La cosiddetta Generazione Y ha cambiato le regole del gioco e il mondo delle risorse umane, ecco come...
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Il lavoro e il lamento vanno (troppo) spesso a braccetto. Perché i Millennial non si sentono capiti, ascoltati ecc. Perché alcuni recruiter li ritengono troppo schizzinosi, arroganti, riluttanti all’impegno. C’è del vero? Forse. Ci sono degli stereotipi? Certamente! E allora è bene uscire dagli schemi e incontrare questi ragazzi. Per esplorare il “lato positivo” del contatto con gli HR manager delle aziende con cui hanno sostenuto percorsi di selezione.
La storia di Dacia, 29 anni, laureata in giurisprudenza e specializzata in relazioni internazionali. Attualmente lavora in una Onlus e si occupa di progetti anticorruzione. “Innanzitutto devo dire che mi sento fortunata. Di colloqui di lavoro ne ho fatti tanti e quasi sempre ne sono uscita con un senso di crescita. Indipendentemente dal risultato finale. Nel mio secondo colloquio, ad esempio, ho trovato un recruiter che ha esordito dicendomi: 'parlami di te, ma come persona'. Dopo un breve momento di spiazzamento ho cominciato a raccontarmi. Lui non mi ha quasi mai interrotto. Se non per riportarmi in tema quando io, per abitudine, 'scivolavo' su dettagli curricolari. E ha terminato dicendomi 'sai, le competenze tecniche si imparano, le caratteristiche personali sono Dna'. A quel punto, e a fine colloquio, ero molto serena e avevo una certa sicurezza. Perché sapevo che la scelta sarebbe stata fatta soprattutto sulla mia 'interezza personale'. E in effetti l’esito positivo del colloquio diede origine a un’esperienza molto nutriente".
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"Successivamente, per ben due volte, invece, il lato positivo del recruitment è stato determinato dallo spazio scelto dall’HR Manager per il colloquio. Non l’ufficio usuale costellato dai tipici oggetti e simboli che definiscono ruoli e gerarchie. Parlo di poltrone e tavoli dirigenziali, attestati e diplomi appesi alle pareti ecc. In un caso ho sostenuto il colloquio in una stanza 'ad hoc'. Una sorta di 'posto di conversazione', senza tavoli o oggetti tipici dell’attrezzatura professionale e con solo due sedie. Una per il recruiter, una per me. Allo stesso livello, senza barriere fisiche fra noi. Nel secondo caso invece, uno spazio simile è stato allestito addirittura all’aperto. Questa informalità ha portato nel colloquio una grande fluidità. Ancora una volta mi sono sentita considerata come 'persona'. E ho realizzato quanto fosse per me importante operare in un ambiente professionale fatto di persone e non, banalmente, di risorse umane".
Questa è la voce diretta, chiara e trasparente di una millennial e della sua esperienza di rapporto con la ricerca del lavoro. Se sei un recruiter forse può essere una fonte di ispirazione. E anche se sei un millennial come Dacia. In ogni caso, sia che tu stia offrendo lavoro, sia che tu lo stia cercando, collegati a CornerJob, la piattaforma leader nel digital recruitment, perché è li che potrete incontrarvi. Ed essere la soluzione l’uno per l’altro.