Gb: studio sulla percezione del dolore
Se dovete sottoporvi a una terapia o a un intervento medico che si annuncia un po' fastidioso, o se non vi sentite esattamente dei cuor di leone quando dovete fronteggiare il dolore fisico, fate in modo che a prendersi cura di voi sia una donna. Non si tratta solo di uno stereotipo, ossia che la sofferenza è più dolce se a infliggerla è una rappresentante del gentil sesso: uno studio inglese ha scoperto, infatti, che una donna fa soffrire meno di una mano maschile.
Uno psicologo dell'Università di Westminster, in Gran Bretagna, ha scoperto che uno strumento di "mini- tortura", a parità di pressione, fa più male se ad azionarlo è un uomo e non una donna. Lo studio del dottor David Williams è stato attuato con criteri scientifici e potrebbe spiegare perché un'iniezione o un trapano di dentista, se applicati da una mano femminile, risultano meno minacciosi di quando ad azionarli è un tocco maschile.
Williams ha escogitato un esperimento che comprova questa teoria. Lo studioso ha inventato, non senza un certo sadismo, una specie di mini- ghigliottina con cui "torturare" le sue cavie: si tratta di una "macchina del dolore" fornita lame acuminate ma non taglienti. Lo psicologo ha poi convinto 40 eroici volontari, uomini e donne, a sottoporsi alla dolorosa esperienza. I volontari inserivano le dita nella piccola ghigliottina le cui lame, abbassandosi, colpivano le "lunule" alla base dell'unghia, una parte del corpo umano particolarmente sensibile, provocando dolore senza causare ferite. Il torturato poteva gridare "basta" quando la sofferenza si faceva insopportabile. Ed ecco i risultati: tutti i soggetti hanno chiesto più presto di interrompere l'esperimento quando lo strumento di tortura era azionato da un uomo. La soglia della tolleranza si è invece alzata quando era una donna al comando della mini-ghigliottina.
Lo psicologo ha spiegato al New York Times che quindi "la percezione del dolore non dipende necessariamente dall'intensità dello stimolo ma da anche da fattori ambientali" come ad esempio chi è la persona autrice della sensazione dolorosa. Ed ecco dunque spiegato perché una donna fa soffrire di meno. "Lo stereotipo che abbiamo di loro è che sono attente, sensibili, materne, capaci di simpatia. Con loro ci sentiamo più sicuri", anche quando fanno del male. Tra gli altri fattori ambientali presi in considerazione dall'esperimento, è stata prestata attenzione alla decorazione della "stanza della tortura": Williams ha notato che le sue cavie soffrivano di più e chiedevano di interrompersi prima quando alle pareti erano appese immagini di ferite e di violenza. "Per questo è importante che gli ospedali facciano il possibile per offrire un ambiente meno minaccioso per i pazienti", ha raccomandato lo scienziato. L'odore di disinfettanti, macchinari complicati e strumenti medici mandano un messaggio ansiogeno, come dire: "Questo è un ospedale. Tu non hai alcun controllo. Sei qui per soffrire." Ma, con un po' di attenzione e di collaborazione, molte di queste cose si possono cambiare.