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Aviaria: più vicino il vaccino

Ha successo il test per un prototipo

02 Feb 2006 - 10:01

Un’equipe di scienziati americani ha messo a punto un prototipo di vaccino contro alcuni ceppi di influenza aviaria che si è dimostrato efficace negli studi sui topi da laboratorio. Il vaccino, preparato grazie a una tecnica di ingegneria genetica, ha protetto dal contagio di alcuni ceppi del virus H5N1, isolati nei malati nel 2003 e nel 2004.

La ricerca pubblicata dalla rivista medica britannica The Lancet, è stata effettuata dagli specialisti dei Centers for Disease Control di Atlanta e della Purdue University nell'Indiana, e dai loro colleghi dell'università di Pittsburgh, diretti dall'italiano Andrea Gambetto. Gli studiosi hanno utilizzato un metodo diverso da quello tradizionale per produrre i vaccini, che richiede circa sei mesi e si basa sulle uova di pollo. I ricercatori, invece, hanno utilizzato un virus di un banale raffreddore (un adenovirus difettivo) reso inoffensivo e geneticamente modificato, per produrre un componente maggiore dell'H5N1, ossia una proteina chiamata emaglutinina (H5HA). Questa molecola presenta una parte stabile comune ai differenti ceppi dell'H5N1. Il prototipo di vaccino attiva una varietà particolare di globuli bianchi del sistema immunitario, le cellule CD8 T, che aiutano l'organismo a combattere e sconfiggere il virus.

Il vaccino è stato iniettato ai topi, poi messi a confronto con altri roditori che avevano ricevuto invece solo una soluzione salina. Nonostante non avessero anticorpi contro il virus, i topi vaccinati sono risultati protetti dai diversi ceppi di H5N1i. Gli animali non sono morti e non hanno manifestato la perdita di peso tipica dei malati.

Gli scienziati hanno già presentato una richiesta di brevetto e hanno assicurato che milioni di dosi di vaccino possono essere prodotte con la tecnologia esistente e in tempi brevi. Per produrre un vaccino “tradizionale”, invece, bisognerebbe prima far crescere il virus in milioni di uova di pollo fecondate, e quindi purificarlo e “ucciderlo”. Servirebbero almeno 6 mesi e 4 miliardi di uova per poter immunizzare un miliardo 200 milioni di persone ad alto rischio nel mondo. In caso di pandemia, inoltre, procurarsi le uova sarebbe problematico visto che il virus è altamente letale proprio per il pollame.

Anche se i risultati sono molto promettenti, "resta ancora molto da fare per passare, con questo candidato vaccino, dal topo all'uomo", ha commentato Jean-Claude Manuguerra  dell’Istituto Pasteur di Parigi.

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