Gianni Agnelli e lo stile: 20 anni senza la classe dell'Avvocato
Fascino e personalità, charme e galanteria d'altri tempi: vero fenomeno "glocal", ha dato un'impronta tutta sua anche al vestire
Sono passati vent'anni da quando Gianni Agnelli se n'è andato, il 24 gennaio del 2003.
Uomo di altri tempi e grande tempra, "rivoluzionario" di ampia visione. La Fiat e la Ferrari, la Juventus e le innumerevoli passioni, le battute fulminanti, le definizioni brillanti. L'Avvocato odiava annoiarsi e la banalità e anche questo ha contribuito a renderlo un'icona di stile.
Gianni Agnelli ha saputo dare un’impronta tutta sua anche al modo di vestire: dall’orologio portato sul polsino agli scarponcini scamosciati indossati nelle occasioni formali, dalle cravatte sopra i pullover al piumino sopra il blazer, dalle camicie con il colletto “button down” ai maglioni a coste inglesi per andare allo stadio. Ferrari blu o nera, altrimenti la storica Fiat 124: in auto guidava sempre lui, faceva accomodare l'autista accanto a sé. I sedili mai in pelle, bensì in un panno blu scuro definito poi dai fornitori "blu famiglia Agnelli". I voli in elicottero, la barca ormeggiata in Costa Azzurra, da cui pare tornasse con un carico di ostriche e aragoste. Nato nel 1921, aveva - si può dire oggi - una dimensione "glocal" tra il resto del mondo e la sua Torino, in cui amava cercare un po' di Parigi (e viceversa). In una galleria d'arte di New York - si racconta - contese un'opera di Basquiat a Madonna. Finì che gliela lasciò. Galanteria d'altri tempi.
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