a Palazzolo, Fondazione Ambrosetti Arte
Lintero percorso creativo della scultrice futurista lombarda Regina Cassolo Bracchi (Mede, 1894 - Milano 1974) dagli esordi degli anni venti alle ultime produzioni degli anni settanta, in una delle più complete antologiche mai realizzate, con oltre 140 opere tra sculture, disegni, taccuini e bozzetti, alcuni di questi assolutamente inediti e mai sino ad oggi esposti.
Mostra a cura di Paolo Campiglio
La Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, in collaborazione con il Museo Regina di Mede, presenta la mostra REGINA. Futurismo, arte concreta e oltre, ovvero lintero percorso creativo della scultrice futurista lombarda Regina Cassolo Bracchi (Mede, 1894 - Milano 1974) dagli esordi degli anni venti alle ultime produzioni degli anni settanta, in una delle più complete antologiche mai realizzate, con oltre 140 opere tra sculture, disegni, taccuini e bozzetti, alcuni di questi assolutamente inediti e mai sino ad oggi esposti.
La rassegna è curata da Paolo Campiglio, con il patrocinio della Regione Lombardia - Culture Identità e Autonomie della Lombardia, della Provincia di Brescia - Assessorato alle Attività e Beni Culturali Valorizzazione delle Identità, Culture e Lingue locali e del Comune di Palazzolo sullOglio - Assessorato alla Cultura, Comune di Mede. Dallultima antologica di Luciano Caramel nel 1991, gli studi sulla figura di Regina, considerata tra le maggiori interpreti femminili del 900 italiano che dal Secondo Futurismo approda allAstrattismo, si sono moltiplicati, tanto da sollecitare lesigenza di una revisione critica del suo lavoro che include anche una vasta produzione grafica e di bozzetti su carta.
Proprio i disegni e i bozzetti presenti in mostra alla Fondazione Ambrosetti seguono l'intera attività della scultrice e pongono lattenzione sul momento progettuale, affiancandosi alle sculture vere e proprie in un costante richiamo tra disegno e scultura.
Lesposizione, articolata in sei momenti principali, è organizzata seguendo un percorso cronologico.
Gli anni della formazione e delle prime sculture, tra la fine degli anni venti sino allinizio degli anni trenta, sono caratterizzati da una produzione ancora figurativa. Agli anni trenta appartengono invece le opere in alluminio ritagliato di ispirazione futurista e la produzione non figurativa, ed è proprio in questo periodo che, dopo aver conosciuto Marinetti nel 1931, Regina frequenta gli artisti del secondo futurismo milanese (Bruno Munari, Ricas, Cesare Andreoni e Giuseppe Scaini), firmando nel 1934 il Manifesto Tecnico dellaeroplastica futurista e partecipando sino al 1940 a tutte le esposizioni di aeropittura.
Negli anni quaranta Regina procede verso una maggiore astrazione, come evidenziano i disegni relativi agli studi sui fiori e, forte di questa esperienza, negli anni cinquanta aderisce al Movimento Arte Concreta (MAC), giungendo a de - materializzare sempre più la scultura.
Nuovo è anche lapproccio ai materiali quali ferro, plexiglas, marmo e in linea con le premesse del gruppo appare ladesione a unestetica geometrica. Negli anni 1955 e 1957 Regina è invitata alla Biennale di San Paolo del Brasile, alla Prima rassegna italiana d'arte concreta, alla Biennale di Milano e alla Permanente. Negli anni sessanta continua le esperienze astratte e nel frattempo si interessa, con una serie di disegni e tavole, al linguaggio non verbale, ai suoni della natura e del paesaggio.
Al periodo giovanile appartengono opere come La popolana (1925 ca.), un ritratto inedito esposto originariamente alla I Mostra Sindacale Lombarda di Milano nel 1928.
Con la definitiva maturazione intorno al 1930 e la sperimentazione di materiali nuovi quali latta e alluminio, che permettono una facile modellazione manuale e si allineano a unestetica meccanica, nascono le prime opere futuriste come Spiaggia (1930), La signora provinciale (1930-31) e il Ritratto del nipote (1930-33). Il periodo più vivo dellaereoscultura è invece testimoniato in mostra da progetti inediti per Lamante dellaviatore, realizzata nel 1935.
Nel 1934-35 la produzione della scultrice appare in clima con le ricerche non figurative che, da Fausto Melotti a Lucio Fontana, interessavano il contesto milanese gravitante attorno alla Galleria del Milione.
Una sala è interamente dedicata a Il paese del cieco (1936), prima riflessione sul linguaggio e sulle sensazioni di un non vedente, lavoro emblematico che rappresenta un punto di arrivo nell'arte di Regina, con abbondanza di studi preparatori in carta e di varianti in alluminio.
La ricerca degli anni quaranta è testimoniata da sculture astratte in gesso o in marmo come Fiore (1945), Scultura spaziale (1947) e Ritratto di Mariuccia Rognoni (1948), in cui la forma si semplifica e si libera in una composizione equilibrata e armonica col mondo della natura.
La de-materializzazione scultorea si compie nelle strutture in plexiglas del periodo MAC, come le sculture multicolore sospese e le composizioni con fili di ferro ed elementi in plexiglas. Sempre agli anni cinquanta appartengono le opere Sputnik (1952) e Terra-Luna (1955), suggestionate dalle nuove scoperte scientifiche in campo spaziale.
La ricerca sul linguaggio non verbale, che in parte riprende gli studi degli anni trenta, è presentata, per la prima volta al pubblico, nella sala dedicata alle nove tempere su carta trasparente de Il linguaggio del canarino (1966), nelle quali Regina ha decifrato e illustrato il linguaggio del suo canarino. Proprio in queste opere il tema della traduzione del linguaggio degli animali in poesia visiva e disegno raggiunge l'acme più lirico dell'intera produzione dell'artista, da sempre rivolta anche al mondo degli animali e della natura.
La mostra rappresenta indirettamente anche un omaggio a Vanni Scheiwiller che, grande estimatore della moglie del pittore Luigi Bracchi, ne conservò la memoria dando vita alle prime monografie dedicate allartista, la cui cifra stilistica è sempre stata una moderna avanguardia mentale così descritta dalla stessa Regina: «I miei pensieri non sono mai fissi, sono sempre disposta a cambiare opinione».
Per lintera durata della retrospettiva è previsto un programma di attività didattiche, sia per le scuole, sia per adulti con bambini, ideati e realizzati da Valeria Depalmi, Cinzia Cassinari ed Elisabetta Bernardelli della cooperativa Educarte. I laboratori prenderanno spunto dagli aspetti più significativi delliter artistico di Regina quali linnovazione plastica, il disegno, la sperimentazione dei materiali, la suggestione delle tecnologie spaziali, per tradurre e dare vita a piccole architetture astratte, a decorazioni artistiche e sculture mobili.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito e realizzato dalla Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, con il contributo della Fondazione Banca Popolare di Bergamo onlus.
18 gennaio - 7 maggio 2010
Orario: da lunedì a venerdì 9-13 / 14.30-18.30 sabato e domenica e festività su appuntamento
Ingresso libero
INFORMAZIONI STAMPA
Studio De Angelis stampa@deangelispress.it
Come si raggiunge: Autostrada A4, uscita Palazzolo sullOglio.
Indicazioni dettagliate sul sito www.fondazioneambrosetti.it
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea
Palazzo Panella - Via Matteotti 53
Palazzolo sull'Oglio 25036
Tel +39 030 7403169
info@fondazioneambrosetti.it - http://www.fondazioneambrosetti.it/
BIOGRAFIA
1894
Regina Cassolo nasce a Mede (Pavia) il 21 maggio 1894. Il padre Angelo Cassolo gestisce una macelleria con la moglie Rosa Poggi fino al 1900, anno in cui morendo lascia anche le due figlie. Regina, di secondo nome Prassede, compie i primi studi in collegio presso le suore Canossiane a Pavia, dove coltiva il suo interesse per la musica dalletà di dieci anni. Frequenta in seguito lAccademia di Brera, dove si diploma e successivamente si perfeziona presso lo scultore torinese Giovanni Battista Alloati. Il discepolato presso lartista (amico di Giacomo Balla e di Fillia) le è particolarmente utile per il rigore e la disciplina nel disegno, oltre che per lesperienza nella plastica.
1921
Sposa il pittore Luigi Bracchi e si trasferisce a Milano in via Rossini 3, dove risiederà per tutta la vita, eccetto brevi spostamenti a Parigi, a Mede e in Valtellina durante il secondo conflitto mondiale. E del 1922 un ritratto a olio di Regina eseguito dal marito sul balcone di casa e del 1958 una curiosa descrizione dellabitazione di via Rossini, storica dimora di artisti: Non sono più così numerosi oggi gli artisti che la abitano, questa casa di via Rossini, ma forse sono di più che in ogni altra dimora della nostra città: Castagneto, Corradi, Nizzoli, lo scultore Conti, Clerici e una singolare coppia di coniugi, síngolare perché, pittore lui e scultrice lei, sono agli antipodi o quasi, nella concezione artistica: figurativo lui, Luigi Bracchi, astrattista lei, Regina, che segnò una pagina non dimenticata nella storia del futurismo. E dappertutto la stessa semplicità, la stessa poesia: la tavolozza, i pennelli, il gesso, lo scalpello, una tavola che serve da scrittoio e da mensa, il letto, il telefono. E tuttintorno la pace, mentre poco lontano i tram sferragliano e le auto sfrecciano (...).1
1925-1928
Regina ricorda il 1925 con la sintetica nota: Prime sculture figurative, marmo-bronzo2. Con una serie di ritratti in gesso, bronzo e un autoritratto in marmo inizia una produzione scultorea di impronta realista che non esclude suggestioni di Maillol e una certa attenzione ai valori di superficie. Appartengono a questo periodo anche alcuni bassorilievi o sculture a tutto tondo in gesso di animali in gruppo o a coppie (cerbiatti, oche, aironi), che rivelano una ricerca sul mondo naturale alternativa al ritratto, traduzione plastica della leggerezza del segno disegnato. Luciano Caramel data già alla seconda metà degli anni venti un interesse per Brancusi, evidente in alcune testine caratterizzate da una sintesi formale e dallassenza di connotati realistici.Partecipa nel 1928 alla prima mostra sindacale, la I Mostra regionale darte lombarda presso la Permanente di Milano: nella IV sala i bronzi di Testa di ragazzo (1925) e Popolana (1925 ca.), una sorta di maschera che evidenzia lintento di svuotare le masse e i volumi, pur in una plastica di tocco e ancora dimpronta realista.
1931
La personale a due con il marito Luigi Bracchi, presso la Galleria Senato di Milano, dal 27 marzo del 1931, rivela pubblicamente lo scarto rispetto alla produzione di tre anni prima alla mostra sindacale: Regina espone, accanto a sculture del primo periodo in gesso e bronzo, le nuove invenzioni plastiche in alluminio, latta, celluloide, cera, disegni e sculture per un totale di ventidue opere. Sono quindi databili entro il marzo del 1931 sculture come Bambina (1930, latta); Accademico (Ritratto di Marinetti, 1930, latta); Spiaggia (Bagnanti,1930, alluminio); La signora provinciale (Signora dell800, 1930-31, alluminio); Danzatrice (1930, alluminio). La mostra rivela nei temi uninclinazione per alcuni tipi contemporanei di figure femminili o virili, per i ritratti dinfanzia, il mondo degli uccelli, il fascino della danza; lartista è pervenuta a una smaterializzazione della plastica in direzione di una sintesi formale dovuta allassimilazione dellestetica futurista di Fillia e di Mino Rosso, della scomposizione di Archipenko e infine del calibrato gioco antiscultoreo di Gonzáles; da non trascurare lanalogia con i coevi allestimenti di figure in alluminio ritagliato di Marcello Nizzoli; degna di nota, inoltre, è la sperimentazione della celluloide colorata con cui lartista dà vita a una versione dellopera Bambina (1930, celluloide blu), esposta alla personale e poi dispersa. Lopera di Regina suscita immediatamente lammirazione di Edoardo Persico che le dedica due articoli su Casabella, e quella di Fillia che da Torino si ripromette di coinvolgere lartista. A fine anno (17 ottobre) ha luogo alla Galleria Pesaro di Milano limportante rassegna Mostra futurista di Aeropittura e di scenografia, a cura di Marinetti, con la pubblicazione in catalogo del Manifesto dellaeropittura che costituisce il presupposto per la formazione di un gruppo milanese.
1932-1933
Realizza opere emblematiche come Sofà (Riposo, 1932, latta); Il poeta e la natura (1932, polimaterico); Ritratto del nipote (1932-33, alluminio); Fanciulla con trecce ( Bambina con trecce,1932-33, alluminio). Risale al 1932 un primo interessamento di Regina al movimento aeropittorico, anche in seguito alla pubblicazione in febbraio del Manifesto di Prampolini sul n. 1 de La Città Nuova di Fillia; linteresse è confermato dalla presenza nella biblioteca dellartista di un volumetto divulgativo di Fillia sul Futurismo.3 Nel giugno 1933 è invitata da Marinetti allimportante mostra collettiva Mostra futurista in onore di Umberto Boccioni (Milano, Galleria Pesaro, 15 giugno 1933), esposizione che segna ladesione di Regina al gruppo futurista, con lopera Sofà, già pubblicata da Persico su Casabella nel 1932 e riprodotta sulle colonne di Il Popolo dItalia, insieme a Avventura su cielo rosa, una composizione polimaterica di Bruno Munari. 4 In occasione della mostra si svolge il circuito di poesia per lelezione del poeta campione 1933 in cui risulta vincitore Pino Masnata, che dedica poi allartista le proprie liriche: Alla Regina di un popolo di latta un suddito poeta Pino Masnata.5 Espone alla Piccola mostra di aeropittori milanesi (Milano, Libreria Bolaffio, 6-15 luglio), con Munari, Ricas, Andreoni, Duse, Manzoni, Furlan, Scaini, Boschini, Asinari, Frisone, Negri ed è invitata da Albano (Rossi) a fine anno alla Mostra di Aeropittura presso il circolo Nazario Sauro (5-19 dicembre) in occasione della Quindicina futurista, con lopera polimaterica Polenta e pesci (1933).6 La produzione polimaterica (in seguito distrutta dallartista), incrementata da Albero felice (1933), rappresenta una interpretazione lirica, con accenti dadaisti, della libera sperimentazione futurista.
1934-1936
Partecipa alla mostra Scelta di futuristi venticinquenni. Omaggio dei futuristi venticinquenni al venticinquennio del futurismo, presso la Galleria Tre Arti di Milano (5-18 marzo 1934), sottoscrivendo insieme a Bruno Munari, Gelindo Furlan, Carlo Manzoni, Ricas, il Manifesto tecnico dellAeroplastica futurista. Con una missiva del 12 marzo 1934 Fillia, che cura lorganizzazione della sala futurista alla XIX Biennale di Venezia, invita Regina con due gruppi di aerosculture indicate poi in catalogo con Gruppo A e Gruppo B sotto il comune denominatore di aerosensibilità (Sofà, Spiaggia, Danzatrice, Bambina, Accademico, La signora provinciale, tutte tra il 1930 e il 1931). Nel corso dellestate, il 4 agosto, il comitato organizzatore della Prima Mostra Nazionale di Plastica Murale al Palazzo Ducale di Genova (Prampolini, Fillia e De Filippis) invita Regina allesposizione; nel 1935 lartista partecipa alla II Quadriennale di Roma (5 febbraio-31 luglio) con La piccola italiana (1935), scultura di notevoli dimensioni che dà avvio a una produzione ispirata nei titoli più dichiaratamente ai concetti dellaeroscultura e ai temi della macchina, come Lamante dellaviatore (1935, alluminio), Aerosensibilità (1935, alluminio) o la serie dedicata ai porti (Porto n. 1 e Porto n. 2), tutte opere che verranno esposte alla XX Biennale di Venezia (1 giugno-30 settembre 1936); nel 1936 parallelamente collabora al teatro davanguardia Arcimboldi, prosegue nelle sue costruzioni in lastra metallica che espone alla VI Triennale di Milano nella Mostra Internazionale di Scenotecnica Italiana, a cura di Enzo Ferrieri e Luciano Remo: in catalogo si ritrovano Viaggio al polo (scenoplastico); La donna e il fiore (maschera di metallo); Magia della stratosfera (maschera di metallo); Donne abissine (maschera di metallo); Incanto dellinnocenza (maschera di metallo). Tali esperienze scenografiche influenzano unopera emblematica come Il paese del cieco (1936, alluminio), a cui lartista dedica particolare cura di bozzetti preparatori, svincolandosi dalle tematiche aerofuturiste: si tratta di una composizione in alluminio che diviene oggetto di un cortometraggio astratto eseguito da Regina per il I Concorso Internazionale di cinematografia scientifica e turistica, a Como, Villa Olmo, (settembre), e in quella sede esposto. Albano (Rossi) e Rosa Menni Giolli si interessano al suo lavoro.
1937-1940
Prosegue le ricerche in direzione astratta ispirate dallopera di Balla, accentuando leffetto bidimensionale delle composizioni in alluminio e pervenendo a esiti come Torre (1937, alluminio), una costruzione a quinte e piani intersecati che solo nel titolo conserva un riferimento figurativo. Nel corso del 1937 si trasferisce per un periodo a Parigi con il marito, anche in occasione dellExpo; ha contatti con André Breton e Leonce Rosemberg il quale offre allartista un contratto nella sua galleria, LEffort Moderne, a cui Regina rinuncia per tornare a Milano; nel 1938 partecipa alla Mostra di Aeropittori futuristi alla Galleria del Milione (9 febbraio) e nellestate è invitata alla XXI Biennale di Venezia, dove espone alcune aerosculture insieme a Mino Rosso tra cui Sintesi di un veliero dallalto (alluminio); nel 1939 e nel 1940 si affaccia una crescente disillusione nei confronti del movimento marinettiano che comporta una partecipazione di facciata alle mostre collettive e la riedizione in ferro di opere originariamente concepite in alluminio. Questo avviene alla III Quadriennale di Roma (febbraio-luglio 1939), dove espone Torre, versione in ferro di dimensioni maggiori e alla XXII Biennale di Venezia con Maschera simultanea (Aeroferro di stratosfera, 1939, ferro) e Donne abissine (1939, ferro). Prampolini include lopera di Regina nel volume Scenotecnica edito nei Quaderni della Triennale.
1941-1950
Negli anni quaranta Regina si apparta, trascorre questo periodo a Mede e in Valtellina, con il marito e per necessità, lontana dallo studio milanese, torna al disegno e abbandona la lamiera ritagliata. Disegna e modella i bassorilievi per la cappella di famiglia. Nel 1945, a guerra finita, lartista ritorna a Milano. Gli studi sui fiori iniziati negli anni di Mede, spesso colorati anche attraverso materiali inusuali come il succo delle foglie e dei petali strofinati, sono trasferiti in sculture in gesso e in marmo, divenendo forme plastiche astratte, in un processo di sintesi teso a penetrare i processi formativi della natura. La forma si semplifica e si libera in una composizione equilibrata e armonica. Regina torna alla scultura in gesso, ora armato, in opere biomorfe, frutto degli studi sulla struttura interna del fiore: Modulazioni (1946, gesso), Scultura spaziale (Scultura concreta, 1947, gesso), Ritratto di Mariuccia Rognoni (1948, gesso), Scultura concreta (Fiore a tre petali, 1949, gesso). Regina visita la mostra milanese di Arte astratta e concreta a Palazzo Reale nel gennaio 1947 e assiste alla conseguente formazione del gruppo concretista milanese.
1951
Aderisce al Movimento dArte Concreta (MAC) forse su sollecitazione di Bruno Munari, amico fin dai tempi dellavventura futurista e di Gianni Monnet. La mostra personale di Regina alla Libreria Salto (5-19 gennaio), presentata dal marito Luigi Bracchi, sancisce lappartenenza al gruppo: questa esposizione intenzionalmente pone in relazione la scultura Aerosensibilità (1935) con la produzione biomorfa di fine anni quaranta come Scultura spaziale (Scultura concreta, 1947, gesso), Scultura concreta (Fiore a tre petali, 1949, gesso) e con alcuni disegni di più rigoroso astrattismo geometrico.7 Nella prospettiva di recupero delle esperienze non figurative danteguerra, Regina è tra gli artisti che espongono alla mostra I primi astrattisti italiani 1913 -1940, presso la Galleria Bompiani (20 marzo) e nella successiva Gli artisti del MAC (7-16 aprile), dove presenta Scultura concreta (1950, gesso) e Fiore (1951, gesso). E coinvolta da Marcello Nizzoli e Bramante Buffoni nellallestimento Il Bosco, progettato per la IX Triennale di Milano nella sezione Abitazione, che riproduceva la sensazione di una natura astratta: colloca su piedistalli alti e stretti Modulazioni (1946, gesso); Scultura concreta (Fiore a tre petali, 1949, gesso); Canarino (versione in bronzo). Riprendendo lidea della iniziale scultura in celluloide dei primi anni trenta, elabora unopera in celluloide costituita da forme astratte circolari, ispirata forse allastrattismo di Balla, identificabile con Struttura (con volute e cerchi, 1951), esposta il 13 ottobre alla collettiva di Arte concreta alla Galleria Bergamini, come si evince da uno schizzo riportato sulla quarta di copertina del bollettino n. 1 di Arte concreta (novembre 1951); lavora contemporaneamente a sculture in plexiglas, con Mazzon e Munari di cui alcuni schizzi, sempre di strutture composte da forme circolari, sono pubblicati come forme spaziali realizzate in materia plastica nel bollettino n. 2 di Arte concreta (dicembre 1951); si interessano al suo lavoro Gillo Dorfles, Mario Radice, Enotrio Mastrolonardo, Mario Ballocco.
1952-1957
Dal 1952 la sua ricerca astratta si incentra in una plastica di suggestione spazialista, nel senso di una nuova consapevolezza della infinita dimensione cosmica, con strutture filiformi, rettilinee o angolari spazialmente articolate, come Sputnik (Linee di volo, 1952, gesso); oppure si basa su elementi più geometrizzanti, spesso circolari. Dal punto di vista tecnico linnovazione più vistosa è rappresentata dalle strutture in plexiglas esposte in differenti occasioni con Munari, come limportante rassegna Materie plastiche in forme concrete (Milano, Saletta dellElicottero, 11-31 gennaio 1952). In prospettiva di una collaborazione con lindustria partecipa a Studi per forme concrete nellindustria motociclistica (Milano, Saletta dellElicottero, 21 marzo-17 aprile 1952); Regina è quindi invitata da Ballocco alla I Mostra delle arti e dellestetica industriale (Milano, XXX Fiera di Milano, aprile), che affianca opere darte contemporanea a prodotti dellindustria; partecipa alle principali iniziative del MAC come la Mostra dei pittori concreti di Milano e Torino (Torino, Saletta Gissi, 15 novembre 1952); espone infine Plastico disintegrato (1952, plexiglas) alla nota Mostra di dicembre (Milano, Galleria Annunciata e Saletta dellElicottero, dal 16 dicembre 1952), in occasione della quale viene promulgato il manifesto del Disintegrismo: lartista avrebbe dovuto spargere gli elementi attorno allo spettatore. Questi deve poter entrare fisicamente nellopera come entra in unarchitettura o in un paesaggio.8 Tali suggerimenti convincono forse Regina a elaborare strutture in plexiglas costituite da elementi appesi con invisibili fili di nylon, alcune assemblate con fili di ferro, in un continuo gioco di trasparenze tra moduli di un cromatismo acceso, cristallino e superfici trattate manualmente, spesso opacizzate; in tal senso la sua immaginazione plastica pare alludere alla possibilità di una integrazione nellarchitettura, come dimostra il suo coinvolgimento nelle collettive promosse dallo Studio B24 quali Collezione ambientata (dal 13 ottobre 1953), o la successiva MAC-Espace: esperimenti di sintesi delle arti (Milano, Galleria del Fiore, dal 14 maggio 1955). Regina infatti aderisce con gli amici al MAC-Espace, ma lesperienza di gruppo si conclude nel 1957 con la I Rassegna nazionale di arte concreta alla Galleria Schettini (dal 30 marzo); attenta come sempre agli sviluppi della scienza e della tecnica e attratta dalle recenti conquiste spaziali, in quellanno rinomina alcune sue sculture dei primi anni cinquanta (Linee di volo in Sputnik e Scultura concreta in Scultura spaziale).
1958-1974
Terminata la fase del MAC Regina si ritira in disparte, lontano dai clamori e dai proclami, seguendo tuttavia in prima persona la realtà artistica milanese; in questo periodo conosce Piero Manzoni di cui apprezza lopera e sperimenta una fase informale e tachiste evidente in una serie di disegni databili ai primi anni sessanta. Affianca al disegno e al collage di carte, attività sempre praticata e costantemente esercitata, una produzione di plexiglas basata su pochi elementi di un geometrismo più insistito con opere da lei intitolate specificamente strutture. Una visione strutturale si infittisce nei disegni di questo periodo caratterizzati da forme astratte emergenti da textures di trame rettilinee, talora incise; sovente impiega su carta la tecnica del grattage che riproduce anche sulle superfici in plexiglas; da un punto di vista spaziale lartista sviluppa più consapevolmente la composizione a teatrino in opere in cui il colore, quando esistente, è dosato con maggiore pacatezza e più circoscritto. Dal 1963 il rapporto con Carlo Belloli, amico fin dai tempi del Futurismo e poeta-visivo, stimola Regina a comporre una serie di disegni dedicata al suono delle campane, preludio a quella nota cartella sul Linguaggio del canarino (1966), sorta di tavole parolibere che per la singolare attenzione alla traduzione del linguaggio nel segno e nella parola disegnata suscitano linteresse del cibernetico Silvio Ceccato; gli anni 1965 e 1966 sono contraddistinti da disegni e sculture in plexiglas aventi per soggetto i cosmonauti, ancora di suggestione spaziale, ispirati dalle imprese dellastronauta russa Valentina Tereshkova. E della seconda metà degli anni sessanta linteresse crescente da parte di Vanni Scheiwiller e del sodale Gaetano Fermani allopera di Regina: grazie allimpegno delleditore e allamicizia di pochi lartista conosce tra la fine del decennio e i primi anni settanta una vera e propria rivalutazione, con le prime pubblicazioni monografiche (Scheiwiller, 1971). Nel 1969 è invitata alla celebrazione del 60° anniversario del Futurismo alla Biblioteca Civica di Milano e alla mostra Nuovi materiali, nuove tecniche a Caorle (luglio-agosto); nel 1970 la sua opera degli anni trenta è rivalutata nella mostra Aeropittura futurista (Milano, Galleria Blu maggio-giugno); due anni dopo è tra gli artisti contemplati in Milano 70/70: un secolo darte al Museo Poldi Pezzoli (Milano); si affaccia intanto lattenzione da parte di storici dellarte come Luciano Caramel che cura la mostra Lesperienza dellaero-spazio nella pittura contemporanea a Legnano, presso la Galleria civica darte (novembre 1972-gennaio 1973).Regina si spegne a Milano nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1974.
1 RSS, Passeggiate milanesi. Una casa dartisti, in La Metropoli, 11 aprile 1958.
2 V. Scheiwiller, Regina, Allinsegna del pesce doro, Milano 1971.
3 Il Futurismo, ideologie, realizzazioni e polemiche del movimento futurista italiano, Biblioteca del popolo, Casa editrice Sonzogno, Milano 1932.
4 E. Persico, Regina: Il Sofà, in La Casa Bella, n. 2, 2 febbraio 1932, p. 38; Le onoranze a Umberto Boccioni: lomaggio degli artisti futuristi, in Il Popolo dItalia, 11 giugno 1933.
5 Archivio Fermani, Milano. Umberto Boccioni e la modernolatria, articolo a stampa (s.d.) con dedica autografa di Pino Masnata a Regina.
6 G. Musso, Le mostre darte. I futuristi alla Nazario Sauro, in Il Popolo dItalia, 22 dicembre 1933.
7 Numero, 31 gennaio 1951 pubblica Scultura spaziale (Scultura concreta,1947) come opera esposta alla Libreria Salto.