L'unica soluzione è la rigenerazione
Le cellule staminali potrebbero servire non solo a curare la sclerosi multipla, ma anche i danni spinali da trauma. Lo ha annunciato il professor Angelo Luigi Vescovi, co-direttore dell' Istituto per la ricerca sulle cellule staminali Dibit dell' ospedale San Raffaele di Milano.
Diversi esperimenti di trapianto di midollo spinale fetale, condotti in modelli animali e che mirano a riempire la cavità post-traumatica con un ponte di superamento della zona lesionata, hanno mostrato che le cellule staminali embrionali crescevano e si fondevano in modo ottimale con il midollo dell'ospite, anche se la loro differenziazione dipendeva dall'intervallo temporale tra lesione e trapianto.
"Ci siamo occupati dei danni post-traumatici del midollo spinale, che si annoverano tra le patologie neurologiche più devastanti nella specie umana - ha spiegato Vescovi -. L' incapacità delle cellule danneggiate a rigenerare ha spinto i ricercatori del nostro gruppo ad individuare terapie sostitutive in cui si ipotizza il trapianto di cellule da donatore, al fine di ricostruire anche solo parzialmente i circuiti danneggiati e ripristinare parte della funzione neurologica".
Ogni anno in Italia, per l'Istituto di riabilitazione, si registrano circa 1.500 nuovi casi di lesione del midollo spinale di tipo traumatico che vanno ad aggiungersi ai 30.000 già esistenti.
La ricerca non ha sviluppato finora proposte terapeutiche significative con trattamenti farmacologici-riabilitativi risolutivi. La rigenerazione "rimane l'unica speranza per il recupero funzionale dal danno al midollo spinale". L'uso di queste cellule solleva questioni etiche e difficoltà pratiche di reperibilità, sopravvivenza, crescita, capacità migratoria, differenziamento. Il futuro valuterà se il tessuto così riparato fornirà, poi, un substrato sufficientemente atto a sostenere la rigenerazione spinale attraverso il sito di lesione.