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Le ninfee di Monet a Palazzo Reale

Milano, in mostra i fiori di Givency

30 Apr 2009 - 14:22
“Mi ci è voluto del tempo per comprendere le mie ninfee, le avevo piantate per il puro piacere di averle; le coltivavo senza pensare affatto a dipingerle...non ci si impregna di un paesaggio in un giorno soltanto...” Monet, 1897

"Tutti discutono la mia arte e affermano di comprenderla, come se fosse necessario comprendere, quando invece basterebbe amare." Claude Monet

“Con Monet Il tempo delle ninfee - ha detto l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory - abbiamo voluto porre tre questioni: Monet non è il padre dell’impressionismo ma dell’’immersionismo’, dobbiamo immergerci nelle cose per vederle. La seconda questione è che questa mostra è dedicata a chi vuole imparare a guardare, perché guardiamo in modo superficiale, approssimativo e incapace di generosità e precisione. La terza è di politica culturale. Abbiamo voluto Magritte, abbiamo scelto Monet e desideriamo l’anno prossimo Cezanne. Il tema è sempre lo stesso: ripensare il nostro rapporto con la natura, il paesaggio e l’identità dei luoghi.
A corredo della mostra sono previsti eventi paralleli che intrecciano musica e poesia del tempo impressionista per trasformare Palazzo Reale in un giardino in cui si possano sentire musiche di Debussy e Ravel, la poesia di Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. E siccome uno dei temi fondamentali dell’Expo è l’acqua, con questa esposizione abbiamo voluto dare una risposta estetica, simbolica e quindi politica al senso che l’acqua riveste per l’uomo”.


Grazie al più grande prestito mai concesso all’estero dal Museo Marmottan Monet (www.marmottan.com/), la mostra si sviluppa intorno a 20 grandi tele che il padre dell’impressionismo ha dedicato allo studio del suo giardino di Giverny nell’ultima stagione della sua vita e della sua ricerca artistica.

La mostra, promossa dal Comune sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Ministero degli Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Consolato Generale del Giappone a Milano, ha il privilegio di promuovere un’inedita collaborazione tra due grandi istituzioni francesi come il Museo Marmottan Monet, che fu creato alla morte del Maestro da eredi e amici e custodisce la più vasta e importante collezione al mondo della sua opera, e il Museo Guimet, il più grande museo d’arte orientale in Europa.
Sull'onda delle emozioni cromatiche e fluttuanti si penetra nel giardino segreto del Maestro che a quel giardino ha dedicato tutto il suo amore fino al 1926. Al giardinaggio si era dedicato sin dalla giovinezza:"È un'attività che ho imparato nella mia giovinezza quando ero infelice. Forse devo ai fiori l'essere diventato un pittore". Un giardino "che delizi gli occhi" e al tempo stesso sia fonte di "soggetti da dipingere". "Ogni colore che noi vediamo nasce dall'influenza del suo vicino".

Dovrà combattere tutte le malevolenze degli abitanti di Giverny che temevano avvelenasse l'acqua dei fiumi circostanti, inquinandoli con le ninfee. I riflessi dei fiori e delle piante sull'acqua, il ponte sullo stagno, i glicini viola del pergolato, gli iris, le azalee, le felci e i rododendri saranno instancabili richiami nelle sue albe, condivisi con gli amici al tramonto."Mi ci è voluto molto tempo per capire le mie ninfee. Le avevo piantate per il gusto di piantarle, e le ho coltivate senza pensare di ritrarle.Non si assorbe un paesaggio in un solo giorno". Il giardino è stata la sua unica distrazione dopo l'impegno spossante e la fatica del dipingere. Quella pace e tranquillità dello spirito che trovava nelle stampe di Hokusai e Hiroshige, ma anche in Utamaro, artisti giapponesi che ritroviamo in tutte le case degli Impressionisti ma anche ad Anversa a casa Van Gogh.

"Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e rinverdisce. Insomma, a forza di trasformazioni, io seguo la natura senza poterla afferrare, e poi questo fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente." In questa continua ed affannosa ricerca di cogliere la trasformazione della natura è concentrata tutta la sua attività pittorica, come se nell'afferrarla gli si palesasse il mistero della vita.

In queste ultime opere si possono già scorgere tutti i germi dell'arte che verrà.

Quella dei giardini è una passione della prima ora, che Monet ha già vissuto a Vétheuil e poi ad Argenteuil. È nel 1890 che Claude Monet acquista la casa e il giardino di Giverny, lungo la Senna, a nord di Parigi. Ha cinquant’anni ed è l’esponente più rappresentativo dell’Impressionismo, il padre indiscusso del movimento a cui aveva dato anche il nome.

Ma Giverny è finalmente il sogno di una vita, il suo vero grande progetto. Nella casa di Giverny Monet vivrà il resto della sua lunga vita, cercando senza sosta di realizzare quella che considera l’opera d’arte in assoluto più importante: il suo giardino.
Accanto al giardino francese, con i fiori che ha piantato in un primo tempo, con fatica e tenacia e perfino con l’aiuto del presidente Clemenceau, costruirà un giardino acquatico e, in uno stagno, circondato da cotogni, felci, salici, rododendri e azalee, metterà a dimora le più diverse specie di ninfee: è il suo giardino giapponese, oggi il più visitato al mondo.

Quegli anni, dall’ultimo decennio dell’Ottocento al 1926, saranno per Monet il tempo delle ninfee, quello a cui è interamente dedicata la mostra allestita nelle sale nobili di Palazzo Reale a Milano.

Il cuore del percorso espositivo è costituito da 20 capolavori di Monet, mai usciti in questa quantità e qualità dal Museo Marmottan: venti grandi tele che Monet ha dipinto tra il 1887 e il 1923 e che ci restituiscono il percorso che lo ha portato a cercare di trasferire, dal suo giardino alla sua arte, i salici piangenti, le ninfee, i ponti giapponesi, i fiori di ciliegio e gli iris che lo popolano.

Realizzate nei primi due decenni del secolo, mentre si affermavano il Cubismo e le avanguardie, le ninfee di Monet sono l’atto potente di un genio artistico che va oltre il proprio tempo e che dalla lontana invenzione della pittura en plein air oltrepassa tutta la cultura successiva. Le ninfee sono il punto di arrivo di una utopia progettata e realizzata nell’ultima stagione della vita, di un’idea totalizzante di rifondazione della pittura che, partendo dai colori vivi e dai paesaggi senza orizzonte delle stampe giapponesi si pone come uno dei grandi contributi alla pittura moderna, non inferiore, come affermerà Picasso nel 1944, a quello di Cézanne.

Saranno infine i grandi artisti dell’Espressionismo astratto, da Pollock in poi, a darci l’idea definitiva della grandezza di Monet nel tempo delle ninfee.
Accanto alle sue grandi tele, la mostra presenta una ampia e interessantissima documentazione fotografica, con le immagini coeve del giardino di Giverny.

«I pannelli delle Ninfee ci mostreranno [Monet]» scrive George Clemenceau (1841-1929), amico e grande figura politica e intellettuale francese «perdutamente teso verso la realizzazione dell’impossibile. Dalla sua mano fremente si slanciano razzi di trasparenze luminose, che fanno scoccare, nell’impasto grasso, nuovi fiammeggiamenti di chiarore. Il genio non sta meno nell’offensiva dei pennelli sulla tela che nel rimescolamento della paletta multicolore ove Monet coglierà tutto a un tratto, con un gesto risoluto, le gocce di una rugiada di luce di cui farà elemosina agli elementi, che non si preoccupano di conservarla. Da vicino, la tela sembra in preda a un baccanale di colori scorretti, che, dal giusto punto di vista, si ordinano, si sistemano, si associano per una delicata costruzione di forme interpretative nella precisione e nella sicurezza dell’ordine luminoso».

Non poteva mancare un richiamo all’arte giapponese che ha un ruolo determinante in questa stagione della vita e della ricerca artistica di Monet. In mostra sono infatti esposte (a rotazione per ragioni conservative) 56 stampe di Hokusai e Hiroshige, provenienti dal Museo Guimet di Parigi, grazie ad una eccezionale partnership tra le due grandi istituzioni francesi. Monet non è il solo pittore ad essere influenzato dalle produzioni giapponesi che ormai circolavano in Europa, ma è sicuramente tra loro il maggiore collezionista con 276 stampe nella tradizione ukiyo-e. Il suo maggiore interesse è la lettura del paesaggio e della natura attraverso un loro frammento e la serialità delle vedute, in particolare quelle del Monte Fuji e dei fiori di Hokusai, così come quelle delle acque e dei ponti di Hiroshige.
Il confronto tra l’idea di paesaggio nell’arte giapponese e le opere del Maestro è infine completato dall’esposizione di una serie di preziose fotografie dell’Ottocento, dipinte a mano, di giardini giapponesi.

Da lunedì 27 luglio 28  nuove opere di Hiroshige e Hokusai, provenienti dal Museo Guimet di Parigi, sostituiscono come previsto i rari e delicati fogli esposti fino a oggi.
Le stampe infatti non possono rimanere esposte per più di tre mesi, e il progetto dei curatori, sostenuto dalla generosa collaborazione dei musei prestatori, aveva previsto una rotazione degli oltre 50 fogli, ciascuno dei quali potrà cosi non superare il massimo periodo di esposizione consentito.
Un nuovo percorso espositivo per questa mostra che in 90 giorni dall’apertura, continua a confermarsi come una delle mostre di maggior successo dell’anno, con oltre  100.000 visitatori.Intanto, la mostra si prepara ad accogliere il secondo dei tre appuntamenti dell’iniziativa estiva Correspondances, in programma per giovedì 13 agosto.
Alle ore 21.15 i giovani danzatori dall’Accademia Pier Lombardo di Milano, diretta da Susanna Beltrami, si esibiranno in balletti di danza contemporanea estratti da Biometrie, con coreografie dalla stessa Beltrami. Ingresso con il biglietto della mostra.


Ideata e curata da Claudia Zevi & Partners, l’iniziativa si avvale di importanti contributi, da quello di Michel Draguet che ha studiato a lungo la trasformazione della pittura di Monet negli anni in cui si dedica alla costruzione del suo giardino, a quello di Marco Fagioli, uno dei maggiori esperti del “giapponismo” nelle arti figurative europee alla fine dell’ottocento e massimo conoscitore della fotografia giapponese della seconda metà del XIX secolo, di cui la mostra presenterà diversi e rari esempi, a quello di Hélène Bayou, direttrice del dipartimento giapponese del Museo Guimet.

L’evento è prodotto da Palazzo Reale con la collaborazione di Civita (www.civita.it/mostre_e_musei/mostre/monet_il_tempo_delle_ninfee), 24 ORE Motta Cultura e Giunti Arte mostre musei, che ne pubblica anche il vasto catalogo, curato da Claudia Beltramo Ceppi con testi di Jacques Taddei, Hélène Bayou, Michel Draguet, Marco Fagioli e Delfina Rattazzi.
In collaborazione con Edison
Con il sostegno di Generali
Con il contributo di Ferrarelle, Bridgeman, Publitalia '80, Digitalia '80, Ferrovia dello Stato, ATM, Flos, Trimtec, Crespi Bonsai

Gianni E. A. Marussi

Orari
da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 19.30
lunedì, dalle 14.30 alle 19.30
giovedì, dalle 9.30 alle 22.30
la biglietteria chiude un’ora prima

Info e prenotazioni
tel. 02.860649 - FSP.GiovaniPalazzoRealeDidattica@comune.milano.it
www.mostramonet.it
servizi@civita.it tel. 199.199.111 - 02.4335.3522

Biglietti
Euro 9 intero
Euro 7,50 ridotto per gruppi di almeno 15 persone, minori di 18 e maggiori di 65 anni, studenti fino a 26 anni, portatori di handicap, forze dell’ordine non in servizio, insegnanti, titolari di coupon e convenzioni, possessori di CartaViaggio Trenitalia e del biglietto ferroviario Eurostar AV Italia con destinazione Milano (valido entro 4 giorni dall’emissione). Euro 4,50 ridotto speciale per gruppi scolastici di ogni ordine e grado Gratuito per minori di 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, due accompagnatori per ogni gruppo scolastico, un accompagnatore per disabile, funzionari della Soprintendenza per i Beni Architettonici, giornalisti, soci ICOM

Prenotazione
Euro 1,50 individuale
Euro 25 gruppi di massimo 25 persone
Euro 10 gruppi scolastici di massimo 25 alunni

Audioguide
Euro 5 singola
Euro 7 doppia
Euro 10 family (due adulti + 1/2/3 bambini fino a 12 anni)

Visite guidate
Su prenotazione, per gruppi di massimo 25 persone
Euro 60 scuole
Euro 100 gruppi
Euro 120 lingua straniera
Le tariffe sono comprensive dell’uso dei sistemi di radiocuffie (microfono per la guida e auricolari per il gruppo), obbligatorio per i gruppi
Euro 30 noleggio dei sistemi di radiocuffie gruppi con guida propria

Percorsi didattici
Per la scuola dell’infanzia, primo ciclo della scuola primaria e famiglie, è stato allestito il percorso “Fiori e colori nel giardino del pittore Monet” alla scoperta dei fiori e dei colori del giardino sognato e dipinto da Monet. A cura della Sezione Didattica di Palazzo Reale.
Costo: per classe (massimo 25 alunni) 13 euro
Gratuito per famiglie

Catalogo: Giunti Arte
Ufficio stampa: Pamela Rossi
Tel. 05 55062306 - p.rossi@giunti.it

Info e prenotazioni
www.mostramonet.it
servizi@civita.it
tel. 199.199.111 - 02.4335.3522

Ufficio stampa 24 ORE Motta Cultura
Giulia Zanichelli
Tel. 02 30076 255 – 329 - 217
giulia.zanichelli@24oremottacultura.it

Prenotazioni su www.mostramonet.it

Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12
20122 Milano
Tel. +39 02875672 - www.comune.milano.it/palazzoreale