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Mutazioni di Gian Luca Beccari, MI

mc2gallery: video e fotografia

11 Apr 2010 - 21:41

MUTAZIONI
di GIAN LUCA BECCARI

6 - 24 APRILE 2010

Una raffinata interpretazione attraverso video e fotografia dell'artista che ha all'attivo collaborazioni con Studio Azzurro: una interpretazione ispirata alle Metamorfosi di Ovidio."A narrare il mutare delle forme in corpi nuovimi
spinge l'estro. O dei, se vostre sono queste metamorfosi,
ispirate il mio disegno, così che il canto dalle origini
del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni."
(Metamorphoseon Libris – Ovidio) 

Gian Luca Beccari - Codigoro (Ferrara) 1969,  un artista "multimediale" molto raffinato. Dopo aver frequentato il DAMS e l'Accademia Complutense di Madrid, si laurea in scultura all'Accademia di Belle Arti di Bologna con una tesi sul rapporto fra corpo ed estetica della comunicazione di massa. Si è specializzato in video e multimedia design alla Faculty of Art Media and Design di Bristol: Ha scritto e diretto molte performance multimediali che sono state presentate in vari teatri e musei italiani quali il Ravenna Festival ed il Pac di Milano.
Nel suo curriculum vanta collaborazioni con Studio Azzurro e mostre insieme a maestri della video arte, quali Bill Viola. Nel 2008 fonda Argilla produzioni e realizza diverse videoinstallazioni interattive per l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Ha insegnato all'Università di Hypermedia fondata da Gian Vittorio Baldi e all'Accademia di Belle Arti di Bologna.

Il suo lavoro passa attraverso cinema, teatro, musica, architettura, spazi interattivi ed arti visive.

Il terreno della sua ricerca artistica è l'esistenza stessa raccontata attraverso la forza della Mitologia e della Filosofia: come dice lui stesso "Éuna protezione necessaria per comprendere il reale senza esserne travolti".

mc2gallery presenta la sua prima personale milanese,con la serie Mutazioni. Partendo dalla Letteratura classica e della Mitologia, la cui forza narrativa e psicologica è tale da renderle sempre attuali, Beccari ambienta delle mise en scene teatrali che immortala sia in video, di grande impatto visivo ed emotivo, sia con scatti fotografici che segnano,come capitoli visivi, la scansione di racconti dalla forza atemporale ed universale, che parlano all' Uomo dell'Uomo e le sue debolezze.

Mutazioni si ispira alle Metamorfosi di Ovidio: il poeta latino racconta l'uomo, la durezza del genere umano, le sue trasformazioni nell'interazione continua Dio/uomo, amore/ira; allo stessa stregua Mutazioni in maniera sempre diversa per sua natura o vuole essere - la rappresentazione meta-mediale e metamorfica di un'opera classica tra le più vive ai giorni nostri.

Il travestimento è uno sviluppo dell'autocoscienza, un rito d'iniziazione alla propria personalità; è un accenno di metamorfosi, di cambiamento.

Mutazioni cerca lo spirito delle cose, muovendosi nel tempo e nello spazio. Cambiare forma per non morire,per continuare ad esistere. Mutare aspetto ma non sostanza. Da qui la centralità dell'acqua, che si trasforma nutrendosi di se stessa, ingoiandosi si dilata, vita e morte nel medesimo atto, nello stesso naturale fenomeno.

Come nelle Metamorfosi di Ovidio, anche qui diversi episodi si susseguono uno dopo l'atro ed insieme formano una sola Storia.

Mutazioni è stato presentato in Italia e a Berlino proiettando i video insieme a suoni ed effetti elettronici che scandivano il ritmo delle immagini, proiettate su tre mega schermi.

 

Il Progetto MUTAZIONI

Un prologo segna l'inizio, l'Origine: l'acqua, l'elettricità, la presenza degli Dei.

Il primo capitolo rappresenta la GENESI:

é stato girato alle cascatelle del Mulino in uno degli scorci più evocativi di Saturnia. In questa scena, animali primordiali vengono colti nella notte a ridosso delle acque ancora fumanti di zolfo; tra loro compare una figura, l'Ermafrodito dormiente, che rappresenta l'unità primordiale dell'energia maschile e femminile. Termina con un'esplorazione della terra lungo un corso d'acqua.

Il secondo capitolo è composto da varie scene, tutte girate lungo una spiaggia adriatica colma di detriti e carica di dramma. Anch'essa inquieta e in continua trasformazione. Per primo appare un SATIRO è una rappresentazione di Pan, Dio greco della natura - simbolo della fertilità e della naturale forza generatrice. Poi L'UOMO MAIALE: si possono vedere due esemplari che invadono il campo e grufolano sulla spiaggia mentre sopraggiunge una piccola donna che mostra un grande potere sull'uomo maiale. Senza nessuna paura assale uno dei due esseri e lo sgozza, mostrandolo completamente inerme al suo potere. E' il momento della VERGINE ASTREA, portatrice di un passo delle Metamorfosi di Ovidio:

Trama l' uomo la morte della moglie e lei quella del coniuge;

Terribili matrigne mestano veleni lividi;

Il figlio scruta anzitempo gli anni del padre.

Vinta giace la pietˆ, e la vergine Astrea ,

Ultima degli dei, lascia la terra madida di sangue.

Il passo si riferisce all'età del ferro: gli Dei che durante le epoche precedenti abitavano la terra ora se ne sono andati. Le immagini sono quelle di una ragazza che si allontana di schiena avvolta da un grigio tramonto. Il quadro si chiude con il SACRIFICIO CANNIBALE dove una donna in delirio fugge stringendo una bambola tra i denti:forse è il figlio o la sua vittima. Di certo, ne farà brandelli, a morsi.

Il MONACO GUERRIERO che segue è la rappresentazione simbolica della violenza come istinto primordiale di natura; questo istinto viene sublimato, riconosciuto e controllato attraverso appunto una rigida disciplina, tipica delle arti marziali. Si racconta attraverso questo guerriero un concetto appartenuto a monaci guerrieri di migliaia di anni fa (l'attore protagonista di questo momento è campione mondiale di Taekwon-do)

Il penultimo capitolo, girato a Venezia, rappresenta la CIVILIZZAZIONE: le figure sono quelle dei medici della peste. Nel '600, durante il periodo della peste a Venezia, i medici usavano guarnire le maschere di spezie per confondere l'odore di morte.

Infine IL POTERE: il reggente rappresenta la scala gerarchica, un attendente porta aggressivi uomini cane al guinzaglio mentre la scena si riempie di un funambolo giocoliere, un Fauno, tra sesso evocato e follia di gruppo.

Un complesso mondo esoterico e simbolista che trova in Beccari un raffinato e colto interprete di mondi arcaici e lontani, ma dal senso sempre attuale perchè gli istinti dell'Uomo, nonostante i secoli, non sono mai cambiati nonostante l'evoluzione e la civilizzazione.

Gian Luca Beccari - Codigoro (Ferrara) 1969 – è un artista "multimediale" molto raffinato. Dopo aver frequentato il DAMS e l’Accademia Complutense di Madrid, si laurea in scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna con una tesi sul rapporto fra corpo ed estetica della comunicazione di massa. Si è specializzato in video e multimedia design alla Faculty of Art Media and Design di Bristol: Ha scritto e diretto molte performance multimediali che sono state presentate in vari teatri e musei italiani quali il Ravenna Festival ed il Pac di Milano.Nel suo curriculum vanta collaborazioni con Studio Azzurro e mostre insieme a maestri della video arte, quali Bill Viola. Nel 2008 fonda Argilla produzioni e realizza diverse videoinstallazioni interattive per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Ha insegnato all’Università di Hypermedia fondata da Gian Vittorio Baldi e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Il suo lavoro passa attraverso cinema, teatro, musica, architettura, spazi interattivi ed arti visive.Il terreno della sua ricerca artistica è l’esistenza stessa raccontata attraverso la forza della Mitologia e della Filosofia: come dice lui stesso "…una protezione necessaria per comprendere il reale senza esserne travolti".

orario: da martedì a venerdì ore 11-13 15-19

MC2 GALLERY
Viale Col Di Lana 8 (4°cortile)
20136 MILANO
Tel. +39 0287280910 - Fax+39 0287280910
mc2gallery@gmail.com - www.mc2gallery.com

Kritika Art Book Vol. 2 è stato presentato all'inaugurazione della mostra.

HERI DICEBAMUS. QUASI UNA PREFAZIONE
di Emanuele Beluffi

Sempre libri vado a citare. Ma come si fa a non pensare alla Storia come pensiero e come azione di Benedetto Croce, quando si vuole offrire un bocconcino di definizione ideologica di Kritika? La critica come pensiero e come azione, voilà. E gli ammiccamenti al filosofante di Pescasseroli finiscono qui. Anche se proprio lui fondò una rivista e la chiamò La critica.
Forse perchè sono arrivato in ritardo insieme ai comunisti, oppure per l'effetto di un influsso maieutico, m'accorgo solo ora di questo riferimento illustre, mentre chino al tavolo di lavoro, la candida camicia madida di ardor scrivente, vergo sulla carta i pensieri notturni alla luce della candela che il passar delle ore consegna all'inesorabile agonia, con i lupi che nella brughiera là fuori graffiano il cielo nero aprendo le loro fauci alla luna, mentre nel mio studiolo infuria il
silenzio, giurin giuretta.
La critica come azione, innanzitutto. 'Chè non bisogna solo pensare: chi nulla fa, certamente non sbaglia mai. Troppo facile discettare su scenari di guerra quando si è generali in pantofole.
Un critico s'impegna col pubblico, nelle parole e nei fatti. Come dice uno degli interpellati nell'intervista doppia che leggerete nelle pagine seguenti, la proposta intellettuale della critica si vivifica nella pratica curatoriale: l’ordinamento di una mostra è un po' il vestito attraverso il quale il critico permette all’osservatore di guardare e toccare le sue idee. Senza sputtanarsi nella pratica mercenaria e cialtronesca dei critici un tanto al chilo, illetterati che scrivono i testi comici delle mostre sotto dettatura e dietro retribuzione per la fatica svolta. Guardate come sono sudati, questi analfabeti che non sanno nemmeno piazzare le virgole al posto giusto.
Sembra la pratica maramaldesca, letteraria e scanzonata, di un’italietta albertosordiana.
Per questo motivo la critica – che è sempre militante, se vera critica - è anche pensiero. 'Chè, per evitar di portare all'ammasso il cervello, serve rieducare il gusto. Pronuncerò un’affermazione poco popolare, ma senza il mercato l’arte non esiste. E il fatto che talune espressioni del contemporaneo rappresentino al momento la maggioranza rumorosa, fino ad assumere le sembianze del dogma di fede, non significa che esse siano inamovibili: come disse Marx, l’opinione della maggioranza è ideologia che non dura molto.
Per questo motivo Kritika assume i connotati dell'attivismo saggistico che importuna con la forza delle idee il tran tran dell’opinione genuflessa al gusto corrente.
Tutto ciò nel circolo molto poco rosacruciano di un sodalizio intellettuale (nella fattispecie: gli scriventi di Kritika), che si allarga sempre più. Capace di produrre cultura e di far riprendere il ciclo del pensiero critico. Che, detto in soldoni, si traduce nell'elaborazione di una critica svincolata dal testo comico della mostra e dalla sua recensione - o recinzione, ha più senso. E nella volontà di realizzare attraverso la pratica curatoriale i propri progetti culturali. Perchè la curatela di una mostra è una sorta di scrittura, spesso un frammento di autobiografia del curatore. Eccolo qua il Nesso, come lo chiama il buon Manazza nello splendido pezzo di letteratura e filosofia che leggerete più avanti, fra critica e cura: la ghiandola pineale che collega i fatti dura dell'esperienza alla teoria.
La giustapposizione del pensiero critico nell'economia culturale può contribuire ad un avanzamento dello stato dell'arte, nel doppio senso di detta espressione. Perchè, se l'arte non
parla (anche) alla società, allora è solo onanismo intellettuale.
Dalla placenta della critica e della cura possono nascere nuovi proponimento per un'azione culturale che s'arroghi il diritto di lasciare un segno. Non s'ambisce alla restaurazione della Scuola di Francoforte di Adorno & C., però in fin del conto chi non fa mai nulla, certamente non sbaglia mai.

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