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Gli eredi di Giotto agli Uffizi

60 capolavori del '300 fiorentino

26 Giu 2008 - 10:04

Il genio creativo di Giotto è unico e irripetibile e la sua eredità artistica difficile da tramandare. Dopo la sua morte, nel 1337, tutti erano convinti che a Firenze fosse calato un buio artistico. Niente di tutto questo. Perché il periodo che va da 1340 al 1375, oltre che essere stato “marchiato” dalle lotte intestine tra guelfi e ghibellini, dal terremoto finanziario delle banche Bardi e Peruzzi, dalle carestie, dalle alluvioni e da una terribile pestilenza, è stato anche un fiorire di pittori dalla grande personalità. Tutti allievi del "maestro" Giotto. Adesso Firenze li celebra con una mostra: “L’eredità di Giotto. Arte a Firenze 1340-1375”. Sessanta capolavori esposti alla Galleria degli Uffizi fino al 2 novembre.

A queste opere si aggiunge un importante ritorno: il “Polittico” che Giotto dipinse a Firenze per la Cappella Peruzzi nella chiesa di Santa Croce. Un evento eccezionale perché l’affresco rientra per la prima volta “a casa” dopo anni di assenza. Smembrato e ricomposto solo nel 1947, è stato successivamente conservato, dal 1960 fino ad oggi, nel North Carolina Museum of Art di Raleigh, negli Stati Uniti.

Ma questa non è l'unica novità che la mostra offre. Tra le opere presenti c’è anche un'inedita e clamorosa attribuzione: un dipinto raffigurante “Due Apostoli”. La tavola, che appartiene al Museo della Fondazione Cini di Venezia, viene assegnata da Miklós Boskovits, massimo esperto di arte mediavale italiana.

Scopo della mostra è far conoscere al pubblico il ricco scenario artistico sorto dopo la morte del pittore del “cerchio perfetto”. La mostra presenta un’inedita panoramica della pittura fiorentina di metà ‘300, ma soprattutto le opere degli straordinari artisti nati dalla costola di Giotto. Innovatore e creatore di uno stile eccezionale, l’allievo di Cimabue con i suoi affreschi influenzò l’arte avvenire. Stravolse il concetto bizantino di pittura, abbandonò le figure rigide e piatte, dando risalto allo spazio e ai sentimenti umani. E le sue opere, dopo la morte, furono alla base della “rivoluzione rinascimentale” non solo di Firenze, ma di tutta l’Italia. “Questa mostra straordinaria presenta una selezione ragionata di opere riconducibili alla civiltà artistica fiorentina di un periodo precisamente individuato del Trecento, dopo la morte di Giotto”, spiega Cristina Acidini, Soprintendente per il patrimonio storico artistico e Etnoantropologico di Firenze. “ Furono anni decisivi in cui, come sempre avviene all’uscita di scena di una grande personalità, il suo lascito artistico venne suddiviso, rivendicato e messo a frutto, ma anche accantonato o frainteso”.

E così grazie ai numerosi prestiti internazionali e ai ritorni importanti dopo secoli di assenza integrati dal già ricco patrimonio presente nei musei fiorentini, nelle sale degli Uffizi si possono ammirare 60 pregevoli opere appartenenti ai “discepoli” di Giotto. Non solo dipinti, ma anche sculture e mirabili lavori dell’artigianato realizzati da “protagonisti poco o pochissimo noti di un periodo attraversato da tragedie politiche e sociali e dalla peste del 1348”. Opere realizzate da spiccate personalità come gli scultori Andrea Pisano, Alberto Arnoldi, pittori quali Taddeo e Agnolo Gaddi, Bernardo Daddi, Maso di Banco e i fratelli Orcagna. E ancora Antonio Veneziano e il vero erede artistico di Giotto, il suo pronipote Grottino.


L’eredità di Giotto. Arte a Firenze 1340-1375
Fino al 2 novembre 2008
Firenze, Galleria degli Uffizi

Orario: Martedì – Domenica, dalle 8.15 alle 18.50
Dal 1 luglio al 30 settembre ogni martedì e mercoledì
apertura prolungata del museo e della mostra fino alle 22.00
La biglietteria chiude alle 18.05

Ingresso: € 10,00 intero - € 5,00 ridotto per i cittadini dell’Unione Europea tra i 18 ed i 25 anni
Il biglietto è gratuito per i cittadini dell’Unione Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni

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