L'approfondimento

Bullismo, la grafologa analizza come scrivono vittima e carnefice

L'analisi di Candida Livatino

17 Set 2025 - 14:46
 © Tgcom24

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Il bullismo è un fenomeno che desta preoccupazione in chi ha figli in età adolescenziale. Alcuni temono che il figlio possa esserne vittima, altri invece non vorrebbero che ne fosse protagonista. Il dialogo è certamente lo strumento migliore per capire se il proprio figlio può essere toccato da questo fenomeno, ormai alle cronache quasi quotidiane. Sappiamo però come è difficile dialogare con i figli, a volte per colpa nostra, a volte perché non vogliono aprirsi e confidarci i loro problemi. L'analisi della scrittura può supplire, ovviamente in parte, a questa mancanza di dialogo. 

Capire se un ragazzo si può lasciare andare ad episodi di bullismo può far si che ciò non accada ed evitare brutte sorprese. Ma che caratteristiche ha la scrittura del bullo? Ci sono alcuni segni grafologici, facili da individuare, che possono darci delle indicazioni. Lo stampatello, peraltro diffuso tra i giovani, è un indicatore del fatto che il ragazzo non vuole mostrarsi per quello che è, anche solo per non far trasparire le sue insicurezze. Il calibro (dimensione delle lettere) grande evidenzia che si sente forte, quasi onnipotente, intoccabile ma solo perché è inserito in un gruppo che lo “gasa”. Questa presunta forza spesso evapora appena si trova da solo. 

I tremolii e le stentatezze, che si ritrovano qua e là nello scritto, segnalano una insoddisfazione di base, ma spesso anche una rabbia esistenziale. Il mondo circostante gli appare ostile e nemico. La rovesciata a sinistra (cioè la pendenza verso il lato sinistro del foglio) indica che il ragazzo non si sente capito e per questo se la prende con gli altri. Vuole essere al centro delle attenzioni, primeggiare e quindi cerca la provocazione o reagisce in maniera aggressiva alle osservazioni altrui. Ovviamente è l'insieme di questi segni, non uno solo, che può far scattare un allarme nei genitori. A quel punto è fondamentale cercare comunque un dialogo e far sentire quell'affetto e quella considerazione che in fondo sta cercando. 

Ed ecco la scrittura di chi è oggetto delle prepotenze altrui, tenendo conto che la grafologia può solo costituire un contributo e non sostituisce il dialogo che i genitori devono avere con il ragazzo.

© Tgcom24

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La dimensione delle lettere (calibro), contrariamente a quella del bullo, è piccola, evidenziando così fragilità caratteriale, insicurezza nel modo di agire ed incapacità di esternare quanto gli sta accadendo. Il taglio della lettera "t" è basso, come è bassa la sua autostima ed insoddisfacente la percezione che ha di sè. Con i suoi atteggiamenti insicuri ed autosvalutativi presta il fianco alle provocazioni e agli scherzi pesanti del bullo e del suo branco. A volte addirittura arriva a giustificare chi lo aggredisce, ribaltando su di sé la colpa di quanto accade o dicendo che è solo un gioco. 

Un altro segno grafologico tipico di chi subisce è l'addossata (all'interno di una parola la lettera si appoggia a quella che la precede). Evidenzia la sensazione di non essere all'altezza della situazione, la paura di non farcela e, conseguentemente, l'ansia che ne deriva. 

Un'ultima caratteristica della grafia di chi è vittima del bullo è la pressione che esercita sul foglio, leggera, a volte quasi inesistente. È il segnale che manca di energia e quindi di capacità di reagire alle prepotenze altrui. È quindi fondamentale l'attenzione dei genitori e, in ambito scolastico, l'aiuto ed il sostegno degli insegnanti e di quei compagni che non si arrendono alle vessazioni del bullo di turno. Solo loro possono spezzare quelle dinamiche negative che il suo atteggiamento genera all'interno del gruppo. 

Candida Livatino - Perito Grafologa - Giornalista Pubblicista 

Sito: www.livatinocandida.it

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