2 italiani su 3 hanno paura di volare
Italiani sempre più con i piedi per terra. Perché, anche se siamo un popolo di viaggiatori, le distanze preferiamo coprirle con mezzi di trasporto terreni. Va bene anche l'acqua, ma volare, proprio no. La gola che si stringe, le mani che sudano e pensieri catastrofici che annebbiano la mente. Due connazionali su tre hanno paura dell'aereo: un'autentica 'aviofobia' che, in vista dell'estate, esplode con dimensioni quasi epidemiche.
A fare i conti è una ricerca condotta dall'Eurodap (Associazione europea disturbi attacchi di panico) presieduta dalla psicoterapeuta Paola Vinciguerra. L'esperta punta il dito contro una "grande insicurezza sociale, economica, territoriale ed esistenziale". Un malessere diffuso che 'tarpa le ali a chi ne soffre. "Andare in aereo è la massima rappresentazione del lasciarsi andare, dell'abbandonarsi e dell'affidarsi", spiega Vinciguerra. Ma oggi la fiducia nell'altro viene meno e si preferisce camminare saldi sulle proprie gambe.
"Delle 600 persone che hanno risposto al questionario" online su www.eurodap.it, riferisce la specialista in una nota, "200 hanno ammesso direttamente la loro fobia per l'aereo". Mentre "per altri 150 italiani, analizzando le risposte nelle loro diverse voci, è stata evidenziata la necessità di evitare l'aereo come mezzo di trasporto". Solo "per le restanti 250 persone l'uso dell'aereo non è pregiudizievole nella scelta della meta", emerge dall'indagine. "La sensazione che la gola si stringe, il non riuscire più a respirare, le mani che sudano, il senso di paralisi alle gambe, la testa che gira, il cuore che batte sempre più velocemente".
Questi i sintomi che assalgono gli 'aviofobici' ancora prima di allacciarsi la cintura di sicurezza. Un sentimento che condiziona pesantemente non soltanto la scelta della destinazione, ma anche il tipo di vacanza preferita. Chi ha paura di salire su un aereo, infatti, non pensa al periodo di pausa dal lavoro in modo sereno e tranquillo, aspettandosi novità e divertimento. Al contrario, secondo la fotografia scattata da Eurodap l'aviofobico sogna solo un"oasi' di completo relax senza stimoli di alcun genere, ed è comunque molto teso nell'organizzare la partenza.
Tutt'altro che comportamenti isolati, come spiega Vinciguerra, che collabora anche con la Facoltà di Neurologia dell'università La Sapienza di Roma. L'aviofobia sta assumendo proporzioni importanti, tanto che molte compagnie aeree se ne stanno già preoccupando da tempo. La motivazione di un comportamento così diffuso è da ricercarsi sicuramente nel fatto che l'essere umano sta vivendo un periodo di grande insicurezza" a 360 gradi, ribadisce l'esperta.
"Istintivamente, per proteggersi, cerca di aumentare gli atteggiamenti di controllo e li allarga a tutti gli aspetti della vita creando gravi danni". E autolimitandosi nella propria libertà. "Quello che ci impaurisce di più è il distacco dalla terra ferma. Non a caso la massima sensazione di paura si ha nel momento del decollo, poiché rappresenta il momento per noi di maggior pericolo: non poter fare più nulla".
Al rollio dell'elica, al rombo del motore e alla spinta verso il cielo, l'aviofobico si sente impotente e perde il controllo. "Tutto ci convince che siamo in pericolo", dice Vinciguerra, "che ci sta accadendo qualcosa di grave, che stiamo morendo o in certi casi impazzendo. E pensare che tutto questo avviene perché il nostro cervello sta reagendo all'informazione errata che noi gli abbiamo inviato. Lui non può distinguere se siamo realmente in pericolo, ma noi ne siamo convinti e lui reagisce di conseguenza", precisa.
"Se ci osservassimo meglio, anziché razionalizzare tanti piccoli comportamenti di controllo rendendoli normali, ci renderemmo conto che viviamo in uno stato ansioso, e prima di arrivare ad una vera e propria esperienza traumatica di panico potremmo imparare afronteggiarla seguendo dei corsi specifici di gestione dell'ansia".
Per guarire, quindi, "la prima cosa importante è non cercare di risolvere il problema decidendo che possiamo fare a meno di prendere l'aereo. Ogni cosa che evitiamo per paura indebolisce il rapporto di fiducia con noi stessi, portando alla conseguenza che nel tempo le cose che ci fanno paura possono aumentare e il disagio psichico propagarsi a varie situazioni". In concreto, "prima di scegliere il metodo di cura è importante fare una diagnosi appropriata, capire cioè se ci troviamo di fronte a una fobia sviluppata a causa di un trauma o se la problematica è la rappresentazione di un'ansia generalizzata spostata su un oggetto, in questo caso l'aereo".
Nella prima ipotesi, contro il trauma "il metodo di elezione è la nuovissima tecnica dell'Emdr (Eye movement desensitization and reprocessing), per cui possono bastare poche sedute. Nel secondo caso si affronta invece il problema facendo ricorso a varie tecniche psicoterapeutiche, volte a migliorare il rapporto di fiducia con se stessi e la gestione degli stati d'ansia. Alcune di queste tecniche sono la bioenergetica, la psicologia positiva e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.