le opposizioni: "giorgetti si dimetta"

Manovra, dietrofront su riscatto laurea: verso modifiche su finestre

Al termine di una giornata di dubbi e polemiche arriva l'emendamento della Lega, depositato dal relatore alla Legge di Bilancio Claudio Borghi. Ciriani: "Ci sarà un decreto la prossima settimana". Le opposizioni: "Implosione della maggioranza. Giorgetti si dimetta"

19 Dic 2025 - 08:30
 © Ansa

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Marcia indietro del governo sulla stretta al riscatto della laurea per le pensioni anticipate che avrebbe portato a un allungamento fino a 30 mesi della maturazione del diritto alla pensione. Mentre si attende anche una modifica per attenuare l'allungamento fino ai sei mesi delle finestre per il pensionamento. Le due misure sono contenute nell'emendamento omnibus da 3,5 miliardi di euro depositato dal governo. Nel pomeriggio di giovedì è arrivata una riformulazione dell'emendamento del governo che cancella integralmente la misura sul riscatto della laurea mentre resta in piedi, per ora, l'allungamento delle finestre per il quale ci potrebbero essere novità a breve. 

L'emendamento della Lega - "Ho fatto depositare" l'emendamento "che cancella la parte relativa alle pensioni, relativamente alle finestre e al riscatto della laurea, e sostituisce con una copertura che noi abbiamo individuato nell'Irap sulle banche specificando che è una clausola di salvaguardia", ha detto poi Claudio Borghi, senatore della Lega e relatore alla Manovra.

Ci sarà un decreto - "La decisione della maggioranza è quella di stralciare gran parte dell'emendamento del governo e far sopravvivere solo la parte dedicata al Pnrr e al superammortamento tutto il resto verrà trasfuso in un decreto che verrà approvato la prossima settimana". Lo ha annunciato il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine di una serie di riunioni seguite allo stallo dopo lo stop della Lega alla norma sulle finestre pensionistiche contenute nell'emendamento.

Cosa prevedeva la prima stesura - A far piantare i piedi alla Lega è stata una delle misure contenuto del maxi emendamento da 3,5 miliardi approdato martedì a Palazzo Madama con cui, di fatto, l'esecutivo ha ridisegnato i contorni del ddl bilancio varato a ottobre. Due le questioni. La prima: l'allungamento delle finestre mobili per il pensionamento anticipato. La proposta che ha avanzato il governo infatti prevedeva un allungamento dei mesi per la decorrenza del trattamento pensionistico per i lavoratori con requisiti per la pensione anticipata dal 2032. Per chi matura i requisiti per l'uscita anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, con un anno in meno per le donne) nel 2031 un posticipo della decorrenza di tre mesi. La decorrenza dovrebbe aumentare progressivamente: a 4 mesi per chi matura i requisiti nel 2032 e 2033, a 5 mesi per chi li raggiunge nel 2034 e a 6 mesi per chi li matura nel 2035 (quindi tre mesi in più rispetto al 2031). Già saltata la norma per cui dal 2031 il riscatto della laurea breve avrebbe avuto un peso minore per raggiungere i requisiti necessari al prepensionamento, in maniera progressiva dal 2031 in poi. Una clausola di salvaguardia – avevano spiegato i senatori di maggioranza – per sopperire agli eventuali ammanchi di cassa dovuti al tiraggio della previdenza complementare. La Lega aveva proposto di trovare queste risorse eventuali aumentando ancora l’Irap (da +0,2 punti percentuali nel 2030 fino a +4 punti percentuali nel 2035), ma era arrivato un primo altolà da Forza Italia.

Opposizioni all’attacco - "Questa è l'implosione della maggioranza", così le opposizione a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato sulla manovra. "Presenteranno un nuovo emendamento sostanzialmente azzerato dai problemi politici che sono emersi", ha detto il capogruppo Pd in commissione Daniele Manca, "non c'è più la previdenza complementare, le misure sulla Zes e sul caro-materiali. Praticamente lo svuotano per intero. Non c'è più nè l'emendamento, né la Lega né il governo: questa è la sostanza". "Il ministro Giorgetti è venuto a manovra chiusa con un'altra manovra di 3,5 miliardi. Tutto questo oggi non c'è più", ha sintetizzato la senatrice di Iv Raffaella Paita, per la quale "il diktat della Lega - il suo stesso partito - sulla previdenza ha fatto sì che gli obblighi che avevano preso nei confronti degli imprenditori con Industria 5.0 non ci sono più. Non esiste più l'emendamento Giorgetti, non esiste più la maggioranza. Quando accade un fatto simile, che per contrasti interni salta tutto, significa che c'è un problema grosso. Se Giorgetti avesse un po' di dignità si dimetterebbe domattina". "Non abbiamo posto il tema sui subemendamenti, non occuperemo Aule, però vogliamo vedere il testo", ha concluso il capogruppo M5s in Senato Stefano Patuanelli.