la testimonianza di Loris

Millennial e recruitment, quando la ricerca di lavoro è un’esperienza positiva

La cosiddetta "Generazione Y" ha cambiato le regole del gioco e il mondo delle risorse umane. Ecco come

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 © tgcom24

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Il lavoro e il lamento vanno (troppo) spesso a braccetto. Perché i Millennial non si sentono capiti, ascoltati. Perché, per alcuni recruiter, possono essere troppo shizzinosi o arroganti. O perché si avvicinano al lavoro poco preparati. C’è del vero? Sicuramente. Ci sono degli stereotipi? Certamente. E allora è bene uscire dagli schemi e incontrare questi ragazzi per esplorare il “lato positivo” nel contatto con gli HR manager delle aziende con cui hanno sostenuto percorsi di selezione.

Dopo la storia di Dacia, abbiamo intercettato Loris, 25 anni, milanese cuoco e “cittadino del mondo”, per farci raccontare qualcosa delle sue “candidate experience”. Ecco il suo racconto.

"Di colloqui di lavoro non ne ho fatti moltissimi. Ma in un paio di occasioni sono rimasto decisamente sorpreso (e assunto). Mi ero candidato per una posizione in un ristorante legato a una importante maison di moda. Sono stato convocato nel quartier generale di questa azienda e, non appena entrato, mi sono sentito intimidito. Io così giovane all’interno di un “tempio del lusso” di fama mondiale. La persona che mi avrebbe selezionato era la recruiter che normalmente si occupa degli addetti alla vendita delle boutique. Ero già pronto a pensare come “vendere al meglio” le mie poche esperienze maturate. Invece l’intero colloquio si è basato su mie attitudini personali: le mie passioni, il mio modo di entrare in relazione con le persone e di gestire i rapporti umani. L’esatto opposto di quello che mi sarei aspettato e forse è stato proprio questo approccio “fuori dagli schemi” a far emergere la mia autenticità e la mia reale adeguatezza alla posizione a cui mi candidavo. Probabilmente era chiaro che, per un giovane come me, era importante la motivazione: le competenze tecniche le avrei imparate sul campo".

"In una occasione successiva, mi sono candidato per una posizione all’interno di un ristorante d’hotel…in Austria. Il colloquio è avvenuto via Skype e l’ho sostenuto il direttamente con lo chef. Diciamo che ormai un po’ “le ossa me le ero fatte”, ma questa modalità apparentemente più indiretta e il fatto di essere selezionato non da un HR Manager ma direttamente dallo chef mi aveva creato qualche ansia. Mi aspettavo una sorta di severo e distaccato interrogatorio di natura tecnica. Invece lui mi ha subito indicato le coordinate del processo di selezione: passione e, ancora una volta, motivazione. Sono queste, e ho avuto ampiamente modo di verificarlo sul campo, le due variabili che davvero contano per poter operare con successo in un ambiente come la cucina di un ristorante, dove il lavoro ha ritmi molto serrati, c’è bisogno di estrema concentrazione e resistenza allo stress. Ho capito, e ne ho fatto una sorta di mio modus vivendi professionale, che le competenze tecniche sono sicuramente importanti. Ma contano poco se non sono messe in moto dall’energia della determinazione e dell’amore per quello che si fa. È questo ormai, ciò che i recruiter chiedono quando chiamano noi giovani. È questo il valore migliore che possiamo mettere in gioco. Anche per noi stessi". 

Questa è la testimonianza chiara e diretta di un millennial e della sua esperienza di rapporto con il mondo della ricerca di un lavoro. Se sei un recruiter forse può essere una fonte di ispirazione. E anche se sei un millennial come Loris. In ogni caso, sia che tu stia offrendo lavoro, sia che tu lo stia cercando, collegati a CornerJob la piattaforma leader nel digital recruitment, perché è lì che potrete incontrarvi. Ed essere la soluzione l’uno per l’altro.

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