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Mes, ecco cosa cambia con la riforma del meccanismo salva-Stati

Nuovi aiuti, ma con clausole controverse per i Paesi ad alto debito

Mes, ecco cosa cambia con la riforma del meccanismo salva-Stati - foto 1
-afp

La riforma del Mes è un dossier aperto da almeno due anni e che dovrebbe chiudersi a dicembre, se Eurogruppo ed Eurosummit daranno l'ok.

Con la riforma, il Meccanismo europeo di stabilità acquisterebbe nuove funzioni. L'innovazione principale è la funzione di paracadute finale (backstop) del fondo di risoluzione unico delle banche (Srf). Si tratta di una linea di credito da 70 miliardi di euro, a cui i Paesi potranno accedere qualora i fondi nazionali per le risoluzioni bancarie non siano sufficienti.

Il meccanismo Già a gennaio 2018 l'Eurogruppo cominciò a discutere di come utilizzare al meglio il fondo che in passato è servito a salvare la Grecia e gli altri Paesi che hanno chiesto aiuti all'Ue, ma che oggi si vorrebbe rendere utile non soltanto nelle emergenze. Il Mes è stato istituito dai governi dell'Eurozona al culmine della crisi del debito sovrano nel 2012, allo scopo di rafforzare la capacità dell’area a moneta unica di sostenere i governi esclusi dai mercati del debito.

 

Un fondo di miliardi di euro Il Mes ha un capitale sottoscritto di 702 miliardi di euro, di cui 80 miliardi rappresentano capitale versato dagli Stati membri del blocco e 622 miliardi sono sotto forma di capitale richiamabile. Il fondo prende a prestito a basso prezzo sul mercato ed eroga finanziamenti ai governi in difficoltà. Si possono erogare linee di credito precauzionali ai governi che mettono in atto solide politiche economiche e prestare a basso costo ai Paesi esclusi dai mercati in cambio di programmi di riforma.

 

Il nodo dei Paesi ad alto debito Un'altra novità è l'introduzione di linee di credito precauzionali più efficaci, ovvero utilizzabili in caso un Paese venga colpito da uno shock economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati. L'innovazione è che non si dovrà firmare un Memorandum, come quello che firmò la Grecia e che conteneva condizioni molto rigide, ma si firmerà una lettera d'intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità. Potrebbe essere un problema per Paesi ad alto debito, costretti a ridurlo forzosamente per accedere ai fondi. In ogni caso per l'Italia non sarebbe un'opzione, perche' una delle clausole è non avere squilibri eccessivi, e l'Italia è sotto monitoraggio Ue da anni per il debito.

 

Le clausole di azione collettiva E si arriva alla controversa riforma delle "clausole di azione collettiva" (Cacs) negli eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. In sostanza, dal 2022, sarà più semplice ottenere l'ok della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano, perché dalle attuali regole che richiedono una doppia maggioranza, si passerà a una maggioranza unica.

 

 

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