "amore mio", le parole con le quali la chiamava sua madre prima di morire. Un racconto che mi emoziona ancora adesso: era stata una coincidenza per lei, in quel giorno, particolarmente difficile, raccogliere questi sassi, ma è proprio questa la 'magia' di oggetti così semplici, sempre ai margini di strade e sentieri, ma che una volta dipinti trovano un posto di riguardo nelle nostre case".


Disegni e frasi varie rendono questi sassi dei tesori preziosi. C'è un segreto dietro questo successo?
"Ho trasformato un'idea carina che già esisteva in qualcosa di romantico, spesso di terapeutico per qualcuno e, alla fine, come raccontano i partecipanti, si strappano quattro sorrisi, non uno solo: quando il sasso si cerca, quando si dipinge, quando si libera e quando viene trovato. Per tutti un momento di condivisione e sostegno. E sono certa che a spingere ad aderire, alla fine, è proprio il piacere di aver prima trovato un sasso e poi di poter dare il proprio contributo".

Ma ora quanto tempo ha per disegnare i suoi?
"L'impegno del gruppo mi assorbe completamente e riesco a dipingere sempre meno. Mi sento responsabile ora di questa iniziativa e al nome ho dovuto aggiungere di recente 'Originale', perché tanti sono i gruppi su Facebook nati ad imitazione, ma ciò confonde e va a disperdere il ritrovamento dei sassi".

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