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A colazione vince lo zucchero

L'esperto: il "brunch"? Solo una moda

20 Mar 2009 - 16:08

La prima colazione è importante. Sacrosanta verità, questa, che è tornata alla ribalta soprattutto negli ultimi tempi, sulla scia dei cambiamenti socio-culturali che stanno interessando le abitudini alimentari delle persone di tutto il mondo, soprattutto quello “occidentale”. Campagne di sensibilizzazione sorgono un po’ ovunque, basti pensare al recentissimo evento perugino “Breakfest”, e sono tanti i professionisti che intervengono sull’argomento.

Tgcom ha intervistato l’esperto Mario Mazzetti di Pietralata, primario del reparto di gastroenterologia dell’ospedale S. Eugenio di Roma, che sull’importanza del pasto mattutino ha recentemente pubblicato un libro: “Prima colazione: come & perchè”. Dopo essersi occupato a lungo di disturbi del comportamento alimentare in rapporto alla sessualità, negli ultimi tempi Mazzetti si è invece concentrato sulla storia dell’alimentazione.

È proprio in questo campo che si colloca il suo ultimo libro, che affronta un argomento pressoché sconosciuto a tutta l’editoria europea: la colazione, dalle origini ai nostri giorni, nei suoi principali sviluppi socio-culturali. Per la realizzazione di questo volume, l’autore si è avvalso di specialisti nelle diverse discipline: storici dell’alimentazione, storici delle religioni, nutrizionisti, dietologi, scrittori e critici cinematografici. Il risultato è un libro ricco di curiosità e pieno di informazioni e citazioni storiche. Così scopriamo che, il cornetto, un complemento importante per il cappuccino, nacque a Vienna durante l’assedio dei turchi e la sua forma a mezzaluna voleva rappresentare l’idea di “mangiarsi il nemico”. Ma impariamo anche cosa mangiassero gli egiziani al tempo dei faraoni, gli etruschi, i latini ed i greci, come la colazione influenzò la letteratura, il teatro, le arti figurative e la poesia, per arrivare alla cronaca e alla politica degli ultimi 50 anni della nostra storia.

Professor Mazzetti, da dove nasce l’idea di scrivere un libro sulla colazione?
Si parla tanto di alimentazione in senso lato, mentre della colazione si parla poco o niente. Soprattutto nei libri. In America è un argomento che fa molto discutere mentre in Europa non viene proprio considerato. Invece è il pasto più importante della giornata: secondo l’Inran (l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), è scientificamente provato che, chi fa colazione, previene l’obesità. Per il semplice fatto che, assumendo la nostra dose di zuccheri in un momento della giornata (la mattina) in cui l’organismo ne ha bisogno per “carburare”, eviteremo di assumerne altri in seguito, perché avremo un senso di sazietà e di appagamento. È quindi scientificamente provato che, chi fa colazione al mattino, conduce uno stile di vita più sano, grazie ad una corretta alimentazione.

Qualche consiglio per i lettori: qual è la colazione “ideale” per iniziare al meglio la giornata? Cosa fare e cosa evitare?
Per dirla in cifre, l’apporto calorico della colazione non dovrebbe superare il 20% del fabbisogno giornaliero. Ovviamente non è possibile stabilire con esattezza quando si sia raggiunto il limite, per cui diciamo che, in una colazione sana ed equilibrata, non devono mancare: latte (250 g) fette biscottate, biscotti (meglio se secchi), pane, marmellata, cereali, un succo di frutta (possibilmente “vero”, cioè con una buona percentuale di frutta e non troppo zuccherato, l’ideale sarebbe una spremuta). A metà mattina, per fronteggiare il famigerato “buco”, va benissimo un cappuccino, meglio ancora un frutto. L’importante è non tenere per troppe ore lo stomaco vuoto.

A proposito di “buchi”, cosa ne pensa delle due moderne abitudini alimentari del “brunch” e dello “slunch”?
Sono mode, di conseguenza non le considero, da un punto di vista intellettuale, né utili né, tanto meno, indispensabili. L’organismo ha un proprio orologio biologico, programmato per “avere fame” tre volte al giorno: il “brunch”, magari in sostituzione del pranzo o lo “slunch”, al posto della cena, non sono un male, da un punto di vista nutrizionale, ma rappresentano una forzatura per l’organismo che, in questo modo, si abitua ad “avere fame” negli orari più strani e impensabili della giornata. Sono solo una moda ed uno stress per il nostro orologio biologico. A che serve ciò? Va bene lo strappo alla regola ogni tanto, ma che non diventi un’abitudine.

Le diversità culturali ci offrono una grande varietà di colazioni: da quella inglese, a base di bacon e uova strapazzate, a quella americana dei pancake. Da quella mediorientale, a base di legumi, formaggi e yogurt speziati a quella asiatica a base di riso, pesce e latte di cocco. Senza voler essere di parte e nel pieno rispetto delle diversità culturali, qual è, dal punto di vista nutrizionale, la colazione “migliore”?
In teoria, dovrei dire che la colazione italiana è la migliore, semplicemente perché sono italiano, in pratica dico che è proprio così! Da un punto di vista nutrizionale e salutistico, l’apporto di grassi e il carico generale di calorie di una tipica colazione anglosassone, a base di uova, bacon e pancake, non è giustificato. Al mattino, lo ripeto, l’organismo necessità di quel “materiale energetico” che solo una fetta biscottata, una fetta di pane, un po’ di marmellata o 3-4 cucchiaini di zucchero sono in grado di offrire. Il cervello ha bisogno di zuccheri per “partire”, per cui non si giustifica l’apporto di grassi in un momento della giornata in cui ciò non è richiesto, ma serve ben altro.

E per finire, una curiosità legata al suo libro. È vero che, nell’antichità, la colazione non esisteva?
Proprio così. Di solito, se si aveva fame, si mangiavano gli avanzi del giorno prima. Poi molto dipendeva dall’attività che bisognava svolgere nel corso della giornata: è ovvio che gli “operai” che costruirono le piramidi o quelli che costruirono il Colosseo, avranno avuto bisogno di mangiare qualcosa al mattino, perché avevano bisogno di energia, ma di certo non davano a questo pasto mattutino il nome di “colazione”, riconoscendolo come un pasto ufficiale, come facciamo noi. Si tratta di un’abitudine piuttosto recente. Gli antichi romani, poi, iniziavano a mangiare alle cinque del pomeriggio e andavano avanti fino a sera, quindi non sono senz’altro un buon esempio!

Arianna Ceccarelli

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