Dal 2008 il tasso di occupazione tra i 25-34enni è sceso di dodici punti percentuali. La speranza è che con il Jobs Act il trend possa migliorare
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Il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen si dice fiducioso. Il Jobs Act potrebbe aiutare la crescita dell'occupazione oltre a garantire un "più equo rispetto per i giovani" lavoratori. Che, a conti fatti, sono stati quelli maggiormente penalizzati nel corso della congiuntura economica. Dal 2008 ad oggi, tanti sono stati i ragazzi che hanno perso un posto di lavoro o che non sono riusciti a trovarne uno.
I provvedimenti adottati recentemente dal governo potrebbero quindi imprimere un'inversione di tendenza rispetto al recente passato, aiutando finalmente l'inserimento dei più giovani nel mondo del lavoro. Magari favorendo una maggiore integrazione tra il mondo dell'istruzione e quello produttivo.
Pochi sono infatti i nostri giovani che riescono a transitare dai banchi di scuola ad una professione nell'arco di dodici mesi: solo il 26%, secondo l'Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori del ministero del Lavoro. Nel 2008 erano il doppio. Una percentuale, quest'ultima, che arriva a toccare il 38% per i ragazzi che hanno completato la propria formazione professionale in un istituto tecnico, stando ai dati contenuti in un report di AlmaDiploma anticipati dal Sole 24 Ore.
Negli anni della crisi economica, i più giovani sono stati quelli maggiormente penalizzati. Il motivo? Avendo poca o nessuna esperienza lavorativa, quest'ultimi possono essere poco appetibili agli occhi dei datori di lavoro soprattutto in periodi in cui un maggior numero di persone è alla ricerca di un impiego.
Ma c'è di più: dal 2008 ad oggi, secondo una recente rilevazione del Centro studi di Confindustria, le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni con un'occupazione sono diminuite di 1,6 milioni di unità. Il tasso di occupazione tra i più giovani è così sceso (inesorabilmente) a 59,1%. Ben 12 punti percentuali in meno rispetto al terzo trimestre del 2007: un'enormità. Nel 2002 era invece addirittura al 73,2%.
A ben vedere, eccezion fatta per Germania ed Austria, il calo del numero dei giovani occupati ha riguardato tutta l'Europa. Il confronto con i nostri partner europei nel periodo compreso tra il 2007 e il 2013 rimane comunque impietoso: l'Italia è infatti quarta per la entità della caduta del tasso di occupazione tra i giovani (-9,9%). Peggio di noi hanno fatto soltanto Grecia (-18,8%), Spagna (-16,6%) e Irlanda (-10,6%).