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Elezioni, cos'è il diritto di tribuna e come funziona

La proposta di fare ricorso a questo istituto è stata avanzata da Enrico Letta verso i ministri Luigi Di Maio, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Ecco in che cosa consiste e quando è stata già utilizzata

Che cosʼè il diritto di tribuna

Il diritto di tribuna viene considerato una sorta di paracadute per i partiti più piccoli.

Il meccanismo in genere viene proposto da liste più importanti a esponenti di liste minori che non hanno la certezza di superare la soglia di sbarramento del 3 per cento, prevista dal Rosatellum (attuale legge elettorale), e quindi entrare in Parlamento. Vengono candidati in uno dei partiti o delle liste che sono invece sicuri di superare la soglia, garantendosi l’elezione alla Camera o al Senato e quindi un posto nel Parlamento da cui, senza questa possibilità, sarebbero stati esclusi.

Cosa si intende - In generale il diritto di tribuna è un meccanismo che garantisce, anche alle liste più piccole, di avere una rappresentanza in Parlamento. Si usa questo istituto per inserire alcuni candidati delle liste minori in altre liste a cui non appartengono, ma con cui hanno buone possibilità di elezione.

 

Perché se ne parla - Il tema è ritornato a galla dopo l'alleanza PD e Azione - in vista delle elezioni del 25 settembre - tra il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e il leader di Azione Carlo Calenda, poi subito dopo sciolta da Calenda. Alla base dell'accordo c'era proprio il "patto" di non dare possibilità di assegnare collegi sicuri o quasi a candidati come Luigi Di Maio, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, non graditi al leader di Azione.

 

Il precedenti - In base a quanto ricorda il costituzionalista Stefano Ceccanti, un caso in cui era stato usato il diritto di tribuna risale al 2006. I candidati dell’Udeur di Clemente Mastella si presentarono nelle liste dell’Ulivo alla Camera, venendo così eletti. La legge elettorale vigente in quell'anno prevedeva un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Ma non è l'unico. Ancora, il caso più recente riguarda le elezioni del 2018 proprio con +Europa che non raggiunse il tre per cento per una manciata di punti, ma ebbe eletti nella parte uninominale. Il Pd candidò all’uninominale, in collegi blindati, Emma Bonino e Riccardo Magi, che passarono lo stesso in Parlamento. In questa tornata elettorale, invece, le candidature con il sistema del diritto di tribuna avverranno nelle liste del proporzionale, assicurando comunque alcuni seggi a chi rischia di non superare la soglia di sbarramento: tra i nomi noti che potranno usufruire di questo meccanismo si pensa a Luigi Di Maio, con il suo nuovo partito "Impegno civico".

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