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Clima, il piano Ue: carbon tax su import prodotti più inquinanti e stop alle auto benzina e diesel dal 2035

Nel pacchetto clima "Fit for 55" della Commissione europea una serie di provvedimenti per diventare un continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050

Una tassa sul contenuto di CO2 dei prodotti dei settori a più alte emissioni per tutelare l'industria europea dalla concorrenza di economie con norme sul clima meno stringenti. E' la proposta presente nel pacchetto clima "Fit for 55" della Commissione Ue. Il meccanismo dovrebbe essere operativo dal 2026 e riguardare settori come trasporto privato con l'addio alle auto benzina e diesel entro il 2035, ferro e acciaio, cemento, elettricità, alluminio e fertilizzanti. 

Riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 - Il prezzo della CO2 sarà allineato a quello del mercato del carbonio Ue-Ets. I settori dell'industria e dell'energia coperti dal mercato Ue del carbonio dovranno aumentare lo sforzo di riduzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 portandolo dal 43 al 61% rispetto al 2005. Tra le novità l'estensione del sistema di scambio delle quote di emissione (Ets) anche all'edilizia, al trasporto su gomma, ai settori aereo e marittimo. Basti pensare che "una nave da crociera consuma in un giorno come 80mila auto", ha fatto osservare von der Leyen. E proprio Un sistema quello degli Ets che finora ha funzionato: dalla sua introduzione nel 2005 le emissioni sono state ridotte del 42,8% nei principali settori coperti, la produzione di energia elettrica e termica e impianti industriali ad alta intensita' energetica. L'altra novità riguarda il settore del trasporto privato, dove ci sarà una vera rivoluzione.

 

Auto private, la rivoluzione green - Tutte le nuove auto immatricolate a partire dal 2035 dovranno essere a emissioni zero, questo significa addio a benzina e diesel e un fortissimo impulso all'elettrico e allo sviluppo di nuove tecnologie. Su questo von der Leyen ha detto che ci sono gia' una dozzina di produttori di auto disposti a cambiare la loro politica per raggiungere gli obiettivi climatici, ma l'Acea, l'associazione europea delle case auto, pur apprezzando le misure e confermando l'impegno a ridurre le emissioni, ritiene che "vietare una singola tecnologia non sia una soluzione razionale in questa fase, soprattutto mentre l'Europa sta ancora lottando per creare le giuste condizioni" utili a realizzare piu' "veicoli a propulsione alternativa".

 

Un fondo sociale per redditi e bollette - Si tratta di una rivoluzione che potrebbe però avere un costo per alcune fasce piu' vulnerabili o alcune zone nel breve e medio termine. Per questo verrà istituito un Fondo sociale per il clima, finanziato dal 25% delle entrate previste dallo scambio di quote Ets per l'edilizia e il trasporto stradale. Un fondo "che sosterra' i redditi, per ridurre le bollette e le piccole imprese, mentre il prezzo del carbonio dovrà guidare l'economia, questa e' vera solidarietà", ha detto la presidente della Commissione.

 

Il compito di una generazione - La rivoluzione verde "è il nostro compito generazionale, che ci deve unire e incoraggiare. Non si tratta solo di assicurare il benessere della nostra generazione, ma anche quella dei nostri figli e nipoti. Non c'è un compito più grande e più nobile di questo e l'Europa è pronta a guidare". Così la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, presentando il pacchetto climatico.

 

"Dobbiamo mettere un prezzo al carbonio" - "Non c'è tempo da perdere. La gente muore nel nord-ovest del Canada" per le alte temperature. "In Siberia ci sono oltre 35 gradi. L'Europa centrale è oltre i 40 gradi. E' difficile, è duro, ma è anche un obbligo. Dobbiamo mettere un prezzo al carbonio e dare un premio a chi decarbonizza, e questo è quanto facciamo". Lo ha detto il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans presentando il pacchetto sul clima.

 

I rischi per la popolazione con il riscaldamento globale - Se il riscaldamento globale proseguirà con il ritmo attuale, entro la fine del secolo 8 miliardi di persone nel mondo, cioè il 90% della popolazione, saranno a rischio di malaria e dengue. Lo indica uno studio coordinato dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, secondo cui il fenomeno riguarderà anche l'Europa, Italia compresa.

 

Gli scenari previsti - I ricercatori hanno elaborato diversi scenari utilizzando modelli matematici che tenevano conto sia delle proiezioni sulle temperature medie, sia di quelle relative all'andamento della popolazione. Per la malaria lo scenario peggiore ha stimato un totale di 8,4 miliardi di persone a rischio nel 2078, l'89,3% della popolazione mondiale stimata per quell'anno intorno ai 9,4 miliardi. Per la dengue invece nel 2080 le persone a rischio potranno essere 8,5 miliardi, mentre ora sono 3,8 miliardi.
 

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