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Il diabete si combatte in coppia

Essere in due aiuta il 90% dei malati

17 Feb 2009 - 13:48

Contro il diabete è meglio essere in due: il malato e il familiare che lo assiste ogni giorno. Insieme è più facile gestire la terapia, con benefici dichiarati dal 90% dei pazienti. E sei volte su dieci, il compagno è una donna. La malattia del sangue dolce nel nostro Paese colpisce circa 4 milioni di persone, un milione delle quali è ancora senza diagnosi, come rivela un'indagine condotta da Gfk Eurisko per il gruppo farmaceutico Novartis e presentata in occasione del lancio italiano di una pillola antidiabete che abbina due principi attivi in un'unica compressa (vildagliptin e metformina), e della campagna “Due in uno. Combinazione vincente contro il diabete”.

L'indagine ha coinvolto 900 malati di diabete e 100 caregiver che li assistono, rilevando che il malato, quando ha accanto un “angelo custode”, sta meglio sia nel corpo sia nello spirito: è più soddisfatto di se stesso e della sua vita (il doppio rispetto a chi combatte da solo), soffre meno di stati ansiosi (68% degli “accoppiati” contro il 64% dei “solitari”) ed è più attivo (63% contro 56%). Il 76% dei malati accompagnato da un caregiver si ricorda di assumere i suoi farmaci; il 72% segue una dieta ad hoc che molto spesso viene adottata per solidarietà dall'intera famiglia; il 55% pratica inoltre attività fisica e il 50% va alle visite di controllo accompagnato dal suo “assistente”.

Gfk Eurisko ha poi tracciato il profilo del “diabetico tipo”. Si tratta di un uomo o di una donna per lo più ultra 65enne, con punte rilevanti di over 74 di sesso femminile. I pazienti sono prevalentemente obesi (donne) o in sovrappeso (uomini), e (soprattutto le femmine) abbinano al diabete altre malattie: in particolare, ipertensione (55%) e colesterolo alto (47%). Si tratta di malati “che nella maggior parte dei casi assumono 6-8 farmaci per un totale di una dozzina di compresse al giorno", sottolinea Edoardo Mannucci, dirigente medico del Servizio diabete dell'ospedale Careggi di Firenze. Pazienti che vanno seguiti con costanza dal medico dalla diagnosi in poi, ma che devono fare la loro parte con un'autogestione responsabile, visto che il 95% della terapia è gestito direttamente dal malato.

"Spesso la moglie accompagna il paziente in ambulatorio - spiega Geremia Bolli, docente di medicina interna all'università di Perugia. - chiede di assistere alla visita e molte volte fornisce al medico dettagli utili a migliorare la terapia". Un ruolo che "viene svolto con amore", testimonia la presidente di Fand, Vera Buondonno, anche se spesso costa fatica e apprensione. E dalla ricerca emerge che il 90% dei pazienti e di chi li assiste è soddisfatto dell'aiuto ricevuto dal personale sanitario. 

Per sottolineare l’importanza dell’assistenza nell'affrontare il diabete, la Fand,  insieme all'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, ha ideato con il contributo di Novartis il progetto "Due in uno. Combinazione vincente contro il diabete": una campagna di incontri indirizzata ai pazienti e alle persone che li assistono per parlare, confrontarsi e capire meglio come affrontare la malattia. Entro la metà dell'anno sono in programma i primi tre incontri, a Torino, Ravenna e Reggio Calabria, aperti alla popolazione e coinvolgeranno, oltre a pazienti e "caregiver", un diabetologo e un medico di medicina generale.

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